ROMA (ITALPRESS) – “Nell’Italia del 2025, al centro della grande intesa che serve al Paese, è indispensabile ci sia un consapevole Accordo nazionale per il lavoro. E al centro del centro non può che esserci la questione più urgente: la sicurezza e la salute delle persone sul lavoro”. Lo ha detto la segretaria generale della Cisl, Daniela Fumarola, aprendo il XX Congresso Confederale del sindacato. “È la battaglia per antonomasia, di fronte alla quale nessuno può sottrarsi, nessuno può permettersi di perdere tempo in polemiche di parte. Perché ogni giorno che passa, tre persone perdono la vita in un cantiere, in una fabbrica, in un campo, oppure percorrendo la strada per andare al lavoro – ha aggiunto -. Nulla più di questo merita la nostra attenzione, la nostra partecipazione. Istituzioni, politica, sindacato, imprese: abbiamo il dovere di definire in modo responsabile e concertato una strategia nazionale che agisca su ogni piano possibile per garantire salute e sicurezza sul lavoro. Non partiamo da zero. Abbiamo una legislazione avanzata e, in questi ultimi anni, sono stati compiuti passi avanti”.
“Penso alla patente a crediti, un primo obiettivo concreto fortemente voluto dalla CISL, anche per affrontare il tema della prevenzione negli appalti. E penso anche al recente accordo tripartito sulla gestione delle emergenze climatiche, un esempio di come dovrebbero operare Istituzioni e parti sociali – ha detto ancora Fumarola -. Ma non basta. È la realtà stessa che, ogni giorno, si incarica di dircelo. Le nostre proposte sono da tempo sul tavolo. Utilizzare in modo strutturale il surplus Inail per la prevenzione; aumentare organico e ispezioni; rafforzare la sorveglianza sanitaria; estendere la patente a crediti; qualificare le ditte appaltatrici. E poi ancora: dare maggiore peso ai Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza aziendali e territoriali; migliorare il coordinamento istituzionale nella vigilanza, anche usando l‘Intelligenza Artificiale; prevedere premialità per le imprese virtuose. Va potenziato l’insegnamento della sicurezza nelle scuole, attuando un piano formativo anche per i docenti. Va data risposta alla condizione di tanti operatori socio – sanitari e addetti del trasporto vittime di aggressione; rilanciati gli investimenti e le assunzioni nei reparti dei vigili del fuoco e della polizia penitenziaria, affrontando anche il drammatico sovraffollamento delle strutture carcerarie, che nega una vita dignitosa alla popolazione detenuta, allontana l’obiettivo della riabilitazione ed espone operatori e addetti alla sicurezza, a stress, rischi e tensioni inaccettabili”.
“Gli ultimi incontri con il Governo hanno fatto registrare aperture importanti. Ma il cammino è solo agli inizi. Tutto dipende ora dal grado di concretezza e dalla velocità con cui si riuscirà a procedere. C’è, nel Paese, una maggiore consapevolezza che permette un agire nuovo. Su questo – su salute e sicurezza – può davvero avviarsi quel cantiere partecipato entro cui costruire un accordo su qualità del lavoro, nuove tutele e formazione, piena occupazione, buona flessibilità contrattata – ha aggiunto la leader della Cisl -. Un accordo che deve affrontare in priorità anche una scottante questione retributiva: il nodo che più di ogni altro incrocia tutti i maggiori punti deboli del nostro sistema economico”.
“L’introduzione di un salario minimo legale non è la risposta giusta. Primo, non spetta alla politica dei partiti decidere in questo ambito. Le maggioranze di turno non possono fissare livelli salariali, scegliere arbitrariamente le rappresentanze “buone” o “cattive”, stabilire orari e organizzazione del lavoro. Tutte queste materie devono restare nel perimetro delle relazioni industriali – ha proseguito Fumarola – Secondo, sul merito non avremmo un esito positivo, anzi si assisterebbe a un effetto perverso, indebolendo la contrattazione collettiva e favorendo invece l’uscita dai Contratti Collettivi e la contrattualizzazione individuale. Le retribuzioni medie – che sono composte da molte voci e non solo da un minimo – si abbasserebbero. E un intervento generalizzato non colpirebbe le vere sacche di sfruttamento – ha aggiunto -. L’unico esito sarebbe quello di avvilire il ruolo del contratto nazionale come strumento centrale di tutela. La via maestra resta quella contrattuale. Bisogna rinnovare tutti i contratti nazionali, pubblici e privati, trovando soluzioni eque per riallineare i salari all’inflazione reale, evitando però automatismi fuori dal tempo che rischierebbero di innescare pericolose spirali inflazionistiche”.
“Bisogna porre le condizioni per accrescere la produttività, redistribuendola sia su buste paga più pesanti, sia su orari più leggeri. Il processo di digitalizzazione richiede la riscoperta e la valorizzazione – anche salariale – dello “specifico umano” nel lavoro, non riproducibile dalla tecnologia – ha sottolineato Fumarola -. Le prime competenze dell’economia 5.0 sono l’umanità e le relazioni sociali, che nella contrattazione di prossimità trovano formidabile declinazione. È necessario diffondere al massimo la contrattazione decentrata, che da tempo riguarda appena il 30% delle aziende. È conditio sine qua non per incrementare i salari e definire condizioni “su misura” che diano qualità al lavoro”.
-Foto xc7/Italpress-
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