Unipa, la ‘Vucciria’ di Guttuso torna a Palazzo Steri

La Vucciria torna a casa. La tela di Renato
Guttuso, dipinta nell’arco di alcuni mesi nel 1974, e’ stata
inserita in una location nuova di zecca a Palazzo Steri, sede del
rettorato dell’Universita’ degli Studi di Palermo e sara’ aperta a
partire dal 5 giugno. Una stanza che fa immergere chi guarda la
tela in un ambiente che rilascia energia e forti emozioni, col
dipinto che cambia luci per mostrare angoli e sfaccettature nel
dettaglio. “Quello di oggi e’ un momento molto atteso – ha detto
il Rettore Fabrizio Micari – e’ una grande emozione la Vucciria
torna a casa dopo dei giri importanti. E’ stata al Quirinale, a
Montecitorio e adesso siamo felici di riproporla alla citta’. E’
un completamento per tutto il palazzo, la Vucciria e’ la
quotidianita’, la Palermo di oggi con i suoi colori e i suoi
contrasti”. L’allestimento ad hoc per la tela e’ stato realizzato
da Marco Carapezza, Paolo Inglese e Maria Concetta Di Natale. “Finalmente la Vucciria ha una musealizzazione importante,
dedicata ad un solo quadro, il che e’ un po’ un unicum – ha
spiegato Carapezza – e’ difficile che un singolo quadro venga
adottato dalla citta’, per i cittadini rappresenta la citta’”.
“C’e’ voglia di fare tanta Vucciria dopo il lockdown – ha
proseguito Inglese – riportare questo quadro qui forse ha anche
questo significato: riportare all’allegria dei colori. La Vucciria
e’ molto piu’ di un quadro palermitano, rappresenta una vita
popolare meravigliosa e la capacita’ e la voglia di stare insieme
come avviene ed e’ sempre avvenuto nei mercati siciliani. La
Vucciria e’ l’archetipo del mercato siciliano e dei mercati
mediterranei”. Ma la musealizzazione della Vucciria è solo il primo passo del nuovo percorso di riappropriazione del complesso monumentale dello Steri che da sabato 5 giugno ritorna visitabile nella sua complessa integrità: la gestione e i servizi sono stati affidati a Coopculture che da oltre due anni promuove l’Orto Botanico, parte del Sistema museale di ateneo. Una scelta strategica, quella dell’Università che ha deciso di mettere a sistema i suoi spazi creando una sinergia fattiva, ma restituendo nello stesso tempo, a Palermo, parti importanti della sua storia. “Siamo felici di poter contribuire a questa operazione di riappropriazione di uno dei complessi monumentali che più riesce a raccontare le mille anime di Palermo – interviene il direttore generale di Coopculture, Letizia Casuccio – CoopCulture sarà impegnata nella valorizzazione dello Steri con un progetto innovativo di promozione che favorirà la messa a rete dell’offerta culturale della città”. Un’operazione importante e complessa che riconsegna a Palermo non soltanto uno dei suoi complessi monumentali più importanti, ma anche il racconto stratificato della città che parte dalla dinastia trecentesca dei Chiaromonte che divenne sede vicereale tra il 1468 e il 1517, poi sede dell’Inquisizione spagnola tra 1601 e il 1782 – periodo in cui vennero costruite le carceri e le celle delle torture al piano inferiore, parte del percorso di visita –, poi sede della Dogana, dei Tribunali del Regno, fino ad essere acquisito nel 1967 dall’Università di Palermo che ne affida nel 1972 il restauro ad un’equipe di architetti [Roberto Calandra, Camillo Filangeri, Nino Vicari] con la consulenza fino al 1978 (anno della sua morte) di Carlo Scarpa. Che riuscì a firmare un recupero moderno, conservativo, che prevedeva solo materiali compatibili con l’epoca storica e soluzioni geniali per sanare danni da interventi precedenti. In un momento in cui Palermo si spostava su quartieri di ultima generazione e svuotava il centro storico, l’Ateneo investiva invece sul complesso e avviava quello che sarebbe poi stato il processo inverso di ripopolamento dell’antica Kalsa, oggi cuore di nuovi percorsi e di investimenti privati. A partire dalla Vucciria di Renato Guttuso, chi visiterà l’hosterium magnum voluto da Manfredi I Chiaromonte, scoprirà un insieme stratificato di periodi storici, da leggere come un tutto disomogeneo, certo, ma non stridente. Dalle carceri segrete della Santa Inquisizione, vero mansionario nascosto di preghiere, invettive, disegni che i prigionieri di Torquemada graffiarono sulle pareti; all’atrio imponente, agli spazi liberi dagli uffici universitari; e su per le scale per raggiungere la sala dei Baroni dove da poco più di un anno è stato restituito nella sua straordinaria bellezza, il soffitto ligneo trecentesco, vera Bibbia cavalleresca, unico in Europa per ampiezza di uno spazio non religioso. Il restauro, guidato dall’architetto Costanza Conti e dall’ingegner Antonio Sorce, era stato completato da poche settimane quando la pandemia ha chiuso i siti culturali: è giunto il momento di riprendere le visite, che, a fine mese, ingloberanno anche il nuovo Museo dell’Università e le sale recuperate. Il complesso monumentale dello Steri (piazza Marina 61) riapre al pubblico da sabato 5 giugno. Sarà visitabile ogni giorno: dal lunedì al venerdì dalle 15 alle 20 – sabato e domenica dalle 10 alle 20. Info: 09123893788. Previsto un biglietto per l’intero complesso – 8 euro intero e 5 euro ridotto – da acquistare anche online [www.coopculture.it]; e una carta integrata che creerà un circuito con altri siti culturali della città: diverse le tipologie previste, da scegliere secondo le proprie esigenze. A breve sarà anche possibile scaricare un’App che migliorerà la fruizione delle carceri dell’Inquisizione, con un percorso dedicato ai bambini, che potranno così entrare in contatto, giocando, con la storia del palazzo.

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