Crisi ambientali e pandemie / di Adelfio Elio Cardinale

Il degrado crescente degli ecosistemi nel nostro pianeta aumenta le probabilità di pandemie. Si fa riferimento a numerose cause determinanti: inquinamento; cambiamento climatico, che ci accompagnerà in maniera esponenziale per il resto del secolo; crescita smisurata della popolazione umana; sfruttamento intensivo di vaste aree geografiche; acidificazione degli oceani; deforestazione; espansione incontrollata dell’agricoltura intensiva; crescente estrazione mineraria; sfruttamento e uso delle specie selvatiche. Richard Leaky e Roger Levin hanno scritto un libro nel quale facevano la seguente analisi, poi avallata dalle prestigiose riviste “Nature” e “Science”: da quando flora e fauna cominciarono a differenziarsi, circa 500 milioni di anni addietro, cinque immani catastrofi hanno interrotto con rapidità e violenza la storia naturale del pianeta, con estinzione – 60 milioni di anni fa – di due terzi dei viventi.

La quinta estinzione è stata per noi uomini altamente benefica, in quanto scomparvero i dinosauri e si determinò la differenziazione di mammiferi, quindi di primati e, infine, di Homo Sapiens. Oggi l’uomo sta determinando la sesta catastrofe planetaria. Una rottura di cicli vitali. Per singolare coincidenza il 2020 è l’anno che l’Onu ha dedicato alla conservazione della biodiversità. Questa è una ricchezza straordinaria anche in termini di soluzione. È un’occasione di rivedere i modelli di sviluppo attraverso quello che potremmo definire uno “stimolo verde”. Le gravissime devianze che hanno profondamente alterato il “Gaia”, il pianeta blu, hanno determinato una tempesta perfetta, per la diffusione di malattie zoonotiche, vale a dire dalla fauna selvatica all’uomo, in quanto si sono ridotti gli habitat naturali di queste specie di fauna, creando un pabulum ideale di virus, pronti allo “spillover”, cioè al salto di specie.

Le malattie zoonotiche degli ultimi decenni sono state in massima parte determinate da animali, con grave e sempre più frequente virulenza e con ritmo incalzante: : 1980, Hiv da scimmie antropomorfe; 1996 e 2013, Ebola da macachi; 1998, Nipah da maiali; 2002,Sars da pipistrelli e zibetti; 2003, H5N1 da volatili; 2009, H1N1 da maiali; 2014, Mers da pipistrelli e cammelli; 2016, Zika da zanzare; 2020, Coronavirus o Covid-19 da pipistrelli, con un virus anomalo, del quale in gran parte si ignora la biologia. In Cina e in alcuni paesi orientali i suddetti animali – per noi occidentali mostruosi o repellenti – vengono ammassati in luridi mercati, dove nelle gabbie convivono con altre specie animali o con le carcasse depositando feci e urine, macellati a vista, spargendo sangue e liquidi biologici. I pipistrelli, in particolare, sono come ordigni esplosivi naturali, contenendo nel loro corpo oltre sessanta specie di coronavirus.

Tant’è che il governo cinese, per tentare di sradicare queste pessime abitudini alimentari della popolazione, paga per togliere gli animali selvatici dalla tavola, ritirandoli dal commercio: serpenti, ratti, cavie, pipistrelli, istrici, zibetti, volatili selvaggi, muntjac una specie di piccolo cervo. I prezzi oscillano da tre euro a per ogni cavia, a 81 per l’istrice, a 316 per il muntjac. La Terra è un macro-organismo vivente unitario, per salvare il quale è necessaria una profonda conversione ecologica, ricercando un nuovo equilibrio tra uomo e ambiente. Per essere preparati al domani, in quanto – sulla base delle evidenze storiche e scientifiche – saremo tutti di nuovi esposti in un futuro più o meno lontano. Molti aspetti della lotta che l’umanità ha messo in atto contro il coronavirus serviranno come modello per frenare i disastri ambientali e, quindi, la salute dell’uomo.

(ITALPRESS).

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