Don Buontempo “Momento per guardarci dentro”

Un itinerario quaresimale di “allenamento interiore” affidato ad una meditazione di un sacerdote maratoneta. E’ quanto propone Athletica Vaticana che in questa seconda settimana (nella prima è intervenuto Mons. Melchor Sanchez de Toca y Alameda, sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura) propone la riflessione di Don Giovanni Buontempo. “So bene che tutti voi avete la testa altrove e condividete la preoccupazione che domina in tutti, perciò molti non avranno lo stato d’animo per tenere la propria mente impegnata con altro. In questi giorni, un po’ strani per tutti, la Chiesa, nostra madre, con la liturgia di cui essa vive, ci viene in aiuto (come al solito) aiutandoci ad indirizzare lo sguardo nella giusta direzione” scrive Don Buontempo alla vigilia della seconda domenica di Quaresima nella quale si ascolta il Vangelo della Trasfigurazione. “Gesù mostra qualcosa di splendido, di luminoso, di misterioso… ma solo a tre discepoli. Non a tutti”.

“Con tutti gli amici di Athletica Vaticana stiamo cercando di fare un ritiro “a pezzi” o “a puntate”, e “a distanza. Ma è essenziale anche per noi, nonostante queste limitazioni, che facciamo come questi tre discepoli: che troviamo alcuni momenti per abbandonare la gente, i rumori, i parenti, il solito tran-tran, il caos interiore che ci portiamo dentro (e il martellamento con gli ultimissimi aggiornamenti sull’emergenza …) per ritirarsi un po’ in disparte… … e una volta che siamo lì, in disparte, pensare a quello che abbiamo dentro, soprattutto interrogarsi sul perché di tante ansie e di tante insoddisfazioni” esorta Don Buontempo. “Non è facile guardarsi dentro! Il più delle volte lo evitiamo. Non ci piace farlo. È faticoso e fastidioso. Infatti, quelle poche volte che ci guardiamo dentro, dobbiamo riconoscere che c’è in noi, quasi sempre, un senso di vuoto. Qualcosa manca. E la cosa che forse ci spaventa ancora di più è che abbiamo la vaga percezione del fatto che niente riesce, e niente riuscirà mai, a colmare questo vuoto. E cosa facciamo? Il più delle volte cerchiamo di non farci caso pensando ad altro. Altre volte scappiamo via di corsa da questi “pensieri deprimenti” finendo per riempire le nostre giornate di mille cose, il che è alla fine non è altro che un fuggire a noi stessi. Altre volte ancora, cerchiamo di colmare questo vuoto con “tentativi di felicità”. Quali sono? Ognuno ha i suoi. Se siamo onesti, dobbiamo riconoscere che nonostante tutto, quel senso di vuoto spesso rimane … … forse, in questi giorni, questo “vuoto” è persino amplificato dalla frustrazione di veder sfumare la possibilità di una gara alla quale ci si era preparati a lungo. A questo proposito, per essere brutalmente onesti fino in fondo, dobbiamo riconoscere che anche quando queste gare le abbiamo corse… e anche quando abbiamo raggiunto tutti i nostri obiettivi… e anche quando questi obiettivi sono andati ben al di là delle nostre aspettative… anche allora il temibile “vuoto” ha fatto capolino ed è riaffiorato dal profondo dell’anima. Sembra che sia qualcosa che non ci lascia mai”.

Don Buontempo invita anche anche ad ascoltare “la lucida confessione di un grande campione dello sport, il pallavolista Andrea Lucchetta, che racconta il suo stato d’animo dopo una grande vittoria sportiva. La sua sincera ammissione è disarmante: ‘…cosa ti rimaneva? La tristezza di quell’attimo fuggente! Per cui mi sono sentito svuotare completamente …’. Ecco! Questo è il punto. Anche i più grandi traguardi sportivi non riescono ad eliminare del tutto né il vuoto, né la tristezza che spesso alberga nel nostro cuore! Io me la ritrovo sempre fra i piedi, mi da fastidio e il più delle volte mi illudo di sbarazzarmene nella maniera sbagliata. Con che cosa si potrà “riempire” questo vuoto? Questa è la grande domanda. Proprio qui viene in nostro aiuto il Vangelo della Trasfigurazione”. Quindi, l’invito finale di Duon Buontempo di interrogarsi nel pronfondo, “aprirsi”, “trasfigurarsi”, vale anche per chi pratica sport. “Un atleta che raggiunge grandi traguardi ma rimane del tutto chiuso in sé e nel suo mondo di ambizioni, alla fine non emana nessuna luce e finisce per spegnersi come persona”.
(ITALPRESS).

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