PALERMO (ITALPRESS) – “Sulle dimissioni della mia portavoce non posso aggiungere altro, per rispetto degli uffici giudiziari che proseguono la loro attività: ho proposto e deciso di trasformare la riunione dei capigruppo in un dibattito aperto, affinché nessuno si sentisse privato della possibilità di dire la propria. Ho letto moltissime dichiarazioni da maggioranza e opposizione, prendo atto di chi mi chiede di fare un passo indietro ma anche di chi mi chiede di farne due in avanti: se domani decidessi di dare seguito a questa richiesta finirei per affermare un principio abbastanza discutibile, ovvero che un messaggio veicolato da canali digitali può avere un peso maggiore della nostra Costituzione. Rispetto il pensiero di tutti, ma ricordo che l’indagine non è ancora conclusa e comunque dovrà passare da uno o più gradi di giudizio”. Così il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, riferendo sull’inchiesta a suo carico in aula a Palazzo dei Normanni, a Palermo.
“Ho deciso in maniera tempestiva di dare alcune comunicazioni all’Aula dopo avere appreso tramite i social media la richiesta di alcuni colleghi di intervenire in Parlamento: pensavo di dovere rispettare il mio ruolo mentre l’attività investigativa non è ancora conclusa, ma in assenza di elementi conclusivi sull’indagine ho ritenuto che il mio intervento in Aula potesse servire a rivendicare la correttezza dei miei comportamenti”.
Prosegue Galvagno, riferendo che non si sente “minimamente diverso dagli altri, dai giornali ho appreso cose che non sono neanche nella mia disponibilità. D’altro canto in tanti hanno a disposizione atti che dovrebbero essere sottoposti a segreto istruttorio e invece circolano liberamente. A gennaio ho ricevuto una proroga dei termini delle indagini preliminari, ma al tempo su di me non c’era alcun capo di imputazione provvisorio: tuttavia mi sono messo a disposizione dei magistrati per collaborare, chiedendo di essere subito interrogato. A questa mia richiesta – ha aggiunto – è stato dato seguito il 24 maggio e il 7 giugno sono stato ascoltato, sempre senza conoscere gli atti di indagine, in merito alla liceità dei miei comportamenti: non mi sono sottratto ad alcuna domanda, nemmeno a quelle che non facevano parte del capo d’accusa. Andrò serenamente avanti e senza esitazioni nella difesa tecnica delle mie posizioni: ribadisco con fermezza che la funzione del presidente del Parlamento non è mai stata anteposta a interessi personali”.
IN AULA PRESENTE ANCHE SCHIFANI
“Non ho molto da aggiungere se non che voglio ringraziare la presenza a questa seduta del presidente Schifani, insieme al governo regionale: non era scontato e per me è un segnale importante”. Ha detto ancora il presidente dell’Ars in riferimento al presidente della Regione Renato Schifani, che ha seguito per intero gli interventi in aula.
LE REAZIONI, DA CRACOLICI A DE LUCA E MICCICHE’
“Non chiederemo le dimissioni per qualcuno che riceve un avviso di garanzia, che è un elemento di reciproca tutela per chi svolge l’attività investigativa e chi è indagato: è evidente che chi come noi ha una funzione pubblica deve tenere conto del sistema complessivo delle regole a tutela dei cittadini ma anche delle istituzioni”. A dirlo è il presidente della commissione regionale Antimafia, Antonello Cracolici, in risposta all’intervento del presidente dell’Ars nell’aula di Palazzo dei Normanni.
“Mi auguro che questa vicenda possa chiudersi con un’archiviazione, ma al di là delle eventuali responsabilità penali questa vicenda ci racconta un contesto di degrado – prosegue Cracolici -. Se i collaboratori di una figura del sistema politico possono ritenersi al di sopra della legge, con sistemi di scambio o attività corruttive, allora ci si deve interrogare. Dobbiamo tutti alzare il livello di responsabilità, non deve passare l’idea che il Parlamento sia un ruolo criminogeno ma nessuno può utilizzare singoli provvedimenti come tornaconto personale”.
