Agricoltura e ambiente, il Lazio punta sulla sostenibilità

ROMA (ITALPRESS) – Intorno al tema della sostenibilità si gioca una sfida fondamentale su tanti fronti, in vista anche degli obiettivi europei dell’Agenda 2030, che prevede diciassette obiettivi legati all’ecosostenibilità, alla stabilità politica regionale e mondiale e al piano di investimenti per il Green deal europeo 2050, il piano di transizione ecologica per raggiungere le emissioni zero entro il 2050. C’è la possibilità di migliorare le condizioni di vita dei cittadini e di realizzare un modello virtuoso per la cura e per la valorizzazione del territorio e dell’ambiente, intervenendo anche sull’agricoltura. C’è la possibilità e la necessità di garantire la sicurezza dei prodotti agroalimentari, di intervenire sulla qualità urbana delle città e sull’inquinamento, di valorizzare il patrimonio paesaggistico e di promuovere il turismo e di produrre sviluppo e innovazione in vari campi strategici come le energie rinnovabili e l’economia green. Il tema della sostenibilità è trasversale ed è uno dei motori di sviluppo del Lazio che la Regione sta realizzando con progetti, investimenti e atti legislativi.

Il presidente VIII Commissione Agricoltura e Ambiente della Regione Lazio, Valerio Novelli, ha parlato con Italpress dei piani e degli interventi che la Commissione sta portando avanti su questi temi. ‘Il Piano di sviluppo rurale del nuovo settennato l’assessorato di riferimento, ossia quello dell’agricoltura, insieme alla direzione, lo stanno ancora pianificando e progettando. Sicuramente, anche se non ho ancora un riscontro certo, le misure saranno per esempio sul biologico, sui giovani, sul passaggio da un’agricoltura tradizionale a una biologica – ha spiegato Novelli – Questo anche per venire incontro al discorso della transizione ecologica che stiamo portando avanti con il nuovo assessorato di Roberta Lombardi. I due assessorati, cioè agricoltura e transizione ecologica, stanno lavorando in sinergia proprio perché siamo convinti che sia l’agricoltura che anche il nuovo modo di ripensare l’impresa rispetto alla transizione ecologica devono andare di pari passo”.

A unire il connubio tra ambiente e agricoltura e l’incentivazione del settore biologico è la legge sui biodistretti, che permette alle aziende agricole di unirsi ed essere maggiormente competitive sui mercati nazionali e internazionali: ‘E’ stata un’ottima legge – afferma il presidente – perché va incontro proprio all’indirizzo politico che questa legislatura ha voluto mettere in campo già da subito, ovvero quella di fare rete fra imprese e aziende agricole. Diventa fondamentale per essere più competitivi soprattutto a livello internazionale. Vogliamo far cadere lo stereotipo de ‘l’ettaro è mio e lo gestisco io’ e la legge sui biodistretti va proprio verso questo senso: mette in rete aziende agricole di trasformazione di turismo rurale, le fa convivere e le fa partecipare insieme”. Poi Novelli ha proseguito spiegando che “subito dopo l’uscita di questa legge abbiamo riscontrato un grandissimo interesse verso questi biodistretti e ne incentiva la nascita. Proprio la settimana scorsa sono stato all’inaugurazione della nascita del biodistretto etrusco-romano, abbiamo ricevuto la volontà dei sindaci dei Castelli di far nascere il biodistretto di Marino e i comuni limitrofi, ne sta nascendo un altro nella Tuscia nord.

E ha annunciato: “La prossima settimana porterò in commissione da me i due piani triennali che hanno presentato i biodistretti di via Amerina, il più antico che abbiamo qui nel Lazio e quello Etrusco Romano proprio per dare un segnale che la politica c’è, che è accanto a queste iniziative, pronta per incentivarli. La legge, oltre a definire che cos’è un biodistretto e a definire gli organi amministrativi dello stesso, ha una parte di finanziamenti sulla promozione e sulla diffusione dell’enogastronomia al loro interno e proprio un mese fa è uscito il primo bando da 400mila euro proprio a supporto dei biodistretti. Quindi non solo la legge funziona, ma è anche finanziata e ha anche una sua attuazione in quanto in commissione è passato da poco tempo il regolamento attuativo. Su questo la Regione ha puntato tanto”.
Per quanto riguarda la semplificazione amministrativa in agricoltura “abbiamo già fatto un grandissimo passo avanti”, ha detto il presidente”. Nell’ultimo collegato di bilancio è stato istituito l’ufficio unico per le autorizzazioni in agricoltura. In sostanza si tratta di un ufficio centrale regionale che raccoglie le richieste di permesso delle aziende agricole, sia per quanto concerne le aperture che eventuali modifiche all’attività. Prima, infatti, l’imprenditore agricolo doveva “vagare” tra gli uffici pubblici per ottenere permessi, ora invece è la Regione Lazio che, attraverso una conferenza dei servizi, convoca tutti i soggetti che sono interessati alla richiesta dell’imprenditore agricolo. In quella sede viene concesso o negato il permesso relativo alla richiesta specifica. Si tratta di una riforma nell’ottica della semplificazione.

