Morto a 87 anni Nino Benvenuti, addio alla leggenda del pugilato italiano. Giovedì i funerali a Roma

ROMA (ITALPRESS) – Dalle Olimpiadi al titolo europeo, passando per una cintura iridata conquistata in due differenti categorie di peso. Nino Benvenutiscomparso quest’oggi all’età di 87 anniha vinto sul ring tutto ciò che poteva vincere.

Nel 1960 a Roma si laureò campione olimpico dei pesi welter, suggellando una carriera da dilettante con pochi precedenti nella storia. Il miglior prorogo per il passaggio al professionismo: campione mondiale dei pesi superwelter tra il 1965 e il 1966, campione europeo dei pesi medi tra il 1965 e il 1966, campione mondiale dei pesi medi tra il 1967 e il 1970.

Poi, appesi i guantoni al chiodo, anche una seconda vita da attore (recitò in tre film) e da giornalista sportivo (firma del Corriere della Sera e voce della Rai). Un’eredità di fama e competenza costruita negli anni. Svariati pugili americani, come Isaac Logart e Denny Moyer, attraversarono l’Atlantico per affrontarlo in Italia, ma ognuno di loro tornò a casa sconfitto.

Il match più celebre della carriera di Benvenuti si svolse però presso il Madison Square Garden di New York nell’aprile del 1967 (seguito in radio da circa 16 milioni di connazionali) e sorrise al pugile italiano, capace di imporsi ai punti nel primo capitolo iridato della trilogia (una vittoria a testa negli altri due incontri) con Emile Griffith.

Un capolavoro che valse ai due pugili il premio di ‘Fight of the Year’, riconoscimento che fu assegnato, tre anni più tardi, ad un altro match (stavolta perso) di Benvenuti, quello contro l’argentino Carlos Monzon. Nel ricchissimo palmares figura anche il premio di ‘Fighter of the Year’ nel 1968: una vittoria (l’unica di un italiano nell’albo d’oro del magazine The Ring) incastonata nell’era di Ali e Frazier.

Mentre il mondo sognava ad occhi aperti nell’epoca d’oro dei pesi massimi, Benvenuti entrava nella leggenda al limite dei 72.5 kg. Nel suo record da professionista spiccano novanta match disputati, con ottantadue vittorie (35 prima del limite), un pareggio e sette sconfitte, l’ultima delle quali nel maggio 1971 proprio contro Monzon. Nella notte di Monte Carlo l’occasione mondiale svanì sotto i colpi del picchiatore argentino dopo il getto della spugna. Una scelta del suo manager, Bruno Amaduzzi, per tutelare la salute dell’eterno campione. “Potevo ancora vincere”, furono le parole di Benvenuti riportate dalla stampa nelle ore successive al match. Non c’è controprova: l’unico dubbio di una carriera leggendaria.

CAMERA ARDENTE E BANDIERE A MEZZ’ASTA AL CONI

La camera ardente di Nino Benvenuti, sarà allestita al Salone d’Onore del Coni, a Roma, e sarà aperta da domani alle 16:30 fino a giovedì. Il presidente del Coni Giovanni Malagò, interpretando i sentimenti dell’intero movimento, esprime il cordoglio dello sport italiano alla famiglia e a al movimento pugilistico tricolore. Così il Coni in una nota. Il Coni inoltre ha disposto le bandiere a mezz’asta a Palazzo H in segno di lutto per la perdita di un campione che ha fatto grande il Paese. Una bandiera d’Italia.

I funerali di Nino Benvenuti si svolgeranno a Roma, in Piazza del Popolo, nella Chiesa degli Artisti. Ad officiare la cerimonia funebre, prevista giovedì 22 maggio alle ore 11.30, sarà Monsignor Antonio Staglianò.

LE PAROLE DI MALAGO’

“Sei entrato nell’Olimpo e hai dominato sul ring diventando un’icona senza tempo. Hai conquistato il Mondo, vincendo i Giochi di Roma ’60 e poi i titoli iridati, regalando al pugilato e a tutto lo sport italiano un esempio sinonimo di orgoglio. Ciao Nino. Le tue gesta, il tuo sorriso, la tua classe rimarranno un marchio di fabbrica intramontabile. Sei stato un campione straordinario, rimarrai una leggenda, un Mito per sempre”, ha scritto il presidente del Coni, Giovanni Malagò, su X.

ABODI “PERDIAMO UN PILASTRO DELLO SPORT ITALIANO”

“Nino Benvenuti ci ha lasciati, ma resta impresso nella memoria e nel cuore di chi lo ha conosciuto e seguito nel suo percorso sportivo, suggellato dall’oro olimpico a Roma 1960 e dalle vittorie mondiali. Le poche volte che ha perso, lo ha fatto con onore ed è stato grande anche quando è sceso dal ring, senza mai tradire l’amore per la boxe, l’eterna passione. Un italiano orgoglioso della sua terra, forgiato sin da giovane dalla fuga dalla propria casa con centinaia di migliaia di altri esuli istriani, fiumani e dalmati che lo segnò e lo forgiò nel carattere. Talento puro sul ring che fu il suo primo palcoscenico, dominato con tecnica e velocità, diventando un’icona della “nobile arte”. Oggi perdiamo un pilastro della storia dello sport italiano, che entra nel Pantheon degli immortali”. Lo dichiara il Ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi.

IL RICORDO DI PATRIZIO OLIVA

“E’ una notizia tristissima, sono molto avvilito”. Patrizio Oliva è sinceramente commosso nel ricordare la figura di Nino Benvenuti, scomparso oggi all’età di 87 anni. “E’ stato il mio faro e la mia luce, mi ha ispirato a boxare in quella maniera – sottolinea all’Italpress l’ex campione napoletano, oro olimpico a Mosca 1980 nei superleggeriMi piaceva come persona, era elegante ed aveva un linguaggio forbito. Era un uomo colto in un periodo in cui i pugili non riuscivano a mettere due parole in fila”. Oliva racconta anche un episodio particolare: “A 17 anni, quando divenni campione italiano dilettanti a Torino, Nino era presente e, vedendomi combattere, disse ai giornalisti che io ero il suo erede. Ci aveva visto lungo”.

CLEMENTE RUSSO “CON COPPI HA CAMBIATO L’IMMAGINE DELLO SPORT ITALIANO”

“Era un grande atleta anche in età avanzata. Dopo il Covid fummo ospiti insieme in una manifestazione pugilistica, quando lo chiamarono salì sul ring saltellando e passando tra le corde”. Così Clemente Russo ricorda all’Italpress Nino Benvenuti. “Ancora oggi tutti si ricordano di lui per le battaglie vinte e perse, ma soprattutto per l’oro conquistato alle Olimpiadi di Roma 1960 – prosegue l’ex peso massimo casertano, attuale dt delle Fiamme Azzurre e due volte argento olimpico – Il pugilato è sempre un po’ considerato uno sport minore, ma negli anni Sessanta Benvenuti e Coppi erano considerati degli eroi nazionali, prima dei calciatori. Questi due campioni hanno dato un’immagine diversa dei loro sport e anche io ho cercato di modificare l’idea che hanno del pugilato i neofiti della materia”. 

-Foto IPA Agency-
(ITALPRESS).

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