“La vicenda Galvagno – al di là delle responsabilità individuali e penali – è paradigmatica di un contesto di degrado verso il quale dobbiamo alzare il livello di responsabilità e rigore. Se persino i collaboratori di un presidente o di un assessore si ritengono al di sopra della legge, con sistemi di scambio e di vera e propria attività corruttiva, allora la politica deve interrogarsi perché qualcuno, tradendo le funzioni della democrazia, pensa di utilizzare singoli provvedimenti o attività per averne un tornaconto personale o un beneficio”, puntualizza il presidente della commissione regionale Antimafia. “Ben prima che iniziasse questa legislatura, già col ‘caso Cannes‘ – aggiunge Cracolici – si era aperta una voragine su quel settore delicato della rappresentanza e della funzione amministrativa che pone diversi interrogativi. Quello che emerge è che Fratelli d’Italia, che ormai ripetutamente viene coinvolta negli scandali del settore del turismo, tanto da essere definita la corrente ‘turistica’, governa questo ambito non solo in Sicilia, ma anche in Italia. Trovo inaccettabile l’idea che si voglia far passare il parlamento come un luogo criminogeno, per cui si fanno leggi ad hoc, questo è un insulto alla funzione propria di un parlamento, anzi rivendico il principio che questo parlamento rappresenta gli interessi e le categorie sociali della Sicilia. Diverso è se qualcuno pensa di usare le leggi per utilità personali”.
“Il presidente del Parlamento ha il dovere di presentare la sua integrità nei confronti del popolo siciliano – dice invece capogruppo del M5s all’Ars Antonino De Luca – il dubbio che aleggia in questo momento è che determinati ruoli vengano utilizzati per giungere a una serie di favoritismi. Continueremo a lavorare con serenità ai prossimi disegni di legge e a eventuali variazioni di bilancio, ma occorre trovare un criterio per dare serenità a questi lavori, magari rivedendo le procedure di attribuzione degli strumenti finanziari: serve un cambio di rotta immediato”.
“A Galvagno ho fatto gli auguri di potersi difendere – Ha affermato poi il deputato regionale Gianfranco Miccichè – , perché so cosa significhi avere questi pesi di sopra: auspico che la giustizia sia rapida, perché non tutti si rendono conto della pesantezza di certe accuse specialmente quando qualcuno ritiene di non doverne rispondere. Spero che Galvagno possa dimostrarsi innocente davanti a questo parlamento”.
“Galvagno ha il diritto di rimanere in silenzio – sottolinea il deputato regionale e sindaco di Taormina, Cateno De Luca – . Qualsiasi cosa dirà potrà essere utilizzata contro di lui e il procedimento farà comunque il suo corso, per quanto ancora non risulti esserci la notifica di un avviso di conclusione delle indagini. Non deve dare conto a questo Parlamento, ma a chi ha aperto un procedimento nei suoi confronti: ci sono sciacalli che approfittano di queste dinamiche per mettersi in mostra, questa non si può trasformare in un’aula di tribunale”.
“Ci troviamo di fronte a una vicenda che coinvolge il vertice della rappresentanza parlamentare siciliana. È per questo fortemente apprezzabile l’iniziativa del Presidente Gaetano Galvagno di riferire personalmente all’Aula, dimostrando grande sensibilità istituzionale e rispetto per l’Assemblea”. Lo ha dichiarato il deputato regionale di Grande Sicilia, Giuseppe Lombardo. “È altrettanto condivisibile – ha proseguito Lombardo – la prudenza espressa da Galvagno nei confronti di un’indagine ancora in corso, sulla quale si sono però già addensati sospetti e pressioni mediatiche senza precedenti. In questi giorni abbiamo assistito a un vero e proprio linciaggio mediatico che ha oltrepassato i limiti della libera informazione, compromettendo il diritto alla difesa e ledendo la reputazione e la dignità della persona coinvolta. Prima del Presidente, prima del politico, c’è l’uomo. Ed è doveroso tutelare la dignità di chi, ad oggi, è semplicemente un indagato e non un imputato, né tantomeno un condannato”. “Come rappresentanti delle istituzioni – ha concluso il deputato di Grande Sicilia – abbiamo giurato sulla Costituzione, che sancisce la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio, e sulla nostra Costituzione non sono consentite valutazioni a convenienza. È nostro dovere riportare questa vicenda all’interno della cornice dello Stato di diritto, nel rispetto sia dell’indagato sia della magistratura, nel cui operato continuiamo a riporre piena fiducia, come massimo baluardo della legalità nel nostro Paese. Per questo incoraggiamo il Presidente Galvagno ad andare avanti con il consueto equilibrio e senso di responsabilità che ha dimostrato sino ad ora. In questo percorso potrà contare sul nostro sostegno”.
