Gravina “Tifosi anima del calcio, A non sarà circolo d’elite”

“Non era facile ma l’organizzazione che abbiamo messo in piedi sta funzionando molto bene. Ciò ha anche consentito l’avverarsi di una splendida favola sportiva, quella del Benevento, che non sarebbe stata così emozionante se non ci fosse stata la ripartenza”. Gabriele Gravina è più che fiducioso sulla regolare conclusione dei campionati e orgoglioso del lavoro svolto per la ripartenza del calcio dopo lo stop forzato per la pandemia Covid-19. In un’intervista al quotidiano Tuttosport, il numero 1 del pallone italiano pronostica “un mese di luglio entusiasmante” e, partendo dal derby della Mole di oggi, parla della riapertura degli stadi. “Il calcio alimenta emozioni grazie a sfide sempre nuove, ma i derby rappresentano qualcosa di particolare perché affondano il loro fascino nella storia e nella tradizione. Juve-Toro è una gara così, il mio auspicio è che sia, oltre la prima nella sua storia, anche l’ultima senza tifosi allo stadio. E’ il vero tema, il pubblico è l’anima di questo sport. Lo spettacolo del calcio non può sopravvivere a lungo senza la passione dei propri sostenitori. Se la curva dei contagi continuerà a scendere, mi auguro che il Comitato tecnico scientifico nei prossimi giorni possa darci nuove indicazioni. Noi siamo pronti”.
Per Gravina mesi durissimi come presidente federale. “È stato un momento complicato, nel quale il pressappochismo ha trovato tanto spazio, purtroppo. Dispiace piuttosto la risonanza avuta da chi voleva forzare le norme, senza nemmeno assumersene la responsabilità. Io mi sono impegnato a far rispettare le regole, le chiacchiere inutili non hanno condizionato l’attività della Figc”. Il numero 1 del calcio italiano si sofferma sulla ‘norma Gravina’ che consente cambi di format limitatamente al post-Covid. “Ne è stata confusa la natura e la portata facendo pensare alle società, illudendo tanti tifosi, che si potessero calpestare regole chiare cancellando a tavolino delle categorie senza uno straccio di condivisione né tanto meno di progettualità. Lo sport è etica, ritengo necessaria una riforma che incida sulla cultura sportiva e sulla preparazione di tutta la nostra classe dirigente. In questo periodo, in molti si sono concentrati nell’inseguire i propri interessi a discapito di quelli generali del sistema”. Semiprofessionismo, riduzione dei club e altro allo studio della Figc. “Il Coronavirus ha interrotto la discussione tra le varie componenti che avevo sollecitato a inizio 2020. È mia intenzione riprendere da dove eravamo rimasti perché la riforma dei campionati è funzionale al completamento del progetto di risanamento e poi di innovazione che abbiamo intrapreso con le norme varate dal 2018 ad oggi”.
Inoltre Gravina spiega di aver “evidenziato alcune criticità e suggerito anche alcune soluzioni al ministro Spadafora, speriamo che nella legge delega siano individuate figure di lavoratore sportivo che interpretino meglio le esigenze dei nostri tempi rispetto alla legge 91 dell’81, quella sul professionismo”. Gravina si dice “convinto che tra il dilettantismo puro e il professionismo ci sia spazio per una camera di compensazione che prepari al meglio le società prima di fare il salto di categoria. Il primo livello del professionismo deve essere funzionale alla crescita del livello delle Leghe superiori e trasformarsi in una palestra di vita. L’obiettivo è impedire che i calciatori che smettono di giocare diventino dei disadattati sociali. Dobbiamo imporre la formazione affinché si preparino per il futuro, anche fuori dal calcio”. Sui nuovi parametri economici Gravina dice: “Abbiamo agito con coscienza, nel tentativo di creare i presupposti per impedire un’emorragia di società, ma anche con scienza, perché sono stati individuati criteri equilibratori che impediranno ai furbi e agli avventurieri di infestare nuovamente il sistema”. Altro punto importante per Gravina è il no netto al blocco delle retrocessioni. “La nostra tradizione sportiva è contraria a qualsiasi formula di circolo chiuso. La passione che alimenta il calcio è determinata dalla filiera che unisce tutti i campionati. Non possiamo difendere questo principio in Europa e poi fare diversamente nel nostro Paese. Non è un argomento all’ordine del giorno”.
Nel presidente della Lega di A, Paolo Dal Pino, Gravina ha scoperto “un manager dalle intuizioni brillanti, una persona di grande spessore. Con lui ho condiviso tutte le situazioni difficili degli ultimi mesi e ho apprezzato la sua serietà e la sua dedizione”. Sul mandato federale, Gravina chiede di “uscire una volte e per tutte da un equivoco: parlare di staffetta con Sibilia è offensivo per il corpo elettorale, nessuno dispone delle designazioni e dei voti di altre persone e non rende merito né a Sibilia né al sottoscritto. Al momento opportuno farò tutte le considerazioni, sia personali sia di sistema. Gli Europei nel 2021? Mi sto concentrando per mettere Mancini e gli azzurri nelle condizioni migliori per completare il processo di crescita iniziato negli ultimi due anni. Come a me, l’azzurro manca a tutti gli italiani, non vedo l’ora di sentire di nuovo l’inno prima di una partita della Nazionale”. Aveva detto che non intendeva passare alla storia come ‘il becchino del calcio’ e non ha mai temuto di diventarlo “nonostante i momenti difficili. Sono un ottimista di natura e anche abbastanza determinato. La caparbietà che mi contraddistingue mi spinge sempre a dare qualcosa in più di chi vuole ostacolare i progetti per partito preso o per interesse personali”.
(ITALPRESS).

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