CAMPIONATO DI EMOZIONI MA LA VAR È DIVENTATA…WAR

Le tre viaggiano a pieno ritmo: Juve 54, Inter 51, Lazio 49. I gol sono quasi tutti loro, anche se la classifica dei bomber vede in testa l’Incredibile Immobile (25), poi Ronaldo (19) e infine Frate Lukaku (16) che Lele Adani (letto Gianni Mura) ha promosso Guida Spirituale dell’Inter. Sembrerebbe una favola, dopo anni di noia (si fa per dire) bianconera. E invece una domenica finalmente quasi rispettosa della tradizione e dei valori pallonari viene oscurata da una polemica arbitrale che riaccende fra le due massime rivali, la Beneamata e l’Odiamata, la rabbiosa contesa rinata con Calciopoli. Un arbitro debole e incerto, un Var alla sua altezza, due rigori (uno certo, l’altro no) che Ronaldo realizza e il gioco è fatto. Col tempo la Var s’è perfezionata, ha raggiunto il livello che ho sempre temuto: la chiameremo War, la vecchia rissa calcistica è diventata guerra. Una delle peggiori, un progressivo avvelenamento del clima agonistico mentre il campionato cerca di sfornare emozioni con Juve, Inter e Lazio in lotta per lo scudetto; con le seconde forze che, guidate dall’Atalanta, consumano imprese edificanti: vedi Cagliari, Bologna, Verona, anche il Lecce; e infine con le pene di squadre come il Toro che danno sapore alla zona pericolo. Ma le parole, come pietre, e gli scritti, come mazze, demoliscono l’immagine di un torneo in salute le cui conclusioni – scudetto, Europa e retrocessione – saranno difficilmente accolte dai contendenti infuriati. Si giudica il presidente della Fiorentina: una certa ragione ce l’ha – sento dire – ma esagera. Quando si inveisce contro le ingiustizie non si esagera mai. E Commisso, dopo aver subito un rigore inesistente a Casa Juve (la cui forza superiore è stata ancora una volta minata dall’insipienza di un arbitro) è passato dalla cronaca alla…storia elencando una serie di sviste arbitrali a favore di altri avversari – Inter compresa – che da mesi stanno demolendo la sua voglia di “giocarsi” in Italia. Il dramma – ché di questo si tratta – raggiunge anche punte comiche quando si viene a sapere che il presidente degli arbitri Nicchi si autocandida per il quarto mandato. Immagino che lo sostenga la convinzione di aver fatto il bene del calcio regalandogli la Var/War ma gli farei notare che lo strumento infernale non ha salvato la ghirba del suo produttore, Tavecchio, una vita da volpe diventata una fine da pollo. Si chiede il bis.

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