“Io accuso”, Lenzi indaga sulla rinuncia alla libertà nell’era Covid

ROMA (ITALPRESS) – Un pamphlet per pensare, ragionare e porsi dubbi, nel rispetto della realtà. Si potrebbe sintetizzare così il libro “Io accuso. Il regno della paura e il tradimento delle libertà ai tempi del virus” (ordinabile su www.maledizioni.it) scritto da Massimiliano Lenzi. Il giornalista, intervistato da Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress, è partito da una paragone tra l’Italia del 1922, quando tra i primi in Europa il Paese è diventato fascista, e il 2022, quando è stato introdotto l’obbligo vaccinale over 50: “E’ una similitudine forte ma necessaria. Mi ha molto colpito il piegarsi dei cittadini ai DPCM e alle direttive del governo, mi ha colpito la facilità con cui gli italiani hanno rinunciato alle loro libertà considerate intangibili fino a inizio 2020. La rinuncia alla libertà mi ha portato al paragone: 100 anni dopo la marcia su Roma, le libertà in Europa sono di nuovo in pericolo? Ecco, mi ha stupito la rinuncia a farsi domande durante la pandemia e l’ho trovata simile alla rinuncia fatta ai tempi del Duce”.

Il Covid è sparito dai palinsesti, ma non dalla realtà, i contagi sono ancora alti, così come il numero delle vittime, la pandemia è stata ammutolita dal fragore della guerra però continua a correre. Lenzi ha osservato: “Userò una metafora. Le donne in Italia hanno faticato molto a conquistare i diritti oggi, negli anni ‘40 si diceva loro ‘se lasci il maschio, quale sarà la tua reputazione?’, si usava la paura. Ecco quando si usa la paura si sa dove si comincia ma non dove si finisce, la paura è il primo elemento di ricatto. La ricetta che ha usato l’Italia contro il Covid non era l’unica. Gran Bretagna, Spagna, Norvegia ne hanno usate altre. La ricetta Conte-Speranza e Draghi-Speranza ha calcato molto sulla paura e sui virologi”. Non a caso, l’autore, consiglia la lettura della sua opera “a Speranza, perché potersi porre delle domande è quell’elemento di visione alta che un politico dovrebbe avere. Poi lo consiglio ai virologi e a tutti gli italiani e le italiane”. La firma del quotidiano “La Ragione” non contesta l’esistenza del virus e l’esigenza di combatterlo, bensì la gestione politica dell’emergenza sanitaria, il suo racconto e il suo rapporto con le libertà.

“Quando si restringono le libertà, poi ci si abitua a tutto – ha continuato Lenzi -. Chiunque ha criticato le politiche di questi due anni è stato catalogato come no vax, proprio come chi criticava Mussolini era anti-italiano, c’è una reductio ad unum degli spiriti critici e delle diversità che secondo me è un problema in Italia, non lo vedo in altri Paesi, ad esempio la Spagna”. E a proposito di narrazione unica, lo scrittore ha esaminato anche quella sul conflitto in Ucraina: “Nell’invasione russa i torti sono inequivocabili. Putin ha sbagliato e ha scatenato la guerra in un paese sovrano per conquistarne un pezzo violando il diritto internazionale e umanitario. In guerra si scatena anche la battaglia delle propagande che innesca il problema di avere testimonianze reali e credibili dal fronte. Un conto è dire che le propagande si combattono, un conto è dire che Putin ha ragione, questo richiede uno scarto ideologico perché non sta nei fatti. Ma se spegnessimo le telecamere non andrebbe meglio. Il mezzo è la realtà”.

(ITALPRESS).

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