Capovolti, cooperativa salernitana per persone con disabilità psichica

ROMA (ITALPRESS) – Capovolti è una cooperativa sociale del salernitano il cui claim è “un altro modo di vivere la salute mentale”. Nata con il sostegno della Fondazione con il Sud, gestisce una casa alloggio, un centro diurno e un gruppo appartamento, dove sono ospitate persone con disabilità psichica che vengono formate al lavoro in ambito agricolo. Ce ne parla il presidente Francesco Napoli.
Come nasce la Cooperativa Capovolti? E perchè? (quali problemi/carenze vuole risolvere)
“La nostra Cooperativa nasce dall’entusiasmo e dalle competenze di un gruppo di giovani professionisti che, nel 2012, hanno deciso di investire nell’Agricoltura Sociale con l’iniziale obiettivo di sostenere alcune famiglie di persone con disabilità mentale. Oggi conta diciannove soci lavoratori. Sin dall’inizio abbiamo operato per rispondere ad un bisogno troppo spesso disatteso: l’autodeterminazione e la dignità delle persone con disabilità mentale. Ciò significa sostenere una presa in carico globale a partire dai bisogni di cura, percorsi di formazione e lavoro, di autonomia e di concreto inserimento sociale, ripartendo dalle comunità, superando l’assistenzialismo e oltrepassando il confine esclusivamente sanitario, psichiatrico e farmacologico, della presa in carico delle disabilità mentali, provando quindi a scardinare lo stigma, il pregiudizio, l’esclusione sociale”.
Avete incontrato difficoltà? Ne state incontrando ancora? Quali?
“All’inizio di questa avventura eravamo pochi e il contesto era poco incline a riconoscere l’Agricoltura Sociale come strumento di crescita umana ed economica. Oggi l’atteggiamento è molto cambiato, complice anche la nuova sensibilità sul tema dei cambiamenti climatici: oggi sono numerose le realtà che vi operano, a dimostrazione che essa è un luogo produttivo, qualitativo, di crescita, formazione e riabilitazione, esperienze, relazioni, competenze condivise, autodeterminazione e dignità per tutti. Purtroppo oggi è ancora difficile operare – specie se l’Agricoltura Sociale viene applicata alla salute mentale – senza incappare nei vincoli e nei limiti attuativi di una stratificazione di norme, e ciò nonostante una normativa nazionale e regionale di riferimento. Vediamo urgente un profondo rinnovamento innanzitutto nella mentalità del legislatore ad ogni livello per giungere ad una condivisione e costruzione di percorsi e strumenti che vadano verso il pieno riconoscimento della funzione sociale ed economico dell’Agricoltura Sociale quale strumento di welfare generativo e di prossimità. Fondamentale in tal senso il ruolo di organizzazioni come il Forum Nazionale dell’Agricoltura Sociale e le sue articolazioni regionali”.
Quale valenza ha avuto il sostegno della Fondazione con il Sud?
“Il sostegno di Fondazione CON IL SUD è stato determinante. La fiducia che abbiamo ricevuto, l’accompagnamento nel nostro percorso di crescita, l’investimento di risorse importanti sulle nostre idee e capacità, ci rendono grati e dimostrano anche che la nostra idea iniziale era vincente. Volevamo dar vita a una scintilla che potesse innescare un processo di innovazione e crescita orientato ad una visione sistemica fortemente radicata nella comunità e di lungo respiro”.
Quale è la relazione con la Pubblica amministrazione e come dovrebbe essere/ vorreste fosse?
“A fasi alterne la relazione con l’ente pubblico si è distinta da un lato per un forte slancio collaborativo e propositivo, dall’altro per grandi e assordanti assenze e distanze. Un esempio è il Budget di Salute, strumento prioritario attraverso il quale svincolare la presa in carico delle persone con disabilità mentale dall’assistenzialismo e dall’isolamento sociale e occupazionale ancora disatteso e inapplicato sul nostro territorio. Ritengo però che il ruolo della cooperazione si giochi su questo terreno: da un lato non derogare o delegare il nostro ruolo politico in senso ampio e dall’altro sentire come prioritaria la nostra funzione educativa e di accompagnamento delle comunità e dunque delle istituzioni che le rappresentano ad una acquisizione di competenze, strumenti e visioni che ci consentano di superare ritardi e visioni obsolete”.
La vostra attività oltre a sostenere gli ospiti serve anche a sostenere voi stessi. Ritenete ci sarebbe spazio per ampliamenti dell’attività e persino per la creazione di nuove imprese sociali simili nella vostra area?
“Noi puntiamo sempre a sostenere, nella logica di sistema che ci contraddistingue, una rete ampia e variegata di soggetti del territorio con cui lavoriamo da tempo ed altri che speriamo incontrare sul nostro cammino. In questi anni siamo cresciuti : abbiamo consolidato la nostra piccola azienda agricola, produciamo olio extravergine biologico apprezzato ovunque, abbiamo una Fattoria Didattica, servizi residenziali e semi residenziali per la salute mentale con una Casa Alloggio, un Centro Polifunzionale e un Gruppo Appartamento. Siamo cresciuti attraverso la politica dei piccoli passi, della costruzione di competenze e di strumenti, nella centralità delle persone e delle comunità. Pensiamo di essere tra i tanti che ogni giorno ci provano: in questi anni abbiamo collaborato con decine di cooperative, di imprese profit, istituzioni e enti territoriali, facendoci portatori nel nostro piccoli di una visione multidimensionale e multiattoriale delle iniziative di welfare e di impresa, convinti che solo riconoscendo il valore dell’interdipendenza si possa davvero orientare risorse e competenze ad una crescita stabile e qualificante delle comunità, con le comunità e per le comunità. Ciò significa anche porsi in una logica di accompagnamento e di incubatore di nuove realtà”.
Quali prospettive vedete per i vostri ospiti e quali in generale per Capovolti?
“Capovolti nasce dalle famiglie ed è una piccola grande famiglia. Insieme l’abbiamo pensata e voluta, abbiamo gioito e sofferto, come una comunità di persone innanzitutto, dove lo steccato tra sano e malato non può e non deve esistere, pur nel riconoscimento e nel rispetto dei limiti e dei bisogni di ciascuno In questo quadro la prossima importante sfida è il Progetto Co.Meta, l’Ecoparco naturalistico che sta sorgendo, grazie al sostegno di Fondazione CON IL SUD, nel cuore dei Monti Picentini in provincia di Salerno. Sette ettari di terreni riqualificati e riportati a nuova vita dove stiamo realizzando uno spazio produttivo, didattico, ludico, turistico a servizio dei beneficiari e di tutta la comunità. Creeremo un’area di accoglienza per camper e tende, un oliveto ed un frutteto, percorsi di trekking e biking, percorsi e strumenti per persone con mobilità ridotta; un’area dedicata alla salvaguardia delle api, una alla pet therapy, e un’area pic-nic nel un belvedere affacciato sul Golfo di Salerno, asine per attività riabilitative, percorsi didattici e, naturalmente, un’area interamente dedicata alla produzione agricola con un insediamento dell’Orto Quadrato; tutto finalizzato all’inserimento formativo e lavorativo di persone con fragilità, anche grazie all’attivazione di tirocini formativi”.
(ITALPRESS).

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