Camici e divise contro il Covid, l’impegno dei medici e della difesa

ROMA (ITALPRESS) – Più di un migliaio tra medici, infermieri, biologi, veterinari, farmacisti, psicologi, tecnici di laboratorio e altri operatori, tutti con una caratteristica: indossare oltre al camice una divisa. Tanti sono gli operatori sanitari del comparto Difesa e Sicurezza che hanno offerto il loro impegno durante la pandemia da Covid-19. E lo hanno fatto su tutto il territorio nazionale, nella prima e seconda ondata, facendo tamponi e dando infine il contributo negli hub vaccinali. A loro è dedicato il convegno organizzato da FNOMCeO “Riflessioni sulla pandemia da Sars-Cov2. Il Contributo del Comparto della Difesa e Sicurezza sulla mitigazione e nel contrasto” che si è svolto a Roma presso la Scuola di Perfezionamento per le Forze di Polizia. All’evento erano presenti, tra gli altri, il Commissario straordinario all’emergenza, Francesco Paolo Figliuolo; il ministro della Salute, Roberto Seranza; la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese; il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini; il Capo della Polizia di Stato, Lamberto Giannini.
“Questo incontro vuole essere anche un momento di ringraziamento per l’impegno e la dedizione profusi da tutto il personale sanitario del comparto della Difesa e Sicurezza. Un grazie per l’impegno, il sacrificio e il sostegno fornito al Servizio Sanitario Nazionale durante tutta la pandemia. Abbiamo superato abbondantemente i 4.850 milioni di contagi nel nostro Paese, oltre 4,6 milioni di persone sono guarite dal Covid e lo si deve anche al grande impegno di tutti gli operatori della sanità e anche al contributo fondamentale del comparto difesa e sicurezza”, ha detto il presidente di FNOMCeO, Filippo Anelli, ricordando come il comparto durante l’emergenza “ha dato prova del suo ruolo e del suo valore, nelle fasi più critiche sono stati allestiti ospedali da campo. Fondamentale poi è stata l’azione svolta per l’attuazione del piano nazionale vaccinazioni, oltre 92 milioni di dosi somministrate in Italia – ha ricordato – l’87% della popolazione ha ricevuto almeno una dose e l’84% ha completato il ciclo, mentre continua incessante la pressione sui non vaccinati per incrementare le prime dosi e soprattutto su coloro che da 6 mesi hanno completato il ciclo vaccinale per sottoporli alla terza dose e proteggere la popolazione con maggiori rischi. Siamo di fronte a una pandemia che ha fatto fermate il mondo e continua a mietere vittime sia nella popolazione che tra i medici, oggi purtroppo 365 colleghi hanno perso la vita a causa della pandemia. Questa pandemia, che ci tiene ancora in grande apprensione per lo sviluppo della quarta ondata, soprattutto in Europa, mostra come il virus Covid non sia domato e le terribili conseguenze, nel nostro Paese sono contenute solo grazie all’alta percentuale di vaccinazioni somministrate ai nostri cittadini. Questa vaccinazione -ha concluso Anelli – è oramai considerata un requisito essenziale per l’esercizio della professione, così come definito dalla legge, e non può esserci medico che non crede all’efficacia del vaccino. Per questo servono norme chiare e adeguate, di facile e uniforme attuazione in modo tale che il messaggio sulla validità del vaccino parta proprio dai sanitari, testimoni della sua straordinaria efficacia”.
E proprio sui numeri delle vaccinazioni che il Commissario straordinario all’emergenza, Francesco Paolo Figliuolo,ha ricordato come il lavoro non sia ancora terminato. “Siamo quasi all’87% di over 12 con almeno una somministrazione, oltre 45,5 milioni di immunizzati, però questo nemico infido bussa sempre alla porta e ci dobbiamo scudare sempre di più. Gli obiettivi raggiunti sono stati possibili grazie allo spirito di generosità degli italiani che – ha evidenziato Figliuolo – hanno risposto alla campagna vaccinale non solo per la propria tutela, ma anche come un altruistico atto di responsabilità nei confronti della collettività. Non siamo ancora al finale e non è tempo di consuntivi, la campagna vaccinale prosegue con le terze dosi, ieri abbiamo somministrato oltre 140 mila dosi, stiamo andando ad oltre 110-120 mila di media”. Anche il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha parlato di una “sfida non ancora risolta” e con l’Europa travolta dalla quarta ondata “sarebbe un grave errore abbassare la guardia”.
Per il ministro l’Italia “ha retto e tenuto. Le istituzioni democratiche a tutti i livelli hanno attraversato nel loro ambito una delle fasi più difficili della nostra storia e penso di poter dire che hanno saputo gestire una pandemia che ha messo tutti a grande prova. Noi nel vaccino abbiamo trovato l’arma fondamentale per gestire questo passaggio. Se possiamo rivendicare dati migliori di altri Paesi è perchè si è fatto un grande sforzo, ma deve essere considerato un punto di partenza, la partita è ancora difficile e richiede il massimo impegno di tutti. La dura lezione della pandemia -ha avvertito Speranza – deve farci riflettere, il Sistema sanitario nazionale è la pietra più preziosa che abbiamo e per troppi anni è stata considerata un costo, ora dobbiamo dire con tutta la forza possibile che quel passato non tornerà mai più, il Ssn merita investimenti, risorse e cura. Dobbiamo prenderci cura come istituzioni di chi si prende cura di noi, in legge di bilancio stiamo provando a invertire la tendenza, questo anche grazie alle risorse del Pnrr. Il Ssn è la premessa per ogni ripartenza, noi volgiamo che l’Italia corra e sia uno dei paesi principali a livello globale per innovazione, sviluppo, crescita e benessere. Per farlo serve un Ssn di qualità, di eccellenza, radicato e capillare”.
Per la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese “il governo ha saputo mantenere la barra dritta nel prendere decisioni così complicate, anche prima di altri paesi europei. Poi è arrivato il vaccino e non vedevamo l’ora di fare questa iniezione che ci faceva sentire più liberi, ora non vediamo l’ora di fare la terza dose”. La titolare del Viminale ha poi ricordato le manifestazioni no green pass che da settimane si susseguono sui vari territori: “si tratta di una percentuale rumorosa che crea problemi, abbiamo emanato una direttiva e non è stato semplice ma era doveroso procedere perchè serviva bilanciare diritti: quello a manifestare ma anche il diritto alla salute pubblica. Era quindi necessario considerando i molti sabati di fila di manifestazioni che hanno limitato il diritto alla mobilità, al lavoro e alla salute. Siamo stati anche criticati per l’uso di idranti ma era per tutelare il diritto al lavoro e non si poteva intervenire diversamente”, ha aggiunto. Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha ricordato che le misure assunte in questi quasi due anni “hanno consentito di fronteggiare l’emergenza, abbiamo pagando comunque un prezzo altissimo, ma l’abbiamo fronteggiata efficacemente. Le misure sono state vissute dagli italiani con grande responsabilità e dignità, questo sforzo non può essere vanificato, dobbiamo continuare a lavorare secondo le indicazioni che le autorità sanitarie, governo e commissario stanno assumendo e assumeranno. Dobbiamo fare in modo che la libertà di ciascuno non vada a inficiare l’interesse collettivo e fare in modo che se ci sono comportamenti irresponsabili vengano sanzionati, perchè c’è in gioco l’interesse collettivo e la salute della comunità”, ha concluso Guerini.
(ITALPRESS).

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