“Mi piace fare questo esempio – ha proseguito – quando si parla di attività produttiva, un imprenditore che vuole aprire una sua attività in città può alzare tranquillamente la serranda del suo negozio e lì ci sono la luce, l’acqua, le fogne e una serie di servizi già pronti, noi invece dobbiamo capire che siamo in campagna quindi le nostre aziende agricole devono portare acqua, luce e adempiere a dei procedimenti che sono molto lunghi e che naturalmente coinvolgono più enti’.
“Quindi – ha sottolineato Novelli – il nostro imprenditore agricolo per aprire un pozzo, per esempio, doveva intraprendere un giro nella burocrazia come se fosse un pellegrino errante. Oggi, invece, in Regione Lazio abbiamo aperto un ufficio che si chiama proprio ‘per la semplificazione in agricoltura’, dove l’agricoltore, dopo che ha fatto la fase istruttoria, porta tutto allo sportello unico che lo gira in direzione, la direzione esamina il fascicolo, chiama tutti gli enti in una conferenza di servizi e quel giorno a quell’ora viene dato il permesso all’agricoltore per fare ciò che aveva chiesto di fare. Naturalmente l’ente che non viene si dichiara come silenzio assenso. Questa è un po’ una rivoluzione del mondo agricolo. Più che la distribuzione dei fondi, l’agricoltore aveva necessità di una semplificazione nelle procedura e utilizzando proprio la conferenza dei servizi in questo senso abbiamo dato una risposta forte a questa esigenza”.

Il presidente Novelli ha poi fatto un focus sulla redditività dell’azienda e dell’imprenditore agricolo: ‘Abbiamo fatto un’ulteriore rivoluzione in Regione trasformando la vecchia legge sugli agriturismi nella cosiddetta ‘diversificazione agricola’. Oggi l’imprenditore agricolo in regime di multifunzionalità, ossia da solo, oppure di multimprenditorialità, ossia insieme a un altro, possono all’interno della propria attività agricola inserire delle attività connesse all’agricoltura stessa dando quindi nuova linfa e reddito all’azienda. Questa diversificazione naturalmente deve partire dal fatto che l’azienda agricola ha sempre la sua preminenza. Infatti, le attività connesse possono essere effettuate all’interno dell’azienda agricola utilizzando solamente il 10% dell’estensione al massimo fino a un ettaro. Questo ha aperto naturalmente tantissimi scenari: gli agricoltori oggi possono all’interno della loro azienda agricola ospitare un maneggio, un orto sociale, un ristorante a servizio dell’agriturismo e questo dà una forte redditività nuova rispetto al solo seminare. Abbinato alla semplificazione ecco che oggi io dico sempre che se questa legislatura sarà ricordata lo sarà per ciò che abbiamo fatto per il comparto agricolo e per i piani di assetto dei parchi”.

