Eurozona, la manifattura batte le stime di crescita a luglio

Il comparto manifatturiero dell’Eurozona è cresciuto ben oltre il previsto nel mese di luglio, come reso noto lunedì mattina da IHS Markit, che ha rivisto al rialzo la sua stima iniziale di 0,7 punti.
Il PMI manifatturiero dell’area dell’euro è infatti salito a luglio a 51,8 da 47,4 di giugno e dalla stima flash di 51,1, che coincideva con le stime di mercato.
Come spiega il think tank che ha condotto l’indagine sul settore manifatturiero dell’Eurozona, anche se modesto, il miglioramento generale delle condizioni operative segnalato dal PMI è stato il primo registrato dall’indagine dal febbraio del 2019. La crescita inoltre è stata generale, con tutti i sottosettori che hanno riportato a luglio indici PMI superiori alla soglia di non cambiamento di 50,0.
Il sottosettore dei beni di consumo è stato quello a riportare i risultati migliori, registrando la maggiore espansione in oltre un anno e mezzo.
A livello nazionale, solo due Nazioni, la Grecia e i Paesi Bassi, hanno riportato indici inferiori a 50,0, in quanto la maggior parte sono ritornati a crescere nuovamente. La Spagna è stata la Nazione che in generale ha registrato i risultati migliori, infatti, il relativo PMI ha raggiunto il valore massimo il oltre due anni. Crescite più lente, ma pur sempre forti, sono state osservate in Francia e Austria mentre in Germania e in Italia sono state riportate espansioni modeste.
“A luglio, il ritorno alla crescita della produzione e dei nuovi ordini ha causato la generale ripresa dell’economia manifatturiera dell’area euro. Gli ultimi dati hanno mostrato una migliore domanda sia da parte del mercato nazionale che estero”, spiega Markit.
Malgrado il ritorno alla crescita della produzione e dei nuovi ordini, gli ultimi dati hanno riportato come le aziende hanno continuato ad operare al di sotto della loro capacità produttiva. Il lavoro inevaso, sebbene leggermente, è diminuito a luglio e per il ventitreesimo mese consecutivo, le aziende quindi, per l’ennesima volta hanno effettuato tagli al personale.
Le imprese manifatturiere hanno continuato a preferire l’utilizzo delle giacenze esistenti per la produzione di luglio, con gli ultimi dati che hanno mostrato la maggiore riduzione delle scorte in sei mesi. Una certa riluttanza ad acquistare materiale aggiuntivo è stata in parte causata dai ritardi sulla catena di fornitura.
Sul fronte dei prezzi, anche se al tasso più basso in oltre un anno, i prezzi di acquisto sono diminuiti per il quattordicesimo mese consecutivo. La pressione competitiva e la domanda ancora debole hanno fatto registrare ulteriori riduzioni dei prezzi di vendita. Detto ciò, il declino è risultato marginale e il più debole rilevato da agosto 2019. “Per concludere, guardando ai prossimi 12 mesi, l’ottimismo di luglio ha continuato a guadagnare terreno, aumentando da giugno sino a raggiungere il livello maggiore da gennaio. Le aziende sperano che la recente tendenza positiva dell’attività e dei nuovi ordini continuerà ad alimentare la forte ripresa dopo la pandemia. L’ottimismo è stato maggiore tra le aziende in Italia. Le aziende manifatturiere greche e francesi invece sono state le meno ottimiste”, sottolinea Markit.
Chris Williamson, Chief Business Economist presso IHS Markit, analizzando i dati finali PMI del manifatturiero dell’Eurozona, ha dichiarato: “Le aziende manifatturiere dell’Eurozona hanno riportato un ottimo inizio del terzo trimestre, con la produzione in crescita al tasso più rapido in oltre due anni, causata dal forte aumento della domanda. La crescita dei nuovi ordini ha infatti superato quella della produzione, suggerendo decisamente che ad agosto dovremmo osservare ulteriori crescite della produzione. L’aumento degli ordini ha inoltre aiutato a ripristinare a luglio l’ottimismo delle aziende ai livelli pre-pandemia di gennaio”.
“Malgrado il tasso dei tagli del personale sia diminuito al livello più basso da marzo, è pur sempre rimasto maggiore dei valori rilevati dal 2009, ed è indicativo dei tagli sui costi di molte di quelle aziende i cui profitti sono stati duramente colpiti dalla diffusione del virus. La crescente disoccupazione, la precarietà del lavoro, la seconda ondata di infezione e le attuali misure di distanziamento sociale faranno inevitabilmente da ostacolo alla ripresa. I dati dei prossimi mesi – conclude l’esperto – saranno pertanto importantissimi nel valutare se la recente ripresa della domanda avrà un seguito, aiutando quindi le aziende a recuperare la produzione persa e alleviando il bisogno di ulteriori tagli futuri”.
(ITALPRESS/Alliance News)

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