Bach “Cio lavora per la pace, Milano-Cortina un successo”

Tokyo (Giappone) 24/07/2016 - Olimpiadi Tokyo 2020 / foto Imago/Image Sportnella foto: Thomas Bach

ROMA (ITALPRESS) – In giro per il mondo da numero 1 dello sport mondiale, ma in questo periodo il presidente del Cio, Thomas Bach, ha dovuto mettere anche altri argomenti al centro dei suoi incontri. La Russia e la guerra i tempi più affrontati con i vari leader politici. “Ne discuto da mesi con decine di capi di Stato e di primi ministri: nessuno di loro sa dirmi quando e come finirà la guerra. A chi mi chiede come si comporterà il Cio con i russi in vista delle prossime Olimpiadi e se li farà gareggiare o meno rispondo: chi sono io per saperlo e potervelo dire?”, dice Bach in un’intervista al Corriere della Sera, specificando, però, che la politica del Cio nei confronti di Putin resta immutata. “Quattro ore dopo l’invasione dell’Ucraina abbiamo nettamente condannato la Russia e l’abbiamo sospesa dal Cio chiedendo alle federazioni internazionali di non accettare rappresentative di quel Paese e di non organizzare eventi sul suolo russo. Tutte hanno accettato la nostra indicazione. E’ stata una scelta giusta che però non risolve il nostro dilemma. La guerra non l’hanno certo iniziata gli atleti russi. Chi ha preso le distanze dal regime dovrebbe poter competere sotto bandiera neutrale. Il nostro obiettivo è far tornare a gareggiare gli atleti con passaporto russo che non supportano la guerra. Ma non è facile”.
Bach ne spiega il motivo: “C’è grandissima difformità sul piano politico rispetto alle nostre decisioni. Alcuni governi hanno deciso autonomamente di rifiutare il visto agli atleti russi sui loro territori, anche se questi sono autorizzati a gareggiare. Altri di vietare ai loro atleti di competere con i russi per ritorsione. In alcune nazioni, poi, non se la sentono di garantire loro la sicurezza. La nostra missione di pace vacilla e in un contesto così conflittuale adesso pagano gli atleti russi e bielorussi. Ma il problema potrebbe allargarsi. Sempre più spesso lo sport diventa motivo di ritorsione politica. Gli iraniani potrebbero non volere far gareggiare gli americani, i palestinesi rifiutare gli israeliani e così via. E’ un mondo pieno di conflitti, sotto tutti i punti di vista e anche nello sport. C’è sempre qualcuno che lotta contro qualcun altro, che non vuole che qualcuno partecipi o chiede che venga sanzionato. Così lo sport è spaccato e noi siamo lacerati”. La soluzione non è semplice, la voglia di trovarla non manca: “Il movimento olimpico ha come missione quella di contribuire alla pace, rimanendo politicamente neutrale: certo, in questo momento dobbiamo capire come poterlo fare. Organizzare i Giochi serve a tenere unite le persone specie nei momenti difficili”.
“Dobbiamo mostrare alla gente che i Giochi restano unificanti perchè qui, nel nostro mondo, le regole sono uguali per tutti: il rigore si tira da 11 metri, i 100 metri sono sempre 100 metri, le sostanze proibite sono proibite per tutti. Il Villaggio Olimpico deve essere un luogo di pace, indipendentemente dalla religione, dall’orientamento sessuale, dalle differenze di genere o dalla lingua parlata”, spiega Bach che ieri ha incontrato la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, affrontando anche l’argomento Milano-Cortina e qui il numero 1 del Cio ha solo certezze. “Possiamo contare sull’ottimo lavoro di Malagò sia come presidente del Coni che del Comitato organizzatore. Sarà una grande edizione. Capiamo bene quanto il contesto economico sia difficile con l’inflazione alle stelle: daremo tutto il nostro supporto”, dice Bach che ha forti legami con lo sport italiano e che negli atleti azzurri ha sempre trovato ispirazione. “Da Edoardo Mangiarotti – dice il numero 1 del Cio che è stato olimpionico di fioretto ai Giochi di Montreal 1976 – a Pietro Mennea, a Sara Simeoni alla famiglia Montano ad Alberto Tomba. Una cosa che mi ha molto colpito dello sport azzurro è stato il recente supporto degli atleti alla popolazione durante il Covid e in particolare dopo la tragedia di Bergamo”.
Con Giovanni Malagò c’è un legame molto forte, una stima incondizionata tanto che Bach lo ha voluto al Cio. “Non l’ho solo portato ma l’ho anche riempito di incarichi – spiega al Corriere della Sera -. Lavora nella commissione di monitoraggio di Los Angeles 2028 e in quella, importantissima, che deciderà il coordinamento dei Giochi del futuro. Di Giovanni mi piacciono la sua passione e la capacità di identificarsi negli atleti e di ragionare come loro, con la stessa energia”. Tornando ai Giochi, arrivano sport nuovi e rischiano di essere estromessi altri dalla storia lunghissima come il pentathlon moderno. “La federazione internazionale sta provando a cambiare format: a Parigi la disciplina resterà e in forma tradizionale, il suo futuro dipenderà anche da come verrà rimpiazzata la prova equestre”. E poi ci sono pesi e boxe considerate a forte rischio. “Se avessimo dovuto valutare quello che succede nella federazione internazionale la boxe sarebbe dovuta saltare già a Tokyo: arbitraggi scandalosi, elezioni dei dirigenti per acclamazione, l’esclusione arbitraria dell’Ucraina. La boxe ha una storia formidabile, è popolarissima e ha l’enorme pregio di togliere dalla strada tanti giovani a rischio. Bisogna cambiare rotta e al momento è esclusa dai Giochi del 2028. Il sollevamento pesi, invece, dovrà cancellare una cultura del doping diffusissima”.
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(ITALPRESS).

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