IN QUESTI TRAGICI GIORNI MANCA “L’UOMO SOLO AL COMANDO”

“Un uomo solo al comando” e’ il piu’ bell’incipit di cronaca mai detto. E’ stato anche ripreso – e dunque scritto – da molti giornalisti, uno dei quali, il celebratissimo Dino Buzzati, ne ricavo’ un pezzo memorabile. Ma la battuta e’ – e sara’ per sempre – di un grande radiocronista, Mario Ferretti, un nostalgico sicuramente ispirato dalla storia, che canto’ con quelle alate parole l’impresa di un compagno di gioventu’: “Un uomo solo e’ al comando, la sua maglia e’ bianco-celeste, il suo nome e’ Fausto Coppi”. La radio – come spesso accade – scrisse la storia e con quelle parole scolpi’ nelle sue pagine un’impresa destinata a diventare, senza il suo cantore, cosa egregia solo per gli intenditori di ciclismo:”La Cuneo-Pinerolo del 10 giugno 1949, vinta da Coppi, era lunga 254 chilometri, con salite e discese da alcuni dei piu’ alti passi alpini: Maddalena, Vars, Izoard, Monginevro e Sestriere…”. Leggo e mi riappassiono a quell’evento, perche’ c’ero e perche’ la radio era la stessa che pochi giorni prima, il 4 maggio, mi aveva detto che il mio Torino era morto. Ma non c’entra con quello che volevo dire: cioe’ che in questi tragici giorni manca fortemente “l’uomo solo al comando”. Comincio dal meno importante, tuttavia significativo per il mio mondo, quello del pallone: troppi a parlare, troppi a non decidere e al tempo stesso troppi a sbagliare le rare decisioni. Due italiani (Federazione e Lega), uno sloveno (Uefa), uno svizzero (Fifa): sembra il classico inizio di una barzelletta, ma in realta’ il desiderio di Gravina (giocare il campionato fino in fondo) non coincide con quello di Dal Pino, Ceferin e Infantino, per non dire dei presidenti, dei sindacati di calciatori e allenatori, procuratori, sponsor e editori. Manca lui, l’uomo solo al comando. Un grande manager. Una mente e una voce per tutti. Pagato, non gratificato di applausi o condannato alla gogna. E’ emergenza, questa, ed e’ lecito prendere decisioni forti e precise. Non vi sembra che manchi, un personaggio del genere, anche all’Italia divisa fra indecisionisti nazionali, regionali, provinciali e comunali, ognuno rivolto al proprio interesse politico ? E in Europa? A Bruxelles, a Strasburgo, in Lussemburgo non si fa la storia, neanche la cronaca dell’EU, e ogni giorno e’ tradito il motto “unita nella diversita’ “. Piuttosto “divisa nelle avversita’”. Non mi allargo al mondo – Trump, Xi Jinping, Putin – e’ troppo per me, sono soltanto un vecchio cronista sportivo che ha conosciuto e stimato l’uomo solo al comando – Coppi – pur essendo tifoso di Bartali.

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