FILIERA CINGHIALE, BRAIA “CONTROLLI E TRACCIABILITÀ CARNI”

“Igiene, tracciabilità, sicurezza. È un altro tassello importante per la costruzione di una vera e propria filiera, considerato che in ambito regionale è sempre più crescente l’interesse relativo alla lavorazione delle carni dei cinghiali abbattuti e destinate all’alimentazione umana. La carne di cinghiale e i prodotti derivati sono infatti un prodotto di nicchia, che può generare economia e sviluppo nei territori – come accade in molte altre regioni che hanno saputo trasformare un problema in opportunità – e che, quindi, va garantito e preservato da tutti i rischi sanitari”.
Lo dichiara l’assessore alle Politiche Agricole e Forestali della regione Basilicata, Luca Braia.

“La cattura, tra le strategie finalizzate a ridurre le densità della popolazione di cinghiale – prosegue l’assessore Braia – tra le tecniche di contenimento possibili e rese tutte operative con la possibilità di effettuare attività di controllo tutto l’anno, dopo l’approvazione avvenuta nei giorni scorsi del piano per il contenimento della presenza del cinghiale nelle aree protette della Basilicata da parte del Dipartimento Ambiente, è certamente la più efficace in rapporto allo sforzo profuso (rapporto ai costi-benefici) e che offre i migliori vantaggi dal punto di vista gestionale”.

“La Regione Basilicata – continua la nota – con questo provvedimento sistematizza e semplifica le fasi di gestione di capi e carcasse nelle fasi successive ad abbattimenti e catture al fine di garantire, per le carni di cinghiale, l’obbligo che tutti i capi abbattuti siano sottoposti al controllo per la ricerca delle trichine prima di essere destinati al consumo.
Grazie al lavoro congiunto per arrivare alla definizione con il dott. Gerardo Salvatore dell’ufficio Veterinario e Igiene degli alimenti del Dipartimento Politiche della Persona, che ringrazio per il lavoro svolto, abbiamo oggi le linee guida per lo spostamento dei cinghiali catturati e per la destinazione delle carni dei cinghiali abbattuti.

Vengono definiti gli adempimenti che gli Enti Parco, gli Ambiti territoriali di caccia (Atc) e i Servizi veterinari delle Aziende sanitarie locali devono assicurare sui cinghiali selvatici, al fine di monitorare lo stato sanitario della popolazione animale e, nel contempo, assicurare il garantire la salubrità delle carni e dei prodotti derivati. Vengono altresì definite le procedure operative che i Servizi Veterinari delle Aziende sanitarie della Regione Basilicata, gli Enti Parco, gli Enti gestori di strutture di cattura (Regione-Province-Atc) e i privati coinvolti devono rispettare dal momento della cattura dei cinghiali sino alla loro destinazione finale, prevista in Aziende agri-turistico-venatorie, allevamento o impianto di macellazione, al fine di arrivare al consumatore come prodotto del gusto lucano sicuro da ogni punto di vista”.

“Tutti i cinghiali abbattuti, nell’ambito delle modalità previste da norma, prima di qualunque trasferimento presso gli impianti di macellazione, Aziende agri-turistico-venatorie o allevamenti di fauna selvatica, vanno identificati, e fascettati con i sigilli identificativi forniti dagli Enti Parco/Atc – continua Braia –

Il campione delle parti di muscolo diaframmatico prelevato va conferito direttamente o per il tramite del Servizio Veterinario dell’Asl, all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale competente per territorio o ad altro laboratorio autorizzato per la ricerca di trichinella, senza costi per il cacciatore o il selecontrollore come da convenzione stipulata da questo Assessorato con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Puglia e Basilicata. Selecontrollori e cacciatori hanno l’obbligo di partecipare ai corsi di formazione appositi, con relativo esame finale. I cinghiali possono essere inviati, vivi, in allevamenti autorizzati presenti nel territorio della Regione Basilicata. I cinghiali catturati possono essere movimentati dai chiusini di cattura previa identificazione, ove possibile, e verso impianti autorizzati, per essere in seguito macellati. Vanno – in tutti i casi – rispettate le regole per la preparazione, manipolazione e conservazione domestica delle carni, in caso di autoconsumo e per quelle destinate alla commercializzazione solo attraverso centri di lavorazione riconosciuti”.

“Definite, infine,  sempre nelle linee guida – conclude Braia – anche le modalità di somministrazione delle carni di cinghiale, previo controllo trichinella, per gli esercizi di ristorazione, aprendo ad alcune possibilità che potrebbero aprire a occasioni di valorizzazione e promozione del consumo di Cinghiale lucano”.

 

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