ROMA (ITALPRESS) – “Ho una perplessità su me stesso: in panchina non vado da nove mesi e chissà per quanto ancora. Non ricordo da quanto non analizzo una gara. E allora ho pensato: o mi rincoglionisco del tutto oppure dopo anni di concentrazione faccio riposare la testa e va a finire che mi viene pure una genialata”. Queste le considerazioni che il ct della nazionale azzurra di pallanuoto, Sandro Campagna, affida al Corriere dello Sport in un’intervista in edicola oggi. Finalmente ripartono i campionati e il condottiero del Settebello non può che esserne felice. “Il nostro è uno sport invisibile da marzo, sembriamo uno sport morto e sepolto e la colpa, forse, è anche un pò nostra. Speriamo di poter andare avanti, non c’è più niente di scontato. Questo periodo ha evidenziato le nostre fragilità, quelle di uno sport che si deve organizzare meglio. Quando si diceva che perdevamo terreno nei confronti degli altri sport era vero. Lo stare in una piscina, che costa. Ma dobbiamo anche farci sentire.
Lo hanno fatto quelli dello spettacolo, del cinema, del teatro. Nei programmi tv c’è sempre qualcuno che fa capire le ragioni. Tra noi dello sport ho visto poche persone che vanno a tutelare il nostro mondo”.
Ecco perchè Campagna ha firmato il Manifesto di Berruto: “Voglio far sentire anche io la mia voce. In Italia non si considera importante lo sport, perchè lo si guarda quando si vincono le medaglie. Oppure conta solo il calcio, forse il basket. Il resto viene preso come qualcosa su cui c’è voglia di mettere le mani ma senza conoscere la materia. Qualche anno fa l’avevo detto: senza il sostentamento delle sponsorizzazioni è un problema. Da anni i soldi sono sempre meno. Il credito d’imposta è una cosa necessaria per salvare il movimento. Dobbiamo invitare a investire”. Per tanti anni il campionato italiano è stato il più bello. “Vero. Ma era una bolla che sta esplodendo. Ci vuole un grande grido di dolore, le istituzioni ci ascoltino. Però anche noi come pallanuoto dobbiamo avere una task force politica e tecnica per esprimere qualità nei tavoli di confronto”. Si riparte con qualche novità. “Abbiamo cambiato formula. Permette un inizio e forse una fine. Si gioca di meno, si è distribuito tutto in maniera più lunga e fluida nella fase invernale. E speriamo a tarda primavera di fare i play-off. Sono ansioso e desideroso che parta per vedere i giocatori, gli allenatori a bordo vasca…”.
“Quattordici squadre sono troppe, non ce la fanno. La stragrande maggioranza ragiona da professionisti. Noi dobbiamo guardare verso l’alto, non verso il basso. Chi si adegua deve restare dentro un’èlite. In A1 bisogna andare con regole e con una forza per poter superare tutto”, dice Campagna che poi parla del campionato in chiave Settebello. “Normalmente avremmo già fatto cento partite, a oggi siamo a zero. In chiave azzurra, quei 20-25 diventeranno 40. Perchè dobbiamo puntare sì a Tokyo, ma anche a Parigi. I più giovani lo devono capire, spero diano uno scossone”. Per quel che riguarda il suo lavoro da ct Campagna dice: “Il mio programma era incastrato in un sistema che ora non funziona. L’ho cambiato 7-8 volte. Non so nemmeno come farlo. Con le convocazioni rischi contagi, lockdown, quarantene. Preferisco che si allenino e giochino. Per questo è importantissimo ripartire. I giocatori devono avere certezze: allenamenti e il sabato la partita. Se levi queste due cose, non possono pensare all’Olimpiade”. Poi ammette: “La prima volta avevo affrontato tutto con maggiore vigoria, adesso c’è un pò di stanchezza. Ho imparato ad avere più pazienza. Mi sono battuto per proteggere il mio sport, a settembre, con le riunioni, le nottate, per cercare una nuova formula, i protocolli. Abbiamo lavorato duramente. Ora aspetto il mio turno per la rivalsa”.
(ITALPRESS).
Campagna “Si riparte, la pallanuoto deve farsi sentire”
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