Un altro allarme dalle istituzioni ucraine, dopo quello lanciato ieri dal governatore della provincia di Lugansk. A parlare forte e chiaro è stato oggi il vice capo dell’intelligence di Kiev, Vadym Skibitsky, secondo il quale il suo Paese, in queste ultime settimane, sta soccombendo militarmente nei confronti della Russia, meglio equipaggiata e con più uomini nella prima linea del Donbass. “I fronti sono ora il luogo in cui si deciderà il futuro e stiamo perdendo in termini di artiglieria. Tutto adesso dipende da ciò che l’Occidente ci darà”, ha spiegato Skibitsky senza giri di parole. Che Kiev fosse dipendente dalle forniture di Europa, Gran Bretagna e Stati Uniti era palese fin dall’inizio di questo conflitto ma la situazione creatasi a giugno, con Mosca capace di conquistare buona parte di Severodonetsk e di puntare dritta a Sloviansk e agli altri capoluoghi regionali, rende il destino dell’Ucraina ancora più legato ai propri partner dell’Ovest. Alleati che, soprattutto al di qua e al di là della Manica, hanno battuto in queste ore più di un colpo in favore di Kiev. Parigi, innanzitutto, dichiaratasi pronta a raddoppiare l’invio di cannoni: ne erano già stati spediti sei e a breve potrebbero arrivarne altrettanti. E poi Londra, scioccata per la condanna a morte dei due volontari che hanno combattuto a Mariupol assieme ai militari ucraini. Il ministro della Difesa Ben Wallace, ha incontrato oggi a Kiev il presidente Volodymyr Zelensky, che ha pubblicamente ringraziato Londra per “armi, aiuti finanziari e sanzioni”, tre interventi sui quali gli inglesi non hanno mai mostrato tentennamenti. Nel frattempo il primo ministro Boris Johnson ha riferito che il suo governo farà tutto il possibile per il rilascio di Aiden Aslin e Shaun Pinner, che assieme a un combattente marocchino hanno ottenuto il massimo della pena dal tribunale filorusso di Donetsk. “Condanniamo la falsa condanna a morte di questi uomini. Non c’è alcuna giustificazione per la violazione della protezione a cui hanno diritto” ha precisato il portavoce di Boris Johnson.
Argomento sul quale il ministro degli Esteri di Mosca, Sergey Lavrov, ha fatto spallucce: bisogna rispettare le leggi della Dpr, l’autoproclamata repubblica secessionista. Sulle trattative con Kiev, invece, “bisogna essere in due per ballare il tango”, ha replicato lo stesso Lavrov. Intanto, nessuna novità sullo sblocco dei porti, anzi: a Mykolaiv sarebbero stati bombardati quattro silos e numerose tonnellate di grano sarebbero bruciate. Il bollettino dal fronte, infine, anche oggi è sconfortante: oltre alle decine di soldati che muoiono quotidianamente in Donbass, nelle ultime ventiquattr’ore si contano ben cinque civili uccisi a nord di Kharkiv, tornata al centro delle “attenzioni” russe; si registrano inoltre quattordici feriti nell’attacco ad alcuni edifici residenziali. Vittime anche nella regione di Dnipro: ben sei i corpi recuperati nei villaggi di Zelenodolsk e Shyrokiv. Colpite scuole, ospedali e centri civici, in una guerra che non risparmia nessuno.
(ITALPRESS).
-foto agenziafotogramma.it-
Allarme da Kiev, senza aiuti dall’Occidente perdiamo il Donbass
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