Intesa Sanpaolo, Nocentini “in Lombardia c’è voglia di rinascita”

INTERVISTA A TITO NOCENTINI ( INTESA SAN PAOLO)

“Il credito alle imprese e alle famiglie non si è mai fermato, in due mesi nella Banca dei Territori abbiamo realizzato volumi di operazioni che di solito facciamo in un anno. E stiamo continuando a lavorare su questi ritmi, non avendo mai interrotto i nostri servizi, compresa Codogno, dov’è iniziata la pandemia e dove in una situazione di profonda emergenza abbiamo cercato di assicurare il presidio dei servizi ai nostri clienti attraverso interventi straordinari di turnazione del personale e cercando di garantire il continuo funzionamento dei bancomat”. Così, in un’intervista all’Italpress, Tito Nocentini, responsabile della direzione Lombardia di Intesa Sanpaolo, che comprende tutta la regione tranne Milano, la sua provincia e Monza Brianza. Il suo racconto sembra un bollettino di guerra, e nemmeno la Fase 2 sembra poter attutire gli effetti devastanti che il Coronavirus ha avuto sull’intera regione.
La normalità è un miraggio?
“Consentire l’accesso indiscriminato ai clienti nelle nostre filiali non è ancora possibile, continuiamo a lavorare su appuntamento sempre nel massimo rispetto dei clienti e dipendenti riservando l’ingresso a coloro che indosseranno la mascherina, incentivando l’utilizzo dei canali a distanza come l’home banking. Il virus è ancora tra noi. Psicologicamente le persone non ne possono più, lo capisco, ma c’è il rischio, se abbassiamo la guardia, di pagare un conto caro a breve termine. In 10 province abbiamo 400 filiali dove lavorano 4.000 persone che anche nei periodi più difficili dell’emergenza hanno continuato a essere operative anche a distanza e questo è motivo di gratitudine. Marzo è stato il mese più difficile, dovevamo evitare gli assembramenti soprattutto di chi doveva ritirare la pensione. In aprile e maggio abbiamo trovato comportamenti più consapevoli”.
Oltre al virus, l’emergenza è stata anche economica. Come siete intervenuti?
“Siamo partiti fin da subito a inizio dell’emergenza coronavirus con la sospensione delle rate dei mutui. Abbiamo gestito come direzione regionale circa 35.000 pratiche delle 60.000 ricevute nel perimetro lombardo con circa 7 miliardi di finanziamenti residui sottostanti. C’erano poi le immediate esigenze di liquidità, e siamo intervenuti con i finanziamenti, 18 mesi meno un giorno, e la conversione in liquidità delle linee commerciali di anticipo fatture. Una vera e propria boccata di ossigeno concretizzata con 300 milioni di fondi serviti per non bloccare la catena dei pagamenti grazie anche ai sei mesi di preammortamento previsti dal finanziamento. Per i finanziamenti a 25 mila euro, sono oltre 5.000 quelli erogati, per un totale di 100 milioni messi a disposizione delle imprese con meno di centomila euro di fatturato annuo. Per quanto riguarda i finanziamenti a 72 mesi, con preammortamento di 36 mesi, siamo sopra il mezzo miliardo. Infine, per le operazioni garantite da Sace, la prima erogazione da dieci milioni è di questi giorni, a favore della bergamasca Tesmec, si tratta di un segnale importante, che simboleggia la rinascita del tessuto imprenditoriale lombardo, e in particolare bergamasco, dopo l’emergenza Covid”.
Siamo in Fase 2 anche per gli investimenti e depositi?
“Ci sono segnali di vitalità, i tassi sono ai minimi da 30 anni. Per quanto riguarda la liquidità sui conti, dalle evidenze che abbiamo, registriamo un incremento piuttosto significativo”.
La Lombardia ha sofferto in modi diversi questa pandemia, registrate andamenti diversificati?
“Certamente la diversa forza con cui ha colpito il virus, ha impattato in modalità diverse l’attività economica. Adesso però, in questa fase di ripartenza c’è omogeneità nella voglia di ricominciare a lavorare. Ovunque si è cercato di riaprire non appena è stato possibile, a prescindere dal virus. E’ evidente però che gli stress organizzativi sono diversi a seconda delle aziende, la velocità di crociera è diversa. Noi ci siamo, dal credito al sostegno solidale alle comunità più colpite attraverso i numerosi progetti benefici e di partecipazione alla rinascita dei territori, come Bergamo in particolare”.
Un dinamismo divergente, evidente anche nel turismo?
“Certamente, anche nelle zone dove abbiamo flussi di alto livello, come il lago di Como, gli imprenditori stanno soffrendo, perché il turismo estero si è azzerato. E proprio con l’obiettivo di aiutare questo settore così fortemente penalizzato che abbiamo messo a disposizione per l’intera filiera nazionale un plafond di 2 miliardi di euro, di cui 280 milioni destinati a sostegno della liquidità e degli investimenti della Lombardia”.
Quali settori invece hanno saputo, o potuto, resistere meglio?
“Le evidenze sono chiare, settori come la grande distribuzione, l’alimentare, la tecnologia e il medicale hanno sofferto meno”.
E chi soffre ancora?
“C’è un forte rallentamento nel settore del trasporto, pubblico e privato, nel manifatturiero e nella meccanica strettamente connessi all’automotive. Per quanto riguarda il commercio, è presto per trarre conclusione dopo queste prime settimane di riaperture. I mesi di lockdown hanno inciso in modo marcato. Anche i modelli di consumo si sono rimodulati, dovremo vedere anche quanto, interiormente, si è modificato il nostro approccio. Non è facile fare previsioni”.
La ricetta migliore dopo la crisi è quella di sempre, investire e crescere?
“Nel tessuto lombardo la sfida è gigantesca, però le imprese sono molto più pronte e strutturate rispetto al 2008, anche a livello patrimoniale. C’è una capacità di guardare all’export grazie a una presenza all’estero migliore. Non è una garanzia di risultato, ma la posizione è migliore in partenza. Le nostre pmi hanno un punto di forza ulteriore, la flessibilità e quindi la prontezza nel cambiare rotta, elementi fondamentali per ripartire dopo un periodo di crisi come questo che abbiamo dovuto affrontare. Possiamo guardare con fiducia alle imprese, dovranno affrontare percorsi di aggregazioni in vari settori e sviluppare nuovi modelli di business. Ci saranno delle evoluzioni anche nella domanda, le imprese dovranno però sicuramente essere più duttili e avere visione a 360°”.
Capacità e caratteristiche che in Lombardia ci sono ancora?
“La Lombardia è straordinaria per risorse umane e materiali, capacità di lavoro e di reinventarsi, c’è la voglia di rinascita piena, a partire dai territori più colpiti dal Covid-19. Le condizioni ci sono. Bisogna però tener conto del contesto italiano e di quello internazionale, guardando all’export in Europa e negli Stati Uniti. Abbiamo avuto la sciagura di essere i primi a combattere con il Covid-19, questo ci permette di uscirne per primi, ma ci vorrà ancora un po’ di tempo perché i mercati cui ci rivolgiamo all’estero siano pronti. Ci sono però le condizioni per una nuova rinascita e noi intendiamo essere ancora in prima linea per il rilancio delle nostre imprese”.
(ITALPRESS).

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