Bankitalia, nel 2020 Pil Lombardia -9,4% e -77mila occupati

MILANO (ITALPRESS) – Nel 2020 il prodotto interno lordo regionale (PIL) è diminuito del 9,4 per cento, in misura leggermente più intensa che nella media nazionale. A rivelarlo è il rapporto annuale della Banca d’Italia sull’Economia della Lombardia. Il fatturato delle imprese è diminuito di circa il 6 per cento in Lombardia nel 2020 e la caduta della domanda e il timore di conseguenze permanenti sull’economia hanno avuto ripercussioni negative sull’accumulazione di capitale: quasi il 60 per cento delle imprese ha ridotto gli investimenti nel 2020, determinando un calo dei flussi del 12,6 per cento (-3 per cento nel 2019). Secondo le stime, la diminuzione degli investimenti ha interessato anche quelli indirizzati ad aumentare la sostenibilità ambientale e a fronteggiare i rischi derivanti dal cambiamento climatico. I prestiti bancari alle imprese sono tornati ad aumentare in Lombardia a partire dal marzo del 2020 e hanno accelerato nei mesi successivi (7,3 per cento l’incremento nel 2020, da una flessione del 2,6 per cento nel 2019). La produzione industriale è scesa di circa il 10 per cento, in linea con la media italiana, e il calo è stato più intenso tra le imprese di dimensioni più ridotte e nei comparti legati alla moda e nella siderurgia.
In seguito alla crisi pandemica, nel 2020 le condizioni del mercato del lavoro in Lombardia sono rapidamente peggiorate, con una riduzione significativa del tasso di occupazione: il calo è stato dell’1,7 per cento (2,0 in Italia), corrispondente a circa 77.000 occupati in meno rispetto al 2019. I lavoratori autonomi e i dipendenti a tempo determinato sono diminuiti rispettivamente del 2,1 e del 14,6 per cento, quelli a tempo indeterminato sono rimasti sostanzialmente stabili. Nella media dell’anno il saldo tra assunzioni e cessazioni è stato negativo per quasi 22.000 posizioni lavorative e sono stati creati circa 94.000 posti di lavoro in meno rispetto al 2019. Le ricadute dell’emergenza sul numero degli occupati sono state mitigate dall’eccezionale ricorso ai regimi di integrazione salariale: nel complesso le ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni (CIG) sono state oltre 17 volte quelle del 2019, e a queste si sono aggiunte le ore dei Fondi di Integrazione Salariale e degli altri fondi di solidarietà, che hanno raggiunto il 35 per cento delle ore totali autorizzate. Il forte ricorso alla CIG e ai Fondi ha compensato la significativa riduzione delle ore lavorate, diminuite nella media dell’anno dell’11,4 per cento, in linea con il dato nazionale.
Le stime hanno evidenziato che lo sviluppo digitale in Lombardia è stato ancor più rilevante durante la pandemia di Covid-19: la regione ha un livello di digitalizzazione superiore a quello dell’Italia in termini di dotazione infrastrutturale, utilizzo delle reti, competenza digitale, utilizzo dei servizi online da parte delle famiglie, livello di digitalizzazione delle imprese e offerta di servizi digitali degli enti locali. La quota di lavoratori dipendenti lombardi del settore non agricolo che ha lavorato almeno in parte da remoto è stata in media pari al 18,2 per cento (1,8 nel periodo corrispondente del 2019), una quota superiore a quella nazionale (14,8 per cento). Il ricorso al lavoro agile è stato più contenuto nella media del settore pubblico (21,0 per cento dei dipendenti), e ancora minore nell’industria e nei servizi a basso contenuto di conoscenza, caratterizzati da minori margini di telelavorabilità.
Nel 2020 il reddito disponibile delle famiglie lombarde si è ridotto del 2,9 per cento a prezzi costanti rispetto all’anno precedente, con un marcato aumento della disuguaglianza nei redditi da lavoro delle famiglie. Nel 2020 i consumi delle famiglie lombarde si sono ridotti del 12,4 per cento a prezzi costanti rispetto all’anno precedente, interrompendo la fase di moderata ripresa avviatasi nel 2014.
L’attività dei servizi in Lombardia si è fortemente ridotta: in quelli privati non finanziari il fatturato a prezzi costanti è sceso dell’11,4 per cento. Nel commercio al dettaglio, le vendite sono diminuite del 6,5 per cento, con cali accentuati nella prima parte dell’anno e nel quarto trimestre. Il fatturato degli altri servizi è diminuito del 12,3 per cento, con una riduzione più accentuata nei comparti che richiedono maggiore interazione sociale, come i servizi alle persone e quelli di alloggio e ristorazione. Questi ultimi hanno risentito della riduzione degli arrivi turistici in regione, scesi di due terzi rispetto all’anno precedente, con una flessione più intensa per gli stranieri, la cui spesa in Lombardia si è ridotta di circa il 61 per cento.
Nel 2020 le esportazioni della regione sono diminuite in misura considerevole nel primo semestre: hanno recuperato solo parzialmente nei mesi successivi, calando del 10,6 per cento nel complesso dell’anno (-11,0 per cento le importazioni). Valutate a prezzi costanti, le esportazioni sono diminuite del 9,8 per cento, più del commercio mondiale (-5,4 per cento) e della domanda potenziale (-6,6 per cento).
Le compravendite di abitazioni sono scese nel 2020 del 7,9 per cento rispetto all’anno precedente, in linea con l’andamento registrato nella media italiana, mentre i prezzi sono aumentati nella media dell’anno, in misura più intensa rispetto al dato nazionale. Le transazioni di immobili non residenziali sono diminuite dell’11,0 per cento, dopo oltre un quinquennio di crescita, mentre le quotazioni hanno ristagnato. Nel 2020 l’emergenza sanitaria ha interrotto bruscamente la fase di moderata ripresa che aveva interessato il settore delle costruzioni dal 2016: la produzione si è arrestata nei mesi di marzo e aprile, in seguito alle misure governative di sospensione delle attività, e la produzione totale del settore è diminuita di circa il 10 per cento.
Nei Comuni lombardi, i minori incassi per le entrate tributarie ed extratributarie, la cui flessione può essere ricondotta alla crisi pandemica, sono stati pari a circa 611 milioni di euro (6,2 per cento delle entrate correnti) nonostante gli enti territoriali lombardi abbiano affrontato la pandemia partendo da una situazione finanziaria nel complesso migliore di quella delle altre regioni a statuto ordinario, disponendo in media di avanzi di bilancio più ampi e di livelli di indebitamento inferiori.
(ITALPRESS).

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