Si è aperta sulle note di Bella Ciao e di Fischia il vento e si è chiusa con l’Inno alla Gioia, ossia l’Inno Europeo, e l’Inno di Mameli la commemorazione istituzionale del Comune di Milano per il 75esimo anniversario della Festa della Liberazione. A prendere la parola nel cortile di Palazzo Marino sono stati il sindaco Giuseppe Sala, il presidente provinciale dell’anpi, Roberto Cenati, e la presidente provinciale di Libera, Lucilla Andreucci.
“Il 25 aprile ha sempre avuto una grande importanza per me – ha detto il sindaco Sala – e per questo è un dolore non poterlo festeggiare con i miei concitttadini e mi rattrista non vedere le strade piene e in festa. La situazione drammatica che stiamo vivendo ci aiuta ancora più a comprendere il valore del sacrificio di chi 75 anni fa ha lottato per la nostra libertà. A tutti loro va il nostro grazie, la nostra riconoscenza e la nostra ammirazione. La lotta per la Liberazione ci ha insegnato a resistere, a lottare e a vincere uniti, superando le differenze per costruire un mondo migliore”.
“Per questo il 25 aprile è davvero la festa degli italiani”, ha affermato Sala, che ha quindi concluso il suo intervento con le parole di Luis Sepulveda, scrittore cileno recentemente scomparso a causa del coronavirus: “ammiro chi resiste, chi ha fatto del verbo resistere carne, sudore, sangue, e ha dimostrato senza grandi gesti che è possibile vivere, e vivere in piedi anche nei momenti peggiori”.
Dopo di lui ha preso la parola Roberto Cenati, che ha voluto ringraziare in primis “i dipendenti del Comune che oggi hanno posto dei fiori sulle oltre 400 lapidi dei partigiani”. In merito alla “fase drammatica che mai ci saremo immaginati di oggi – ha poi detto – dobbiamo fare nostri i valori dei combattenti per la libertà, come quelli degli gli oppositori politici, dei deportati e degli ebrei milanesi. Sono i valori di solidarietà, di dedizione al bene comune e dell’interesse collettivo, dell’unità. Valori che sono in netto contrasto con i nazionalismi e con la deriva xenofoba, razzista e antisemita che purtroppo sta pervadendo l’Europa e l’Italia”.
La presidente Andreucci ha invece voluto sottolineare come “l’uguaglianza sia ciò per cui hanno combattuto i partigiani. Un’uguaglianza di diritti e di opportunità come bene condiviso. Questo è ciò che crea il senso vero di una comunità e di una patria. L’uguaglianza è il fondamento di ogni giustizia. Oggi il dramma del contagio sta scavando in modo sempre più crudele un solco delle differenza, già vasto. Ma c’è una nuova resistenza: una resistenza etica che non permetta a chi sa approfittare delle emergenze e delle fragilità, di infiltrarsi e sfruttare il disagio. La vera sfida è che nessuno sia abbandonato e scartato nella lotta per una vita degna. I tempi sono strettissimi e siamo già in ritardo”.
(ITALPRESS).