Fusione Stellantis è operativa, lanciata sfida globale FCA-PSA

La fusione tra Fca e Psa è operativa, l’ultimo atto notarile è stato depositato stamattina, e in quel momento è nata Stellantis. Lunedì il via alla quotazione a Milano e Parigi, e martedì a Wall Street, il 18 gennaio negli Stati Uniti si celebra il Martin Luther King Day e i mercati saranno chiusi, determinando il rinvio di 24 ore delle contrattazioni a New York. Su internet il dominio stellantis.com è ancora solo una pagina blu con il logo del gruppo ma sarà operativo prima della ripartenza delle sale operative dei mercati finanziari globali.
Per il resto, di Stellantis c’è poco da vedere, in concreto. Fca e Psa infatti continueranno a esistere e sviluppare i rispettivi business per qualche mese, poi mano a mano i top management dei due gruppi inizieranno a avviare le sinergie miliardarie che sono alla base dell’intera operazione.
“Bigger is better” è la filosofia della fusione, una ricetta inversa a quella proposta dall’altro gruppo francese, la Renault guidata dall’italiano Luca De Meo. Fallita l’alleanza con Fca nel 2019, dopo vari anni in rosso, da quelle parti si è deciso di ridurre da 3,9 a 3,1 milioni le auto prodotte ogni anno, puntando su modelli a sempre più alto valore e contenuto tecnologico, con un rialzo del prezzo medio di quasi 5 mila euro. E’ una strategia replicabile per Carlos Tavares? No, per una serie di motivi. Innanzitutto Stellantis può contare su 14 marchi, contro i 3 di Renault. Da Fiat e Citroen a Ds e Alfa Romeo, per arrivare a Maserati e Dodge c’è l’imbarazzo della scelta. Proprio questa varietà di clientele, e il mercato globale in cui operano già oggi brand con Jeep, rende il nuovo gruppo un soggetto maggiormente in grado di assorbire crisi e cali di vendite locali, o generalizzati. Il Covid-19 è stata una mattanza per l’intero comparto automobilistico, ma ha anche allungato l’esistenza “all’auto privata”. Uno strumento sicuro, con cui muoversi, allontanando gli scenari che volevano le auto di proprietà diventare delle mere commodities. Se a questo primo elemento, si aggiunge la possibilità concreta di fare dell’auto entro 10 anni un mezzo a impatto ambientale zero, i grandi costruttori se sapranno allearsi in modo vantaggioso con le società tecnologiche e i produttori di energia, potrebbero godere ancora di un lungo e prospero avvenire. Determinante sarà la scalabilità dei nuovi business model. Auto elettriche e a idrogeno, guida autonoma e chissà cos’altro, dovranno costare sempre meno, e solo i grandi gruppi potranno generare economie di scala sufficienti a far scendere i prezzi. Carlos Tavares in un’attesissima conferenza stampa prevista per martedì, inizierà a tratteggiare la sua visione di Stellantis.
L’Italia avrà certamente un peso, che deve andare ben oltre il 14,4% della quota detenuta da Exor, la holding della famiglia Agnelli. La presenza di John Elkann e Andrea Agnelli nel board è una garanzia ma a fare la differenza saranno soprattutto le decine di migliaia di italiani che lavorano in Fca, cui si aggiungono tutti i fornitori apprezzati e conosciuti anche all’estero. Il lavoro vero comincia ora che il quarto gruppo automobilistico ha mosso i primi passi.
(ITALPRESS).

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