BUFFON “CON CONTE INTER RIVALE NUMERO UNO”

Gigi Buffon è stato nominato oggi Goodwill Ambassador dello United Nations World Food Programme. Il WFP, la principale organizzazione umanitaria e agenzia delle Nazioni Unite, lo ha insignito di questo importante riconoscimento all’hotel Golden Palace di Torino. E all’appuntamento non ha voluto mancare il presidente della Juventus, Andrea Agnelli. Buffon, esordendo nella conferenza stampa, ha raccontato del suo primo approccio al WFP: “Lo conoscevo dal lontano 2003 perché in una partita al Friuli contro l’Udinese, nella quale vincemmo 1-0, entrammo in campo con una maglia con il simbolo del World Food Programme. Allora, però, non avevo la lucidità mentale che ho adesso, ma la conobbi e cominciai a seguire questa associazione che fa solo ed esclusivamente del bene. La nomina? Mi sono ritenuto un privilegiato perché ricevere questo tipo di proposta mi ha reso orgoglioso e ci ho messo poco tempo per accettare la sfida. Non ho l’illusione di poter cambiare il mondo, salvarlo e dare da mangiare a tutta la terra però penso che un piccolo contributo riuscirò a darlo e magari sarà una piccola goccia che verrà presa d’esempio da altri”.
Per il WFP lavorano 17mila persone in 83 paesi nel mondo con obiettivo della fame zero nel 2030. E per Buffon “la nomina di ambasciatore è qualcosa di molto importante, che mi rende orgoglioso. Quello che mi interessa è che mi piacerebbe rimboccarmi le mani e metterle nello sporco, dove ci sono sudore e terra. È l’unico motivo per cui ho accettato questa cosa: per una crescita personale e per vivere esperienze che mi toccheranno e mi segneranno”. L’obiettivo è quello anche di scendere sul campo e non di quello da calcio: “Partendo dal presupposto che il mio lavoro è ancora il calciatore e mi reputo ancora competitivo e godo di ottima salute, penso che ci sarà spazio per andare sul campo e toccare con mano determinate realtà. Fare solo la figurina, non mi riesce”. Altro obiettivo sarebbe quello di coinvolgere qualche collega: “è un qualcosa che può sensibilizzare e il vero è fare emergere questo tipo di problema. Se si è in gruppo si può dare una bella mano”, ha aggiunto il numero 77 della Juventus che ha avuto modo di parlare a margine anche di calcio: “Sono molto concentrato e focalizzato sul campo perché ho delle responsabilità anche lì come le ho sempre avute. E anche se non sono più protagonista assoluto settimanalmente credo che al di là di scendere in campo in tutte le partite il mio ruolo richieda un’attenzione totale, un ruolo che mi gratifica tanto perché non è sicuramente marginale”.
L’annata ha avuto un avvio decisamente positivo per il portiere bianconero e per la sua squadra come testimoniano classifica in campionato e prime uscite in Champions League: “La stagione sta andando molto bene – ha aggiunto -. Sono molto felice perché giustamente all’inizio nutrivo qualche perplessità, qualche dubbio sulla mia accettazione di questo nuovo ruolo, però con molta tranquillità e parlandone anche a casa ho detto ‘secondo me l’unica squadra che può farmi accettare questa cosa in maniera serena è la Juve’. E dopo questa riflessione ho accettato e devo dire di aver avuto ragione. Sono soddisfatto, sono veramente contento per l’armonia che sto rivivendo nello spogliatoio con tutti, per la stima che sento da parte dei miei compagni, per il fatto che posso riabbracciare i miei tifosi, i miei dirigenti, i ragazzi con cui ho condiviso tantissimo dentro e fuori dal campo. Questo era il senso della cosa e per questo sono felice”. In Serie A la prima rivale è l’Inter: “La definisco senza il minimo dubbio la rivale numero uno perché conosco benissimo l’allenatore, il modo di insegnare calcio, ragionare e trasmettere convinzione e voglia di stupire che ha. Conosco benissimo il direttore e anche molti dei loro giocatori che sono di primo livello”.
Buffon ha poi tessuto le lodi di Maurizio Sarri senza dimenticare i predecessori del tecnico nato a Napoli: “Il mister è una persona che ha le idee molto chiare e sono chiare perché ha un percorso da allenatore trentennale. In trent’anni di calcio, di battute d’arresto e grandi gioie, penso sia uno che abbia toccato negli ultimi anni l’espressione massima. Ha un sacco di convinzioni che riesce a trasmettere alla squadra e così sta avvenendo perché c’è la predisposizione da parte del gruppo di voler apprendere qualcosa di diverso rispetto agli utlimi dieci anni, perché tutti parlano solo di Allegri ma prima ci sono stati anche Conte e altri. Credo che questo modo di giocare sia una filosofia che ci piace perché i giocatori hanno bisogno anche di stimoli e le prestazioni vengono di conseguenza”. Infine una riflessione sulla possibilità di tornare ancora una volta a vestire la maglia azzurra: “Ringrazio pubblicamente Mancini perché si dimostra sempre molto attento e delicato nei miei confronti. È un qualcosa di non dovuto e che non cerco e se dovesse accadere, accetterei con grande piacere ma lo accetterei nel momento in cui smetterò di giocare. Prima non avrebbe senso”.
(ITALPRESS).

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