“Esterno Notte”, Bellocchio ripensa Moro, l’Italia e la Dc

Marco Bellocchio attends the photocall of "Esterno Notte (Exterior Night)" during the 75th annual Cannes film festival at Palais des Festivals on May 18, 2022 in Cannes, France. Photo by David Boyer/ABACAPRESS.COM (Cannes - 2022-05-18, Boyer David/ABACA / ipa-agency.net) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

CANNES (ITALPRESS) – È una specie di lungo sogno nella cattiva coscienza italiana, il fluviale ripensamento del caso Moro ordito da Marco Bellocchio in “Esterno notte”. Le oltre cinque ore di questa serie in sei puntate, che hanno fatto il loro esordio mondiale oggi al Festival di Cannes, in apertura della sezione Cannes Première, si aprono come una cortina su una revisione quasi onirica della realtà di uno dei momenti più bui e traumatici della Repubblica Italiana. E lo fanno partendo da quella immagine ambigua e simbolica su cui si era già chiuso, quasi vent’anni fa, “Buongiorno notte”, la prima incursione sul rapimento dello statista italiano da parte delle Brigate Rosse: quel Moro che si liberava per le strade di Roma come un sogno di un’altra storia d’Italia possibile, è lo stesso che all’inizio di “Esterno notte” apre gli occhi provati nel letto di ospedale, fissando Andreotti, Zaccagnini e Cossiga, accorsi al suo capezzale, ancora indecisi se rivelare al mondo la sua liberazione.

Parte da questa ipotesi della fantasia storica “Esterno notte”, offrendosi come un lungo percorso nei retroscena del rapimento Moro, costruito dal regista come un labirinto nelle tormentate coscienze dei vari protagonisti di questa vicenda così lunga e drammatica, che dal lontano 1978 si proietta sui nostri giorni portandosi dietro tutti gli interrogativi che una verità storica veramente acquisita non ha mai risolto. Un salto indietro agli anni del mondo diviso in due blocchi, l’Occidente e il comunismo che controllava i paesi dell’Est, una contrapposizione rispetto alla quale l’Italia frontaliera, retta dal democristiano illuminato Aldo Moro, cercava di trovare una via d’uscita, un dialogo con il PCI di Berlinguer che, nelle “convergenze parallele” dello statista, portava al compromesso storico che tanta paura faceva a molti e che armò la mano dei brigatisti rossi.

Marco Bellocchio ricostruisce questo clima con il suo stile trasognato, potentemente simbolico ma anche portato a una ricostruzione senza mezzi termini della realtà, usando i personaggi reali come maschere di una tragedia in cui politica, società e uomini cercano una conciliazione impossibile. L’Aldo Moro interpretato con grande intensità da Fabrizio Gifuni si fa carico della prima parte del film, esprimendo le sue tensioni politiche, l’ordito della sua azione di governo, la sua dolcezza di uomo di famiglia gravato dal ruolo. Il rapimento con l’agguato di Via Fani è ricostruito con precisione, ma senza particolare enfasi spettacolare, puntando piuttosto su un realismo che non distrae l’attenzione da quel groviglio di conseguenze che l’atto portava con sé: la paura delle persone, la tensione sociale, il vero e proprio terrore che si dipinge sui volti dei politici italiani di governo.

Gli episodi successivi raccontano gli eventi che si susseguirono durante i giorni del rapimento dal punto di vista di Francesco Cossiga, amico personale di Moro e allora Ministro degli Interni, rappresentato come un uomo in preda a un tormento psicologico profondo, grave, paranoico. Ma anche attraverso la costernata azione di Papa Paolo VI, interpretato da Toni Servillo, che aveva personalmente a cuore la figura di Moro e che cerca di mettere in moto delle trattative con le Brigate Rosse per la liberazione dietro il pagamento di un riscatto da parte della Santa Sede.
Scritto da Bellocchio insieme a firme della serialità televisiva come Stefano Bises, Ludovica Rampoldi (autori della serie “Gomorra”) e Davide Serino, “Esterno notte” è un affresco corale oscuro e inquieto, anche ipnotico per la sua capacità di catturare lo spettatore, come ha dimostrato il binge watching proposto dal Festival: una unica proiezione fiume con una pausa di mezz’ora.

L’accoglienza è stata calorosa, partecipe, come merita un film che incide in profondità il racconto di una pagina triste e importante della nostra storia, una vera e propria ferita dalla quale Bellocchio fa emergere spettri, verità reali e di fantasia, in una ricostruzione che se, come precisa la didascalia, è il frutto dell’immaginazione degli autori, non di meno si nutre di dubbi e ombrose certezze che ormai sono ampiamente acquisite. Non a caso non è mancato chi, in Commissione Vigilanza Rai ha sollevato il dubbio sull’opportunità di trasmettere una serie che può suscitare dubbi nell’opinione pubblica sui veri responsabili dell’uccisione di Aldo Moro. Vedremo se in autunno, quando è prevista la messa in onda, i dubbi saranno stati superati, come ci si augura. Intanto il film sarà proposto da Luckey Red in sala, in due parti, la prima il 18 maggio e la seconda il 9 giugno.
– foto agenziafotogramma.it
(ITALPRESS).

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