Coronavirus, al Trivulzio di Milano il dato dei positivi è 0,36

MILANO (ITALPRESS) – Nella seconda ondata da Covid-19 il coronavirus è finora rimasto – quasi- fuori dalle porte del Pio Albergo Trivulzio (PAT), la storica residenza milanese per anziani di Milano. Se da gennaio ad aprile si erano registrati 300 morti tra i pazienti (rispetto a una media di 186 dell’anno precedente, con un evidente impatto del Covid), oggi i numeri ‘diconò che l’incidenza dei positivi al coronavirus, sia tra gli ospiti, sia tra gli operatori, è bassa, attestandosi per i primi allo 0,36% e per i secondi allo 0,35%.
I dati sono stati diffusi oggi dallo stesso Pat, e si basano sui tamponi effettuati su ospiti e pazienti nella settimana dal 24 al 30 novembre nelle tre sedi aziendali (Pio Albergo Trivulzio, Rsa Principessa Jolanda, Istituto Frisia di Merate). L’incidenza del numero di positivi sui tamponi effettuati è quindi dello 0,36% per i degenti. Analoga la percentuale che riguarda il personale dell’azienda la cui media di positivi è dello 0,35%.
“Qui al Pio Albergo Trivulzio le cose stanno andando bene, di fatto sono sempre andate nel modo migliore possibile”, commenta , il virologo e consulente tecnico scientifico del Pat Fabrizio Pregliasco, precisando che “il dolore e la tristezza e l’emergenza che c’è stata a marzo hanno coinvolto il Pio Albergo Trivulzio così come tutte le Rsa (Residenze sanitarie assistenziali) in tutto il mondo. E’ stato sempre fatto il massimo possibile e quello che addirittura meglio di quanto è stato fatto in altre realtà”.
Affrontando il il tema della campagna vaccinale anti influenza, Pregliasco riferisce che “tutti gli ospiti sono stati vaccinati” e “ora stiamo attendendo dall’Ats e Asst i vaccini per il personale dipendente che comunque è stato vaccinato contro il pneumococco, così come gli ospiti”.
Sottolineando “una grande attenzione al personale in modo”, il virologo, e Direttore Sanitario dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano, dichiara che “si sta facendo in modo molto sistematico una attività di contact tracing e esecuzione di tamponi, sia per gli ospiti che per gli operatori, andando anche a casa degli operatori, in quelle situazioni in cui le persone sono in quarantena per infezioni contratte in famiglia e quindi bloccati nelle loro abitazioni”.
(ITALPRESS).

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