L’industria farmaceutica “è l’asset prioritario e strategico per la sicurezza nazionale, proprio questi valori ci spingono a chiedere alle Istituzioni risposte che aiutino la nostra filiera nella competizione globale, giocata oggi attraverso forti politiche di attrazione di investimenti e velocità”. Così Marcello Cattani, neo presidente di Farmindustria, nel corso dell’assemblea pubblica che ha visto la presenza, tra gli altri, del ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti; del ministro della Salute, Roberto Speranza; del governatore del Lazio, Nicola Zingaretta; della vicepresidente e assessore al Welfare della Regione Lombardia, Letizia Moratti. Cattani nel sottolineare come “investimenti, ricerca e innovazione nel settore farmaceutico rappresentino speranza e sviluppo per il futuro”, ha ricordato che il modello delle aziende farmaceutiche “ha funzionato perfettamente interconnettendosi con quello sviluppato durante l’emergenza pandemica grazie all’impegno comune delle autorità e degli operatori sanitari e delle imprese. Accelerazione, nuove risorse e flessibilità dei processi autorizzativi sono state le leve per vincere questa sfida. Nulla di nuovo da inventare – aggiunge Cattani – ma un modello virtuoso da rendere strutturale”. Secondo i dati di Farmindustria, in dieci anni le persone che sopravvivono dopo una diagnosi di tumore sono 1,2 milioni in più e oggi 2 persone su 3 alle quali viene diagnosticato un cancro sopravvivono dopo 5 anni, 30 anni fa erano 1 su 3 (l’83% di questo progresso si deve ai nuovi farmaci); le persone trattate con farmaci innovativi contro l’epatite C, e quindi guarite, sono circa 240 mila; i farmaci orfani autorizzati in Italia sono passati dal 2007 al 2021 da 7 a più di 100; la mortalità per malattie croniche è fortemente diminuita; molte patologie hanno ora più trattamenti, solo per fare alcuni esempi la SMA (atrofia muscolare spinale), la fibrosi cistica, la fibrosi polmonare idiopatica, la sclerosi multipla, le cronicità hanno ora più trattamenti, disponiamo di antibiotici innovativi e per le patologie neurodegenerative non si ferma l’impegno delle aziende; le terapie avanzate stanno già aumentando la possibilità di trattare diverse patologie molto importanti; le vaccinazioni hanno permesso di eradicare malattie e di controllarne altre, riducendo l’incidenza e la mortalità e consentendo di salvare milioni di vite. “Grazie alla nostra industria generiamo – prosegue il presidente di Farmindustria – benefici diretti e indiretti: 1 euro investito direttamente in studi clinici genera 3 euro di valore per l’SSN, 1 euro investito in prevenzione vaccinale genera da 16 a 44 euro di beneficio; 1 giorno di ospedalizzazione evitata dall’uso appropriato dei farmaci vale circa 1.000 euro. Per quanto riguarda i rapporti di filiera, a ogni addetto nelle nostre aziende ne corrisponde un altro nei nostri fornitori e altri due considerando tutto l’indotto. Per l’Italia le imprese del farmaco sono quindi un patrimonio, un generatore di valore su cui investire per attrarre risorse umane altamente qualificate. Il loro valore nasce da competenza, tecnologia, specializzazioni di eccellenza nella ricerca, nella manifattura, sinergia con le Università e con la filiera. E da un mix equilibrato tra aziende a capitale estero che investono molto nel nostro Paese e aziende a capitale italiano – grandi, medie e piccole – fortemente internazionalizzate. La nostra industria è quindi l’asset prioritario e strategico per la sicurezza nazionale, davanti a settori quali quello dell’energia, dell’ICT e della difesa. Proprio questi valori ci spingono a chiedere alle Istituzioni risposte che aiutino la nostra filiera nella competizione globale, giocata oggi attraverso forti politiche di attrazione di investimenti e velocità. Una concorrenza molto accesa, anche dentro l’UE, che rischia di spiazzare il nostro sistema industriale e tutta la filiera, se non sarà supportato da nuove regole, da finanziamenti adeguati e da un’Amministrazione pubblica che operi con meccanismi decisionali all’altezza della sfida. Soffriamo già di un differenziale di costi energetici, che erode la marginalità delle imprese più che in Francia e in Germania, come mostrano i dati di Confindustria. Uno shock che è destinato a durare. Pagheremo nei prossimi mesi l’aumento dei tassi di interesse, che inciderà di più sul nostro Paese tramite lo spread. Anche le forme della governance – evidenzia – devono adeguarsi al ritmo del cambiamento, per assicurare: risorse adeguate e incrementali alla domanda di salute e all’innovazione con il superamento dei tetti e dei silos di spesa; rapidità e flessibilità, perché le regole rigide non sono adatte a un mondo così veloce; partnership tra tutti i soggetti per individuare soluzioni concrete; valutazioni di impatto sulla disponibilità delle cure e sulla struttura industriale prima delle decisioni; prossimità e integrazione delle cure, grazie a nuove tecnologie e nuovi processi, che non devono trasferire la burocrazia ‘dalla carta ai bit’, ma valorizzare la responsabilità dei professionisti della salute e semplificare l’organizzazione; valutazione delle terapie non come costo ma come valore, clinico ed economico, considerando i benefici diretti e indiretti, per il paziente, per il caregiver e per il Paese. Vogliamo rilanciare la nostra azione, proponendo un’alleanza, un ‘Patto per la salute’ alle istituzioni, ai professionisti sanitari, ai ricercatori e alle comunità dei pazienti – conclude Cattani – per il miglioramento della salute, l’incremento delle risorse, l’accesso rapido e la valorizzazione di tutte le terapie, il reale riconoscimento e valorizzazione dell’innovazione, lo sviluppo economico e sociale del Paese, essendo quindi riconosciuti come partner strategico essenziale per la sicurezza nazionale. Diamoci insieme queste regole e investiremo di più, daremo più risposte alla domanda di salute, creeremo ancora maggiori opportunità di lavoro, genereremo maggiore crescita economica e sviluppo sociale”. Segnali positivi già presenti per l’occupazione che negli ultimi 5 anni è cresciuta in totale del 9%. Con un picco del +13% sia dei giovani under 35 sia delle donne. Crescita che è stata registrata anche negli investimenti nel 2021 pari a 3,1 miliardi di euro, 1,7 in R&S e 1,4 in produzione. In particolare, nella R&S l’aumento negli ultimi cinque anni è stato quasi del 15%. La produzione ha fatto segnare un aumento dell’8%, nei primi 4 mesi dell’anno integralmente grazie alla crescita dell’export (+32%), secondo i dati Istat. L’Italia del farmaco, anche se con un rallentamento della crescita tra il 2019 e il 2021, si conferma nel 2021 ai vertici per produzione in UE, con 34,4 miliardi di euro, insieme a Germania e Francia, grazie a un export che ne ha determinato oltre l’85% negli ultimi 5 anni. L’altra parte della medaglia mostra però un aumento dei costi di energia e logistica, che hanno avuto un incremento del 350% tra gennaio 2021 e marzo 2022.
(ITALPRESS).
Settore farmaceutico asset strategico per la sicurezza nazionale
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