INZAGHI, DE LAURENTIIS E SPALLETTI E LA RIVINCITA SUI CRITICI

Gli ingegneri del lunedì (copyright Enzo Ferrari) sono in fermento. Quelli che hanno per mesi stroncato Inzaghi – vincente nonostante quest’ultima battuta negativa che l’ha visto vittima sacrificale per il trionfo del Napoli al Maradona – invece di discolparsi son pronti ad attaccare. Non mi stupisco: in genere sono gli stessi che si battono per il Bel Giuoco, materia che prima o poi sarà accolta fra i comportamenti comandati dal politicamente corretto. Alla faccia del ben noto proverbio che ahimè ho adottato da mezzo secolo: un bel gioco dura poco.
Gli ingegneri del lunedì devono farsi perdonare i reiterati inviti a Simone Inzaghi a darsi all’ippica e ad Aurelio De Laurentiis perchè torni a Hollywood, anzi a Cinecittà, reparto panettoni. Di Inzaghi – autore di una già felice stagione dell’Inter in attesa della finalissima Champions – hanno detto e scritto di tutto e di più, non demonizzandolo, come si usa con i nemici di cartello, ma ridicolizzandolo. Ebbene, hanno già cominciato a usare il “metodo Biscardi”, un classico del paraculismo (ma il suo era d’Autore). Aldo, dopo avere toppato una campagna demolitrice, sorrideva pacioso alle sue vittime – in prima fila, rammento, Bearzot e la Nazionale – e diceva: “I miei attacchi vi hanno spronato, vi hanno fatto tirar fuori le migliori energie fisiche e morali, e avete vinto. Anzi: abbiamo vinto insieme”.
Ragiono mentre Napoli e Inter si affrontano cercando di nobilitare – e ci riescono – una partita già nobile perchè nobilissimi sono i contendenti, ma soprattutto gli spettatori, tantissimi e inneggianti al concerto del Maradona anche se la musica è finita. Non solo: la partita è stata presentata anche come una passerella di mercato e per fortuna allo sfrontato cinismo dei media ha risposto con un gol – insieme a due bravi gregari – anche Di Lorenzo, l’Italico capitano che per l’occasione ha fatto tanto Libro Cuore e ha firmato una vittoria platonica ma giusta per le ultime battute del film azzurro.
A proposito, come dicevo, quei critici napoletani, ribattezzati Sapientoni, che hanno drammatizzato per tutto il campionato i malumori di Dela e Spallettone possono finalmente gridare “avevamo ragione”. Come se lo scudetto l’avessero vinto un altro allenatore e un altro presidente (suggerisco Giuntoli). Ma la realtà è un altra, i due contendenti meritano un applauso perchè hanno gestito un campionato meraviglioso e l’hanno vinto, pur detestandosi. E all’ora della verità hanno forse pensato – ma del doman non v’è certezza – che fosse inutile mettere a rischio la prossima stagione per creare quei fantasiosi cicli che raramente hanno dato ricchi frutti. Non avendo figli in comune, meglio separarsi. Anzi, non escludo che Spalletti sospetti che qualcuno dei “suoi ragazzi” – tipo Osimhen e Kvaratskhelia – possa esser ceduto per fare cassa. Perchè il Dela – piaccia o non piaccia – prima pensa al bilancio, poi ai trofei, visto che quelli fin qui vinti sono innanzitutto frutti di una sana gestione. Spalletti, colta la gioia del suo primo scudetto, credo abbia deciso la strategia di una botta e via. Nel calcio – come spesso nella vita – è quasi garanzia di vita serena.
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