Enea nel progetto europeo per la lotta alla desertificazione

ROMA (ITALPRESS) – Rigenerare i suoli agricoli a rischio desertificazione attraverso un innovativo biotrattamento che coniuga ricerca scientifica, economia circolare e bassi costi di produzione. E’ l’obiettivo di POREM, un progetto da quasi 1,5 milioni del programma europeo LIFE, che vede la partecipazione per l’Italia di Enea, Gruppo Soldano di Limbadi (Vibo Valentia) e Astra Sviluppo e Innovazione di Faenza (Ravenna) nel ruolo di coordinatore. Il gruppo di ricerca, che comprende anche partner provenienti da Spagna e Repubblica Ceca, ha messo a punto un nuovo bioattivatore che utilizza come materie prime la pollina – il principale sottoprodotto dell’allevamento di pollame – e un preparato enzimatico naturale. Concretamente, il biotrattamento POREM è in grado di fissare nel suolo il carbonio (+40%), che rappresenta la sostanza organica che aumenta la fertilità del terreno e ne migliora la struttura riducendo i fenomeni di erosione e preservando la sua capacità di regolare i flussi idrici superficiali e profondi. Inoltre, determina un aumento delle sostanze nutritive per le piante, come fosforo (+20%) e azoto (+40%), che vengono trattenute nel suolo e rilasciate lentamente. Ma c’è di più. La produzione del bioattivatore è a basso impatto ambientale perchè riduce le emissioni di gas serra e abbatte il contenuto di ammoniaca (-80%), responsabile del cattivo odore, rispetto alla pollina non trattata. In Europa l’allevamento di pollame rappresenta la quarta fonte di emissione di ammoniaca e ora, grazie al progetto POREM, è possibile riconvertire uno scarto dell’industria avicola in un nuovo prodotto funzionale per il mantenimento della fertilità e della funzionalità dei suoli. Finora nel nostro paese (precisamente in Calabria e in Puglia), sono state prodotte circa 3 tonnellate di bioattivatore; in questa prima fase Enea si è occupata del monitoraggio delle emissioni di CO2, ammoniaca, metano e idrogeno solforato, attraverso l’utilizzo sensori posti all’interno e sulla superficie dei cumuli, e dell’analisi delle caratteristiche chimico-fisiche del bioattivatore per valutare evoluzione, stabilità termica e decomposizione. I primi test in campo sono stati condotti da Astra su campi coltivati a pomodoro a Cesena e a orzo in provincia di Foggia. In entrambi i casi i risultati preliminari si sono dimostrati promettenti.
(ITALPRESS).

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