Il 2021? Sarà un anno di transizione, con tante incognite… di Claudio Brachino

di Claudio Brachino

Sarebbe bello pensare al 2021 come all’anno della rinascita, ma purtroppo, al di là degli slanci, degli inviti, degli auguri, dobbiamo fare uno sforzo di realismo e pensarlo piuttosto, fin da subito, come un anno di transizione e di incertezza. Un anno di passaggio verso un mondo nuovo di cui percepiamo i contorni ma non ancora l’essenza. Lo shock del Covid ci ha fatto precipitare nell’era digitale con dieci anni di anticipo e con molti effetti collaterali. Abbiamo l’impressione che le nostre vecchie care democrazie borghesi occidentali siano entrate in una crisi di identità senza ritorno.

Allora cominciamo da qui, dalla “questione politica”. Il 2021 ci dirà subito se nella calza della Befana ci sarà per Conte il carbone preparato da Renzi o la dolce riconferma giocoforza, perché Pd e M5s in piena pandemia non se la sentono di cambiare in corsa né cavallo, né cavaliere (rigorosamente con la minuscola). Per non finire come le star dell’astrologia che almeno per l’anno passato hanno fatto figuracce, non facciamo previsioni. La partita è aperta. Siccome nessuno ha voglia di votare, gli scenari sono tre: il Conte 2 va avanti con qualche aggiustamento di metodo e di poltrone, nasce un Conte 3, con molti aggiustamenti di poltrone e di distribuzione del potere, nasce un governo tecnico, o di unità nazionale, con tutti o quasi dentro. Staremo a vedere, certo è che la Politica ora si gioca la faccia, con gli italiani e con l’Europa. Bisogna stabilire bene chi gestirà i soldi del Recovery Plan e come. Io il piano preferisco chiamarlo Next generation Europe, perché una volta tanto anche nella retorica del Discorso pubblico non c’è distanza fra il nome e la cosa. In gioco c’è in effetti il destino delle prossime generazioni.

Veniamo alla seconda questione, quella “sanitaria”. Alla salute nel 2020 abbiamo sacrificato molto, anche nel modo surreale di salutarlo. Ora dobbiamo sconfiggere il virus e visto che non ci siamo riusciti sul piano della terapia, la via maestra è quella del vaccino, anzi, dei vaccini. A proposito di realtà, appena iniziato l’anno la BioNTech ha lanciato l’allarme: le dosi non bastano per tutti, le istituzioni europee preposte all’autorizzazione si sbrighino. La notizia raddoppia la nostra inquietudine di fine anno, il 2020. Purtroppo per cancellare i problemi non bastano le bollicine di mezzanotte.

Perché, ci chiedevamo il 31 dicembre, un vaccino prodotto in Italia, che costa meno, che non ha bisogno della filiera del freddo, ha avuto il via libera nel Regno unito e non in Europa? Conte, Speranza, Arcuri e/o chi per loro si sbrighino a dare risposte e a distribuire in fretta alla popolazione gli antidoti al coronavirus, con buona pace dei no vax.

Infine la “questione economica”. Non si muore solo di Covid, ma anche di fame. L’abbiamo già sentita, ma mai come adesso è attuale. Specie quando in primavera le aziende, anche loro stravolte, licenzieranno in massa. Il diritto al lavoro spicca tra i pilastri della nostra Carta costituzionale: va tutelato e assicurato, da lì passa la dignità di un paese. (ITALPRESS).

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