Da Pioli ad Allegri, la dura vita degli allenatori

L’Inter scudettata è caduta il 4, a Reggio Emilia, giusto per ricordare quel pur lontano 5 maggio che ne macchiò la storia. “Era de maggio, io no, nun mme ne scordo…”. E non sono pochi quelli che si porteranno appresso la inimitabile voce di Murolo giusto per addolcire altre voci. Quelle dei gossipari e dei tifosi che invocano ad esempio l’uscita di scena di Stefano Pioli. Erano rumorose da tempo, reboanti mentre il Genoa si travestiva da giustiziere di un Milan senza difesa.
Non so cosa sarà di Pioli, certo non avranno il coraggio di esonerarlo, se ne libereranno alla fine scaricando su di lui tutti gli errori di un club che all’improvviso sembra essersi perso. E serve poco dirgli – a quei signori – che quel che succede è il risultato di un comportamento da inesperti malconsigliati. Il Milan ha da tempo ritirato la fiducia a Pioli, lo ha esposto a un dibattito offensivo, l’ha gettato fra le braccia degli ultras. E dei giocatori menefreghisti. Un esonero virtuale che ha assunto sostanza.
E Allegri? Dopo la partitissima della Juve con la Roma di Svilar è ancora in sella. Odiato dagli schizzinosi. Il seguito alla prossima puntata.
L’esonero di un allenatore è solitamente accompagnato da Sentiti Ringraziamenti, il rito ipocrita che si ripete da un secolo. Solo raramente le vittime della gogna hanno reagito con forza all’ingiustizia diffusa, a volte palese. Non dimenticherò mai quello spiritaccio di Bela Guttmann che nel ’55 fu licenziato dal Milan con la squadra al primo posto in Serie A: lasciò Milano polemicamente ma con soldi. Peggio andò al Benfica: a Lisbona Bela vinse due volte consecutive il campionato e 2 Coppe dei Campioni nel 1960/61 e nel 1961/62 lanciando Eusebio, ‘La Pantera Nerà. Fu cacciato per una banale pretesa di un pugno di dollari e rispose all’affronto con la famosa maledizione “Da qui a cento anni il Benfica non vincerà mai una Coppa dei Campioni”. E il Benfica è ancora lì, nell’angolo dei dannati.
Leggende a parte, la Serie A quest’anno ha mostrato sulle panchine 14 nuovi tecnici dopo l’esonero di nove titolari conquistando il record europeo ma soprattutto punte eccezionali di ridicolo. Soprattutto là dove si sono susseguiti fino a tre tecnici per partita, smentendo quello che viene “passato” come motivo dominante dell’esonero: “Non ha più in mano la squadra”. Infatti – guardate in particolare il Napoli, ma merita attenzione anche la Salernitana – nessuno dei sostituti è riuscito a “prendere” la squadra. Escluso De Rossi. Ma il fallimento di Mourinho – colui che “conquistò” Dybala e Lukaku – fu deciso dalla società giallorossa quando gli americani di Roma trasmisero in corso d’opera ai calciatori la sfiducia nel tecnico. “Sò ragazzi”, dicono a Roma. Ma chi segue con esperienza il calcio sa che alla fine sono le…ragazzate a decidere il destino della squadra.
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