Colpita la torre della tv a Kiev. Zelensky parla con Biden: “Grazie per il sostegno”

KIEV (UCRAINA) (ITALPRESS) – La situazione in Ucraina peggiora. In attesa del secondo round di colloqui previsti probabilmente domani, sul campo il Cremlino ha aumentato ulteriormente gli attacchi e lo ha fatto ancora una volta colpendo i civili. Kharkiv, la seconda città del Paese, è stata martellata tutto il giorno dal fuoco di Mosca. Sono stati bombardati a ripetizione gli edifici residenziali che hanno causato decine di morti fra i quali donne e bambini ed in mattinata una violenta esplosione ha distrutto il palazzo governativo nella piazza principale. Un’escalation di violenza inaudita che nel pomeriggio invece si è concentrata su Kiev. Per la prima volta dall’inizio del conflitto i russi hanno puntato alle infrastrutture televisive, attaccando la sede della tv di stato e uccidendo almeno cinque persone.
Telefonia e internet, ad una settimana dall’invasione, continuano a funzionare ma non è escluso che nelle prossime ore l’obiettivo sia limitare il più possibile la comunicazione all’interno del Paese. Putin ha ordinato anche l’attacco ad un luogo simbolico: il bombardamento al memorial della Shoah nella Capitale ha destato indignazione e c’è allarme anche per la cattedrale di Santa Sofia, luogo simbolo della religione ucraina, che potrebbe essere nel mirino.
L’escalation, insomma, non accenna a diminuire ed è difficile su queste basi trovare un accordo nel prossimo negoziato fra le due parti. La Russia ha posto tre condizioni per fermare la guerra: il riconoscimento internazionale della Crimea, la smilitarizzazione dell’Ucraina e l’assicurazione che il Paese non entrerà mai nella Nato ma per Kiev è difficile scendere a patti con la pistola puntata alla tempia.
Il presidente Zelensky sa bene che l’esercito di Putin è nettamente più forte ma finora le grandi città sono ancora in mano ucraine e Mosca sta incontrando più difficoltà del previsto. Anche per questo, probabilmente, fra i russi è cresciuto il nervosismo e gli attacchi alla popolazione inerme potrebbero spiegarsi in questo modo. La paura è che le centinaia di tank in marcia da nord possano sferrare l’offensiva finale su Kiev entro breve ed in quel caso anche la resistenza “partigiana”, quartiere per quartiere con le bombe molotov artigianali costruite in casa, difficilmente riuscirà a contrastare lo strapotere degli invasori.
Intanto, voci sempre più insistenti danno ormai sul suolo ucraino anche reparti bielorussi; una notizia che, se confermata, rappresenterebbe un ulteriore aggravamento della crisi per il coinvolgimento di un paese terzo.
L’Unione Europea, nel frattempo, ha accelerato le procedure di ingresso dell’Ucraina nella comunità: lo status di Paese candidato è stato approvato a stragrande maggioranza da 637 votanti; 13 i contrari e 26 le astensioni. Un’attestazione di vicinanza a Kiev anche se non sarà questo a stoppare la violenza di Putin. La solidarietà internazionale è importante ma per fermare le bombe serve altro. Biden, stasera, dovrebbe pronunciare un altro discorso di condanna assoluta alle bombe ma finora le parole delle diplomazie internazionali non hanno sortito effetto. E nemmeno le sanzioni, durissime ma fin qui inutili.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha riferito su twitter di un colloquio con Joe Biden: “Ho appena avuto una conversazione con il presidente degli Stati Uniti. È stata discussa la leadership americana sulle sanzioni anti-russe e sull’assistenza alla difesa all’Ucraina. Dobbiamo fermare l’aggressore il prima possibile. Grazie per il vostro sostegno!”.
(ITALPRESS).

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