MERTENS NON BASTA AL NAPOLI, MILANO SI E’ SVEGLIATA

Il Napoli, felice rappresentante del Sud, bello e primo fino a sabato sera e detronizzato dalla solita Atalanta che da anni lo perseguita (ma già allarmato dal Sassuolo) ha diritto di denunciare assenze che hanno snaturato la squadra: fuori Osimhen, Koulibaly, Anguissa, Insigne, Fabian e Manolas non è corretto attribuirgli lo stato di crisi. Una buona campagna acquisti e uno Spalletti in gran forma dopo l’anno sabbatico garantiscono un ritorno al vertice appena recuperati i campioni e la serenità. Senza appendici di gennaio. Per fortuna, nell’attesa non si è scaricato Mertens, il misirizzi pieno di energia e allegria che invece di credersi un maradoneta per aver segnato più di Diego (141 gol contro 115) ha preferito diventare Ciro, uno del popolo. Il problema vero del Napoli è un altro: dopo avere stressato la Juve in un annoso confronto diretto senza batterla, ora che la Signora Plusvalente è nei guai non riesce ad approfittarne: s’è svegliata prepotentemente Milano, non per magia o superomismo ma per essersi affidata a due tecnici che credono nel lavoro, due persone normali, operosi antipersonaggi che hanno silenziosamente costruito due macchine da guerra. Pioli ha creato un gruppo solidale illuminato da Ibrahimovic e avanza senza proclami verso il tricolore mentre Simone Inzaghi ha tradotto l’energia nevrotica di Conte in una razionale strapotenza, realizzando una perfetta supersquadra italiana nella quale agiscono giocatori multiruolo che garantiscono un forte equilibrio fra difesa, centrocampo e attacco con Perisic, Barella, Lautaro e Dzeko. L’esame di laurea Simone l’ha dato all’Olimpico con il rinomato prof Mourinho infliggendogli una dura lezione in 45 minuti e – quel ch’è peggio – risparmiandogli una cocente umiliazione alla Bodo Glimt. Con questo non voglio partecipare alla demolizione già in atto del mito che indirettamente ha dato ulteriori certezze alla Beneamatissima del suo indimenticabile Triplete: la Roma attuale non è squadra all’altezza di Milan, Inter e Napoli, i numerosi infortuni non spostano decisamente la forza del gruppo; se un errore ha commesso, Mourinho, è stato quello di accettare una Roma mediocre illudendo gli americani di una futura grandezza legata solo alla sua (declinante) fama. Siccome amo il calcio e i suoi uomini più rappresentativi non detronizzo lo Specialone che a Roma, per ora, ha assunto le vesti di un personaggio inedito, il San Sebastiano trafitto da mille frecce e flagellato. Gli faccia una visita, fuori le mura.

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