Inaugurazione anno giudiziario a Catanzaro, Reillo “In dieci anni 20 interventi su normativa”

CATANZARO (ITALPRESS) – “La riforma della giustizia è permeata dall’illusione di ridurre i tempi processuali, civili e penali, attraverso una riduzione dei termini. Sembra non ci si renda conto che i tempi processuali non sono ritardati da termini eccessivamente lunghi bensì dall’eccessivo carico giudiziario che si abbatte sulle Procure e Tribunali, dalle endemiche e rilevanti scoperture degli organici, dal collo di bottiglia che si verifica nelle corti di Appello quanto a sopravvenienze e risorse per la la loro evasione”. E’ il commento critico sulla riforma Cartabia a caratterizzare la relazione della presidente facente funzioni della Corte d’Appello di Catanzaro, Gabriella Reillo, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario del Capoluogo. Dai numeri illustrati è emerso il considerevole aumento dei reati di associazione a delinquere di stampo mafioso e di associazione finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti in tutto il distretto, con particolare riferimento alla provincia di Vibo che è quella che in Italia registra il più alto tasso di fenomeni delinquenziali legati all’incidenza della ‘Ndrangheta.
Sono state avanzate 206 richieste di misure cautelari personali che hanno riguardato 1.126 indagati, di cui 952 per reati di competenza della Dda.
Il tema delle riforme è centrale nell’intervento della presidente Reillo: “Come puntualmente accade dagli anni ’90, la massima attenzione è stata rivolta al processo e alla modifica delle regole che lo disciplinano, dimenticando che negli ultimi dieci anni si sono avuti quasi 20 interventi sulla normativa processuale sia nel settore penale sia in quello civile. Purtroppo quello che manca alla politica, sulla giustizia, è una cultura di sistema che parta da dati concreti, rilevati sul territorio, e che si faccia carico di effettuare proiezioni di fattibilità, rispetto agli organici ed alle dotazioni. Un affastellarsi di riforme che si susseguono senza che prima vengano verificati gli effetti della riforma precedente, nel proseguimento di meri effetti propagandistici”.
Sono state evidenziate le forti differenze di performance a livello territoriale: “Nei nostri uffici si portano spesso 200 processi a udienza, con aggravio determinato dal blocco dei sistemi per la mancanza di software adeguati. E’ stata persa l’occasione – dice Reillo – di ristrutturare il rito alla luce della nuova prospettiva della giustizia digitale. L’informatizzazione, benchè comporti un fisiologico cambiamento, rappresenta una nuova frontiera a cui dobbiamo guardare con grande interesse e favore”.
Altro aspetto critico, rilevato nella relazione, è quello della previsione dell’improcedibilità in appello e dell’incapacità della riforma di incidere sui problemi sostanziali della giustizia. “Con un istituto anch’esso fondato sulla riduzione dei termini – aggiunge Reillo – il legislatore ha riversato sulle spalle della magistratura la propria pavidità, non avendo avuto il coraggio di prevedere una seria depenalizzazione, atteso il dilagante populismo giustizialista. Con la conseguenza che l’improcedibilità si risolverà in una amnistia generalizzata per tutti i reati”.
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(ITALPRESS).

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