CON LA VAR L’ARBITRO E’ FINITO

Ho fatto televisione per quarant’anni. Mi ha dato fama e soldi. E mi sono divertito. Ho chiuso quando è arrivato un cambiamento sostanziale del mezzo che ha sostituito i giornalisti con gli opinionisti, in genere ex calciatori alfabeticamente deboli, realizzando la disfatta di una professione (resiste, per fortuna, il mestiere). Il sindacato e i perditempo un giorno aggredirono Bonolis perché a Domenica In aveva intervistato un tizio detto il Mostro di Genova; oggi consentono la rimozione dei giornalisti perinde ac cadaver e l’esercizio abusivo a millanta intervistatori da strada. O da campi.
Non è un caso che nell’improvviso vuoto culturale dell’informazione sportiva – spazi riempiti solo da tv, Rai esclusa – pochi affaristi ascoltati da Tavecchio (prima usato poi cacciato) abbiano potuto imporre la VAR, ovvero effettuare un vero colpo di stato ai danni del gioco – per me – più bello del mondo, ottenendo come primo risultato la distruzione degli arbitri e l’avvio alla demolizione del gioco. Fra sabato e domenica – seguendo ormai in schiavitù da video Juventus, Inter, Bologna, Napoli, Milan e Fiorentina – ho avuto la conferma che l’arbitro è finito, con grande soddisfazione di Nicchi, Rizzoli (e Collina): ancora una volta la perfetta direzione di Roma-Milan da parte di Orsato, un arbitro libero e bravo, ha denunciato i limiti di una categoria schiavizzata; ma passi, qualcosa succederà quando si farà acuta la crisi di vocazioni; ma c’è di peggio: gli arbitri e i loro nuovi strumenti hanno reso inguardabili le partite, interrompendole e spezzettandole contro l’innata natura del gioco continuo, veloce, reclamizzato come nuova espressione d’energia rispetto al “vecchio calcio lento e elaborato” e invece dannato a improvvide attese. I tre minuti e cinquantanove secondi di attesa a San Siro per sapere se Lukaku avesse o no segnato dovrebbero far vergognare i complici di una presunta riforma che evidentemente ha fini di lucro: ho chiesto dieci volte di conoscere i costi d’uso e di acquisto della VAR, nessuno mi ha risposto. Evidentemente mi nuoce esser giornalista.
E la pace promessa? Ricordate quando gli ex fischiettoni assicuravano che “non ci saranno più risse”? L’altro Lukaku, quello della Lazio, ha fatto ribollire Firenze, mentre altre manifestazioni d’allegria si erano già svolte in mezza Italia, sempre a cura dell’Associazione Arbitri, nota associazione a deprimere.
L’accostamento tv-VAR mi è venuto ricordando antiche esibizioni televisive di qualità. Come dire un Processo alla Tappa con Sergio Zavoli, padrone del mezzo, nel 1969 e un Processo politico del ’71 con Enzo Forcella, intellettuale di qualitá prestato ai nuovi media. Con Zavoli dibattito svelto, appassionante, in diretta; con Forcella – non sua la colpa – ore e ore di registrazione con interruzioni, ripensamenti, rifacimenti, fino alla noia.
Così ho trascorso l’ultima giornata di campionato, scoprendo peraltro una protagonista che può fare a meno dei diabolici strumenti arbitrali: l’Atalanta. La miracolosa Dea del gol ne prende e ne fa così tanti, che gliene neghino o no, da dar comunque spettacolo. Sarebbe bello se vincesse lo scudetto.

Vuoi pubblicare i contenuti di Italpress.com sul tuo sito web o vuoi promuovere la tua attività sul nostro sito e su quelli delle testate nostre partner? Contattaci all'indirizzo [email protected]