Infatti, durante questa legislatura Novelli ha lavorato molto per quanto concerne l’approvazione dei Piani d’Assetto dei Parchi laziali. In questi 3 anni e mezzo di legislatura sono stati approvati in via definitiva sette Piani d’Assetto: Parco dell’Appia Antica, Riserva Naturale dell’Insugherata, Parco del Gran Sasso e Monti della Laga, Riserva Naturale di Decima Malafede, Riserva Naturale di Acquafredda, Parco della Marcigliana e Riserva Naturale Montagne della Duchessa. ‘Un piano d’assetto è uno strumento urbanistico e di pianificazione e di sviluppo economico che regola tutta la vita del parco stesso – ha spiegato – I nostri parchi erano completamente ingessati rispetto uno sviluppo perché erano soggetti alle norme di salvaguardia che sono molto stringenti, il piano di assetto invece dà una prospettiva di sviluppo ecosostenibile del territorio. Dal 1997, con l’entrata in vigore della legge regionale 29 che legifera sui parchi, era stato fatto un solo piano d’assetto su quasi circa 20 parchi. Noi siamo la Regione che ha più aree protette in italia e questo grande ritardo ha messo in difficoltà non solo la tutela stessa del territorio, ma anche le attività produttive, soprattutto agricole, che si trovano all’interno del parco’.
“Negli anni ‘80-’90 – ha detto ancora Novelli – iniziano a formarsi queste aree naturali protette per mettere uno stop alla grandissima speculazione edilizia che in quegli anni imperversava sul territorio di Roma e gli agricoltori erano avvantaggiati a fare agricoltura nel parco, ma con le norme l’assioma si è completamente rivoltato. Oggi invece solamente con questa legislatura ne abbiamo portati a compimento 7, tra cui alcuni che sono fondamentali come il parco dell’Appia Antica uno dei più belli che tutto il mondo ci invidia, anche perché ha un aspetto archeologico al suo interno, oppure il parco di decima malafede e della Marcigliana, che per estensione sono i parchi più grandi che si trovano all’interno dei confini di Roma Capitale. Il lavoro è stato molto difficile perché arrivandoci un piano d’assetto che fondamentalmente era vecchio di 35 anni, anche il territorio era morfologicamente cambiato, quindi con grande passione e responsabilità la commissione e tutti i commissari con cui lavoro ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo fatto un lavoro non soltanto di approvazione, ma soprattutto di aggiornamento del parco stesso partendo dall’ascolto dei territori, che è diventato a quel punto assolutamente fondamentale proprio per capire come era oggi la fotografia del parco”.

Sul bisogno di investire e di adottare politiche comuni sull’ambiente si parla da tempo e trova quasi tutti d’accordo. I fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza destinati all’ambiente saranno circa 70 miliardi, di cui una parte sono quelli provenienti dal Recovery Fund cui si aggiungono un miliardo e 300 milioni di React Eu e 9,32 miliardi del fondo complementare governativo che affiancherà i fondi europei. ‘I tavoli stanno lavorando in questo periodo alacremente – ha affermato il presidente – Naturalmente i progetti sono tantissimi ma partono da alcuni presupposti fondamentali che sono prima di tutto quello della decarbonizzazione della Regione Lazio. Noi oggi quei soldi che arriveranno li dobbiamo destinare a togliere completamente e azzerare le centrali a carbone che si trovano sul territorio laziale, primo tra tutti il polo industriale di Civitavecchia, uno tra i più inquinanti che si trovano nella Regione. La prima cosa che dobbiamo fare è eliminare il carbone per produrre energia, quindi ci dobbiamo rivolgere alle nuove tecnologie e quindi alle nuove forme di energia sostenibile, ovvero il fotovoltaico, l’eolico. Sicuramente parte di quei soldi dovranno andare a rivedere tutto quanto il sistema di produzione energetica della Regione Lazio. Poi naturalmente i temi sono tantissimi, ma già riuscire a spostare la produzione di energia con energia sostenibile e darci dei tempi per arrivare finalmente ad avere una produzione di energia che arrivi a tutti e che sia energia pulita è già un grandissimo risultato. Su questo l’assessorato alla transizione ecologica sta facendo un grandissimo lavoro”.
Serve però un equilibrio tra il consumo di risorse e la loro rigenerazione, così come tra produzioni inquinanti e la loro naturale eliminazione. “Il ciclo dei rifiuti è l’altro filone per investimenti del Pnrr – ha aggiunto – Noi come Lazio siamo una regione un po’ anomala perché solo noi ospitiamo una megalopoli come è Roma. Capiamo quanto è difficile riuscire a chiudere il ciclo dei rifiuti in maniera virtuosa. Sicuramente oggi la tecnologia ce lo permette. Assieme all’assessore Lombardi siamo stati da ‘Ecomondo’ a Rimini, dove abbiamo visto tante aziende sul settore rifiuti che stanno affinando e migliorando le tecniche per riciclare, riusare e trasformare il rifiuto organico per esempio in compost. Quindi le tecniche per chiudere il ciclo virtuoso dei rifiuti sicuramente ci sono, bisogna avere la volontà, i fondi e i finanziamenti e io credo che sicuramente con il Pnrr ci sarà una spinta incredibile verso questo’.
(ITALPRESS).

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