Gaza, media “Negoziati difficili per il rilascio degli ostaggi”

TEL AVIV (ISRAELE) (ITALPRESS) – All’indomani dell’annuncio che il movimento palestinese Hamas avrebbe accettato la proposta di cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi dell’inviato americano Steve Witkoff, poi smentita proprio dall’uomo del presidente americano Donald Trump per il Medio Oriente, il quadro è più incerto che mai.

Fonti arabe citate dal canale egiziano Al-Ghad riferiscono che “sono in corso colloqui difficili per la liberazione degli ostaggi”. Durante i negoziati sarebbero emersi disaccordi sul numero di ostaggi in vita da rilasciare e sul numero di corpi da restituire in cambio dei prigionieri palestinesi, affermano le fonti arabe.

L’inviato speciale degli Stati Uniti per il Medio Oriente, Steve Witkoff, e l’inviato speciale per gli ostaggi, Adam Boehler, hanno detto ai parenti degli ostaggi israeliani a Gaza che gli Stati Uniti non hanno ancora ricevuto una risposta da Hamas in merito a quello che hanno descritto come “l’unico piano di cessate il fuoco sul tavolo” e di sperare “in sviluppi nei prossimi due giorni”, riferisce la tv pubblica israeliana Kan.

Ieri sera le dichiarazioni, poi rettificate, del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, avevano lasciato intendere che potesse esserci uno sviluppo positivo imminente. “Spero vivamente di poter annunciare qualcosa su questa questione se non oggi, domani”, ha affermato il premier in un videomessaggio. In seguito, l’ufficio di Netanyahu ha chiarito che Netanyahu non si riferiva in senso letterale a “oggi o domani”.

Secca la reazione dei familiari degli ostaggi che hanno accusato il premier di negligenza, mancanza di sensibilità e professionalità. Fonti a conoscenza dei negoziati hanno riferito a Kan News che gli Stati Uniti stanno esercitando una forte pressione sulla questione e che i colloqui stanno continuando nel tentativo di ottenere una risposta di Hamas alla proposta di Witkoff. Secondo le fonti, Hamas esige dagli Stati Uniti garanzie concrete sul fatto che Israele non combatterà più, anche se non si raggiungeranno accordi entro il cessate il fuoco di 60 giorni. I mediatori hanno avanzato diverse proposte, tra cui una lettera di garanzia, una stretta di mano tra l’inviato del presidente Trump e un funzionario di Hamas e persino una dichiarazione ufficiale dello stesso Trump sulla questione, concludono le fonti.

Ghf “Hamas ha cercato di bloccare gli aiuti umanitari ai palestinesi”

La Gaza Humanitarian Foundation (Ghf) ha dichiarato di aver iniziato a distribuire aiuti alimentari nella Striscia di Gaza, con l’arrivo di ulteriori camion di aiuti previsto per oggi. In una dichiarazione, la fondazione ha condannato le minacce del movimento islamista palestinese Hamas contro le organizzazioni umanitarie che supportano la distribuzione di aiuti presso i siti di distribuzione sicura della Ghf. La fondazione ha accusato il gruppo armato al potere a Gaza di aver cercato di impedire ai palestinesi di accedere agli aiuti umanitari nei luoghi designati.

“È chiaro che Hamas è minacciata da questo nuovo modello operativo e farà tutto il possibile per vederlo fallire”, ha affermato la fondazione nella sua dichiarazione. Ieri, il ministero degli Interni palestinese di Gaza, controllato da Hamas, ha invitato i residenti di Gaza a non collaborare con il nuovo meccanismo di aiuti avviato da Israele, minacciando ritorsioni.

Ghf ha annunciato che John Acree è stato nominato direttore esecutivo ad interim della fondazione, dopo le dimissioni di Jake Wood perché il programma di distribuzione degli aiuti non può essere eseguito in modo da “rispettare i principi umanitari di umanità, neutralità e indipendenza”.

-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).

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