Il Mes della discordia, ecco perché agita le forze politiche

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Sembra ancora più in salita la strada che porta al Mes per il premier Giuseppe Conte. La discussione per accedere alle risorse messe a disposizione dal Meccanismo Europeo di Stabilità – istituito grazie alle modifiche apportate al Trattato di Lisbona, ratificate dal Consiglio UE nel marzo del 2011 (entrato in vigore nel luglio 2012)-, da giorni sta esacerbando il dibattito politico nel Paese. Al punto da trasformarlo in uno dei maggiori temi di divisione in seno alla maggioranza, e da mettere persino a repentaglio la tenuta stessa del governo. Eppure, si tratta di un meccanismo che serve a mantenere la stabilità finanziaria della zona euro, seppure regolato dalla legislazione internazionale, consentendo l’accesso a risorse economiche ingenti.

Ma come funziona il MES? Per garantire la tenuta del vecchio Continente, e la sopravvivenza della moneta comune europea, il fondo salva-Stati emette prestiti. Alcuni, soprattutto il partito dei contrari, hanno posto l’accento sulle condizioni del prestito ritenute “troppo onerose” ma ora, dopo la crisi economica post-pandemia da Coronavirus, si è tornati a parlare di Mes in una forma leggermente modificata (con interessi meno pesanti) rispetto a quello “standard” usato, ad esempio, dalla Grecia. Intanto, a livello europeo sono a favore Spagna e Francia mentre i paesi contrari sono, in prima fila, Germania e Olanda. In Italia, invece, manca una posizione unitaria con il governo lacerato tra il Movimento 5 Stelle, nettamente contrario, e il pressing del Pd sul presidente del Consiglio Giuseppe Conte che, al momento, appare l’ago della bilancia, seppure ancora ancora indeciso.
(ITALPRESS) – (SEGUE).

Da giorni il M5S “rimprovera” al segretario dem di “mettere in discussione la linea del governo e del premier”. In effetti, Zingaretti, è stato molto chiaro: “Basta tergiversare quei soldi sono utili alla sanità – ha detto -. Dico sì al Mes senza se e senza ma. Serve un cambio di rotta, il servizio sanitario va letto come grande driver di sviluppo e di benessere”. Sulla stessa lunghezza d’onda, la deputata Pd ed ex ministra della Salute, Beatrice Lorenzin: “Basterebbe cambiargli nome e tutto sarebbe risolto. Deve essere chiaro che l’accesso a questo strumento non comporta condizionalità per la sovranità italiana”.

Una frattura politica che si va affermando anche all’interno dell’opposizione e che potrebbe portare alla nascita di una maggioranza trasversale. Con Forza Italia favorevole, a differenza di Lega e Fratelli d’Italia, che sono nettamente contrari.
Se continuerà il “ni” del premier sull’uso di quei soldi, “non voteremmo lo scostamento di bilancio”, è stato l’ultimatum della capogruppo al Senato, Anna Maria Bernini. La sua omologa alla Camera Mariastella Gelmini ha ribadito: “Il Mes rappresenta un’opportunità da cogliere”.

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