“Quella odierna è una seduta surreale per Sala d’Ercole. La richiesta di convocazione appare irrituale, perché non si può discutere in questo Parlamento in ordine alla sussistenza o meno di reati di un processo penale con atti riservati. Nel nostro ordinamento giuridico vige la presunzione di innocenza, oltre al diritto di difesa e al giusto processo. Nel nostro ordinamento giuridico vige il principio costituzionale della presunzione di innocenza, oltre che del diritto di difesa e del giusto processo innanzi ad un giudice terzo ed imparziale, e tali diritti sono inviolabili e potrebbero essere lesi se trattati in una sede diversa da quella competente. Non intendiamo entrare nel merito di fatti descritti dai giornali. Siamo vicini al presidente Galvagno e abbiamo fiducia nella magistratura”. Così Salvo Geraci, capogruppo della Lega all’Assemblea regionale siciliana.
“Ringrazio l’amico e presidente Gaetano Galvagno per questo momento di riflessione collettiva che si è tenuto qui in Parlamento con grande senso di responsabilità. Un confronto inevitabile per cercare di porre fine a uno stillicidio continuo, studiato a tavolino dando in pasto all’opinione pubblica notizie o pseudo tali con il metodo del tritacarne mediatico”. Lo ha detto Giorgio Assenza, capogruppo di Fratelli d’Italia all’Ars, intervenendo durante il dibattito. “Ringrazio anche il governo regionale, in testa il presidente Schifani oggi presente in aula, così come tutti i colleghi di maggioranza e opposizione a partire da quelli di Fratelli d’Italia. Al di là di qualche svarione che si poteva evitare, il tono del dibattito qui all’Ars non è stato improntato a un processo mediatico che sarebbe stato ingiustificato: si tratta, infatti, di una richiesta di proroga delle indagini, il più delle volte un atto dovuto. Altro che ‘legge bavaglio’, la pubblicazione di queste intercettazioni pone ancora una volta un problema che riguarda tutti gli italiani e che è rappresentato anche dalla mancata tutela del diritto alla presunzione di innocenza. Noi di Fratelli d’Italia ribadiamo affetto e stima assolutamente immutati nei confronti di Gaetano Galvagno e la convinzione che non si dovrebbero gettare così in pasto all’opinione pubblica il Parlamento, il suo presidente e tutte le Istituzioni”, ha aggiunto.
“Uno spettacolo imbarazzante e un’occasione persa per mettere fine a un modello di gestione delle risorse pubbliche squallido, finalizzato a interessi personalistici ed elettoralistici. Un dispendio inaccettabile di denaro dei cittadini, che meritano trasparenza e rispetto”. Così Valentina Chinnici, deputata del Partito Democratico all’Assemblea Regionale Siciliana: “Anziché chiarire una volta per tutte le criticità emerse – aggiunge – e dire basta, oggi abbiamo assistito a un teatrino fatto di discorsi evasivi. Si continua così a perpetuare un sistema opaco, dove le istituzioni sembrano al servizio di faccendieri e logiche di potere e non del bene comune”. “È ora di voltare pagina – conclude Chinnici – e di restituire dignità alla politica, garantendo che ogni euro pubblico sia investito per il futuro della Sicilia, non per alimentare privilegi e consensi elettorali. Continueremo a batterci perché sia fatta piena luce e perché si ponga fine a queste pratiche inaccettabili. Peraltro, prima della fine della seduta, abbiamo chiesto in aula che il presidente Schifani intervenisse, ma inspiegabilmente ha preferito tacere pur essendo presente per l’intera seduta. Chiederemo che torni a riferire anche lui in aula”.
“C’è un’inchiesta in corso, i processi vanno celebrati nelle sedi competenti e la nostra posizione è e rimane assolutamente garantista. Dal punto di vista politico, c’è un problema che emerge dalle cronache di questi giorni: la gestione personalistica della cosa pubblica esercitata dalla politica alla Regione Siciliana, una distribuzione di fondi sganciata da qualsiasi criterio oggettivo di concreta valutazione delle proposte, che si è evidentemente prestata a logiche opache, e un sistema che, come la stessa Corte Costituzionale ha sancito in una sentenza, è completamente svincolato da ogni criterio di oggettività e trasparenza”. Lo dichiara la senatrice di Italia Viva, Dafne Musolino: “Un sistema che ho denunciato nei mesi scorsi in tre interrogazioni parlamentari presentate ai ministri di Cultura, Giustizia, Economia e Affari regionali. Nell’ultima, che risale al 12 marzo di quest’anno, ho chiesto di evitare la dispersione di ingenti somme in mille rivoli clientelari, suggerendo invece di utilizzare quei fondi per il ripiano del deficit regionale. Sono stata buona profeta, ma completamente ignorata, visto che le interrogazioni sono rimaste senza risposta da parte del governo. Rimane, pertanto, l’esigenza improcrastinabile di introdurre criteri di trasparenza, merito e oggettività nella gestione delle risorse pubbliche”, conclude la senatrice Iv.
– Foto xd8/Italpress –
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