MILANO (ITALPRESS) – “E’ normale in un Paese democratico che ci siano delle proteste, ma tutte le proteste devono svilupparsi pacificamente. Ognuno è libero di esprimere la sua opinione in pubblico, ma le violenze, le strade bloccate e tutto ciò che si fa per impedire il funzionamento normale quotidiano di un paese, non è accettabile per noi. Siamo un paese democratico, rispettiamo tutti i diritti che sono previsti nella Costituzione, ma non possiamo distruggere la nostra economia ed entrare in una nuova crisi economica. Vogliamo mantenere una situazione normale e stabile, ma tutti quelli che hanno commesso crimini e hanno violato diritti dovranno risponderne di fronte alla giustizia. È una posizione chiara, e sono sicuro che il nostro governo potrà gestire tutte le situazioni normalmente”. Lo ha detto Jovan Palalic, membro della Commissione Affari Esteri del Parlamento Serbo e presidente del Gruppo Parlamentare di Amicizia Serbia-Italia e Santa Sede, intervistato dall’Agenzia di Stampa Italpress, a proposito delle proteste studentesche che da alcuni mesi stanno interessando il Paese balcanico.
Le proteste sono scoppiate dopo il crollo di una tettoia della stazione ferroviaria di Novi Sad,che ha provocato 16 vittime. “È stata una cosa molto triste per il nostro Paese e che ha provocato rabbia. Riteniamo legittime le protese e rispettiamo questo sentimento. Ma quando le proteste si sono trasformate in violenza ci ha dato l’impressione che dietro ci fosse qualcuno con l’obiettivo di distruggere la nostra stabilità. Il nostro Presidente della Repubblica e il nostro governo chiamano sempre al dialogo per trovare un canale politico per risolvere questa situazione. Le porte sono aperte al dialogo” aggiunge Palalic. “Devo assolutamente negare tutte le voci che dicono che la risposta delle forze dell’ordine è stata sproporzionata. Quando si attacca un poliziotto, è lecito aspettarsi una risposta dallo Stato. Speriamo comunque che le cose si pacificano in futuro” dice ancora il Parlamentare serbo.
Palalic ha poi sottolineato l’importanza dei rapporti tra il suo Paese e Roma: “L’Italia, nostro primo partner in Europa, può ascoltarci e capire che cosa realmente succede nei Balcani occidentali. E’ un paese che sicuramente non fa pressioni, non impone risoluzioni unilaterali e trova spazio per tutti nella regione, per trovare un equilibrio stabile e durevole anche ai fini della sicurezza. Siamo stati molto felici di aver avuto una risposta immediata da parte italiana per quanto riguarda la sua presenza nell’Expo 2027 che si organizzerà a Belgrado”. Altro importante obiettivo serbo per i prossimi anni è l’adesione all’Unione Europea: “Noi vogliamo procedere con la nostra adesione all’Unione Europea, ma in questo momento non c’è volontà da parte europea di allargarsi nei Balcani occidentali. Secondo me è un errore – spiega Palalic -.Quando parliamo delle condizioni dell’adesione, bisogna capire se stiamo parlnado di condizioni legate alle riforme o se sono condizioni politiche, perchè dal punto di vista delle riforme noi crediamo di aver fatto quanto l’Europa ci ha chiesto”. A proposito dei rapporti con la Russia, il parlamentare serbo ha detto “In questo momento noi non vogliamo imporre sanzioni contro la Russia. La nostra posizione è legata al fatto che noi siamo stati sotto sanzioni per 10 anni, e abbiamo sperimentato il fatto che le sanzioni non sono un mezzo per risolvere problemi politici perché a soffrire non è il governo, ma la gente comune, e noi questo non lo vogliamo”.
Infine, a proposito dei rapporti con la Santa Sede, Palalic ha detto “In questo momento posso dire che abbiamo buonissimi rapporti con la Santa Sede rispetto al passato. Nel passato c’erano incomprensioni e periodi in cui non potevamo trovare una lingua comune. Durante il pontificato di Papa Francesco abbiamo aperto molte strade per risolvere incomprensioni. Per quanto riguarda Papa Leone le sue parole sono molto ottimistiche per quanto riguarda la pace. I suoi incontri con il patriarca Bartolomeo nell’anno dell’anniversario dei 1700 anni del primo concilio ecumenico di Nicea sono secondo me un’occasione per tutte le chiese di trovare un nuovo spazio per il dialogo, di andare verso una comunione in futuro“.
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