
ROMA (ITALPRESS) – E’ morto, all’età di 98 anni, Virginio Rognoni, ex ministro della Dc. Nato a Corsico (Milano), già da giovane si distingue in attività antifasciste.
Aderisce e diventa un importante esponente della Democrazia Cristiana, venendo eletto a Pavia, dove è consigliere comunale dal 1960 al 1964 e vicesindaco nonché assessore all’urbanistica dal 1964 al 1967. Successivamente è approdato alla politica nazionale, venendo eletto deputato alla Camera per sette legislature (dal 1968 al 1994). È stato vicepresidente della Camera dei deputati dal 1976 al 1978.
Dopo le dimissioni di Francesco Cossiga da ministro dell’interno a seguito dell’assassinio di Aldo Moro, viene nominato al suo posto, restando in carica dal 1978 al 1983. In qualità di ministro affronta i difficili anni della lotta armata e della violenza terrorista (i cosiddetti anni di piombo). Sotto il suo dicastero si contano più di 200 organizzazioni terroristiche attive in Italia e nel 1979 si registrò la cifra record di 659 attentati.
E’ promotore insieme a Pio La Torre della legge 13 settembre 1982, n. 646, nota infatti con il nome di entrambi; la norma introduce il reato di associazione per delinquere di tipo mafioso nel codice penale italiano e viene approvata dal Parlamento 10 giorni dopo l’assassinio per mano di mafia del generale dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, da Rognoni poco tempo prima nominato prefetto di Palermo.
Finita la sua esperienza di ministro diventa presidente del gruppo parlamentare della Democrazia Cristiana alla Camera. Viene nominato ministro di grazia e giustizia nel secondo governo Craxi e nel sesto governo Fanfani (dal 17 aprile 1987 al 29 luglio 1987) e ministro della difesa nel sesto e settimo governo Andreotti (dal 26 luglio 1990 al 28 giugno 1992).
Dopo l’incarico di ministro della difesa seguono gli anni della fine del sistema dei partiti usciti dal dopoguerra, crisi scatenata dalle inchieste di Mani pulite e dal processo per mafia a Giulio Andreotti. Rognoni subisce gli effetti della rivoluzione politica degli anni novanta e, dopo l’ultima rielezione alla Camera nel 1992, termina la sua esperienza parlamentare.
Nel 1994 aderisce al nuovo Partito Popolare Italiano guidato da Mino Martinazzoli, ma la sua presenza nelle istituzioni di fatto si interrompe e solo nel 2002 l’ex ministro torna alla ribalta per la sua ultima esperienza istituzionale, quella di vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura.
(ITALPRESS).
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