HAN LI “AVEVAMO GRANDI PIANI PER IL MILAN”

NEW YORK (STATI UNITI) (ITALPRESS) – “A un certo punto mi sono svegliato e il sogno era diventato un incubo”. Se Yonghong Li ha scelto Twitter per rompere il silenzio, è “Forbes” il canale attraverso il quale il suo ex braccio destro David Han Li ha deciso di raccontare la sua verità sull’esperienza al Milan. Un’esperienza nata sull’onda dell’entusiasmo vista la popolarità in Estremo Oriente del club rossonero. “Amo il Milan da quando in Cina venivano trasmesse le partite del calcio italiano fra la fine degli anni Ottanta e i primi Novanta, c’è grande rispetto per una squadra che aveva vinto tanto e dominato il mondo del calcio”, rivela Han. E avere avuto la possibilità di acquistare il Milan “era surreale ma il giorno dopo ci siamo resi conto che avevano una grande responsabilità. Era importante per noi che il club facesse sempre meglio e volevamo essere amati e rispettati. Sono dovuto passare da tifoso a dirigente. Come proprietà non eravamo coinvolti nelle decisioni quotidiane e sfortunatamente, su molte cose, avevamo le mani legate”. Secondo Han, “il problema non erano i tifosi ma le persone di alto livello, le persone importanti, le persone che avevano il potere e che volevano proteggere i propri interessi. Avrebbero tentato di tutto per allontanarci, per tenerci fuori”. E tante cose non hanno funzionato, a partire dalla decisione di Silvio Berlusconi di non farsi più coinvolgere. “Gli avevamo offerto la presidenza onoraria, all’inizio aveva accettato ma pochi giorni dopo il closing ci ha detto di no, senza darci una ragione. Gliel’avevamo proposta per diversi motivi: il Milan aveva una bellissima storia grazie a lui e volevamo rispettare la sua influenza, la sua immagine, il suo legame col club. Inoltre eravamo nuovi in Italia e speravamo di avere qualcuno che potesse darci una mano. Un club da gestire non è una macchina e se hai una visione, deve essere condivisa da tutti per funzionare. Ma sfortunatamente non abbiamo avuto sufficiente tempo”. Anche dal punto di vista finanziario le cose non sono andate come previsto. “Dovevamo immettere nel club una media di 10 milioni di euro al mese, molto più di quanto ci aspettassimo. Avevamo un certo budget e la dirigenza era chiamata ad aumentare i ricavi e diminuire le spese”. “La nostra intenzione – prosegue David Han Li – era rimettere il Milan sulla giusta strada, era stato nella mediocrità per troppo tempo e c’era bisogno di cambiare le cose. Eravamo sorpresi dal fatto che i ricavi dal mercato cinese fossero quasi a zero ma allo stesso tempo ci siamo resi conto che su questo potevamo incidere, sarebbe stato un ottimo inizio per riportare il Milan in alto”. “E’ stato un peccato, avevamo piani e idee chiare e innovative per aumentare i ricavi, qualcosa che va oltre il merchandising, i diritti tv, lo stadio. Penso che la gente che era al Milan non si rendeva davvero conto che, pur essendo ancora un club importante, è via via diventano meno interessante fuori dall’Italia visto che non partecipava più con continuità alla Champions”. Han Li punta poi il dito contro media ed Elliott. “Ci sono poche ragioni per cui siamo rimasti in silenzio. La prima è che non ci fidiamo di nessuno, a partire dai media. Poche ore dopo aver firmato, sono filtrati tutti i nomi degli investitori e la cosa ci ha danneggiati parecchio. Poi siamo sempre stati attaccati dai media, a partire da quando, nel novembre 2017, appena firmata l’esclusiva per il rifinanziamento del debito, è apparso un articolo che ci ha danneggiato sul New York Times. Non volevo che i giornalisti fraintendessero quello che dicevo perchè i titoli dei giornali possono diventare la verità e la gente vuole sentire e vedere quello che vuole, non importa se sia vero o meno. I media nei nostri confronti si sono comportati diversamente. Nel febbraio 2018 ho anche chiesto a uno dei ragazzi del fondo Elliott se fossero loro i responsabili di certi attacchi, se volevano il club tutto per loro ma ovviamente ha negato”. Anche Yonghong Li è rimasto a lungo in silenzio prima di sbarcare su Twitter. “E’ rimasto molto ferito da alcune cose false e fuorvianti che sono state dette su di lui. Tende a evitare i media ma almeno su Twitter può parlare direttamente con i tifosi”. Lentamente la situazione ha preso una brutta piega e a quel punto la proprietà cinese si è trovata costretta a lasciare. “Volevamo essere rispettosi nei confronti dei tifosi e della cultura italiana ma non avevamo rispetto. Avremmo potuto mettere solo dirigenti cinesi e non l’abbiamo fatto per una questione di rispetto, non volevamo che i tifosi pensassero che stavamo rubando loro il club. Ecco perchè abbiamo nominato dei dirigenti italiani ma questo alla fine è stato usato contro di noi. Ero così sotto stress che ho ancora i segni sulle mani per quanto le stringevo, e lo stesso vale per mister Li”.
(ITALPRESS).

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