
ROMA (ITALPRESS) – “Ci troviamo da due anni in tale situazione e non so sinceramente fare previsioni”. In una intervista al ‘Mattinò, il presidente del Coni, Giovanni Malagò, confessa la sua preoccupazione in vista della riunione dell’Esecutivo del Cio, che mercoledì 27 potrebbe decidere di far sfilare gli azzurri a Tokyo sotto la bandiera dell’Ioc (Atleti Olimpici Individuali), senza tricolore ed Inno di Mameli, per una ‘mancanza di autonomià del comitato olimpico italiano. “Da due anni l’Italia è in posizione irregolare nel sistema olimpico internazionale: siamo fuori dall’ordinamento – sottolinea il numero uno dello sport azzurro – Quanto richiesto a più riprese direttamente dal Cio al nostro governo, e promesso da Conte a Bach il 24 giugno 2019 quando furono assegnati a Milano e Cortina i Giochi invernali 2026, non è stato realizzato per un mancato accordo nella maggioranza del precedente governo e di questo. Per due anni ci sono state parole e parole. La legge delega per la riforma dello sport è scaduta nello scorso novembre e ora ci vorrebbe un decreto legge. E’ una situazione negativa e preoccupante. Se si risolverà nelle prossime ore? Il mio ottimismo è paradossalmente basato su questo: da tempo si sapeva che saremmo dovuti intervenire, stiamo per arrivare all’ultimo secondo e questo è il Paese in cui non c’è programmazione e nell’emergenza siamo abituati a dare il meglio di noi. La situazione è realisticamente e tristemente questa”. Cosa rappresentano le Olimpiadi slittate al 2021 è presto detto: “Il momento della ripartenza dello sport mondiale e direi anche del pianeta perchè sarà il primo evento globale dopo l’esplosione della pandemia. Non possiamo parlare del quadro ma della cornice, perchè la sostanza delle Olimpiadi è tutta da definire. Sarà un’edizione diversa e speciale, con regole molto rigide. Ci sono sempre state sul piano della sicurezza, adesso lo saranno anzitutto su quello sanitario, con l’obbligo per l’atleta di ripartire per il suo Paese entro 48 ore dalla gara e si possono immaginare le difficoltà sul piano della logistica e dei trasporti. Ma è un evento – conclude Malagò – che merita qualsiasi tipo di attenzione, sacrificio e obbligo perchè paragonabile soltanto ai Giochi del ’48, quelli successivi alla seconda guerra mondiale: anche allora il mondo si ritrovò”.
(ITALPRESS).