ROMA (ITALPRESS) – L’Italia è penultima in Ue per risorse dirette pro capite impiegate a favore dell’editoria con oltre 88 milioni di euro e un valore pro capite di 1,49 euro. E’ quanto emerge dallo studio “Il sostegno all’editoria nei principali Paesi d’Europa” a cura del Dipartimento per l’informazione e l’editoria presentato oggi dal sottosegretario con delega all’Editoria, Giuseppe Moles, e dal consigliere, Ferruccio Sepe. “L’obiettivo dello studio è quello di volgere lo sguardo verso altri paesi europei in chiave comparativa, al fine di verificare se il complesso sistema italiano che supporta l’informazione, in modo diretto e indiretto, costituisse una nostra peculiarità ovvero se invece trovasse una corrispondenza in altri paesi europei di consolidata tradizione democratica”, ha spiegato Moles sottolineando come “l’informazione corretta e giusta sia un bene necessario e assoluto che va difeso, tutelato, sostenuto e aiutato a crescere”.
“Solo una corretta informazione fatta da persone che non solo si assumono la responsabilità di un prodotto, ma anche che sono dotati di una professionalità superiore, può essere un bene primario di una democrazia liberale – ha aggiunto -. Nella manovra oltre agli strumenti classici c’è anche un fondo straordinario per l’editoria, questo sta a significare la volontà del Governo di tornare a investire”.
Dallo studio emerge che le forme di sostegno pubblico all’editoria, oltre a essere rimaste operative anche successivamente al periodo di crisi economica, sono risultate integrate o rafforzate durante la crisi pandemica e ciò colloca la legislazione italiana di settore sulla stessa lunghezza d’onda di diversi paesi europei. La sintonia che, di volta in volta, si riscontra concerne sia la tipologia delle misure di sostegno individuate (si pensi solo al generalizzato ricorso all’Iva agevolata), sia l’entità dell’impegno economico finanziario che i bilanci pubblici sono chiamati a sopportare per favorire (o preservare) lo sviluppo del pluralismo delle fonti di informazione essenziale per ogni sistema democratico.
Uno dei quesiti su cui intendeva interrogarsi è se il quadro di interventi pubblici adottato in Italia a sostegno dell’editoria si collocasse o meno all’interno di un panorama europeo. La risposta è, inequivocabilmente, affermativa. Ponendo da parte la composizione analitica degli schemi di intervento di ciascuno dei paesi oggetto dello studio, giacché essa è variabile, l’Italia va, innegabilmente, a inscriversi all’interno dello scenario europeo di interventi. È evidente come emerga un quadro fortemente orientato alla tutela del pluralismo e dell’indipendenza del settore editoriale, fattori per i quali un finanziamento di natura pubblica risulta, specie all’indomani dell’emergenza sanitaria, quantomai essenziale. La crisi dovuta al Covid-19 ha evidenziato e notevolmente acuito le fragilità del settore editoriale che erano già presenti in precedenza, tanto in Italia quanto nei restanti paesi europei. Il fatto che la generalità degli Stati oggetto dello studio abbia istituito (o previsto) misure ad hoc per far fronte all’emergenza sanitaria denota la necessità di strumenti normativi nazionali, comunitari e continentali per mettere in atto strategie di finanziamento a favore dell’editoria per tutelarne l’indipendenza e rafforzare il pluralismo.
Secondo il consigliere Sepe l’Italia, seppur penultima, “si colloca in una posizione normale, ma l’affermazione di chi dice che in Italia si spende troppo alla luce del raffronto con altri Paesi europei non è vera”, sulla questione delle agenzie di stampa Sepe ha sottolineato che “ogni Paese ha la sua storia, in Italia c’è una storia lunga 20 anni che va rispettata ed è fatta di imprenditori privati che hanno fatto i loro investimenti e hanno gestito questo delicatissimo settore. In questo senso dobbiamo trovare delle soluzioni rispettando però questa tradizione”. Sempre parlando del dossier delle agenzie di stampa, il sottosegretario Moles ha ricordato come esse siano “un bene primario. Avrei potuto scegliere e valutare di passare la mano e rinnovare quanto già c’era, invece la scelta fatta è stata quella di prorogare brevissimamente l’attuale sistema per poter costituire una commissione a Palazzo Chigi che possa, in breve tempo e in maniera condivisa, trovare la soluzione ritenuta più utile e consona per gli attori interessati, sia per il mantenimento dei livelli occupazionali, sia dell’innalzamento della qualità, sia a tutela di investimenti ulteriori per il rilancio. Riteniamo che sia utile fare un lavoro alla stregua del tavolo Inpgi o del tavolo sull’equo compenso – ha spiegato Moles – dove il comitato tecnico possa sentire tutti gli stakeholder interessati al dossier agenzie e valutare quella che agli occhi di tutti gli attori possa essere la soluzione più utile, fermo restando che la situazione in questi due anni è mutata. Non posso dire se il sistema delle gare sia superato o meno, ma il tavolo potrà fare una serie di scelte che verranno poi sottoposte al governo”.
A chi gli ha domandato se sono stati ipotizzati dei tempi, Moles ha risposto: “Non le calende greche, noi abbiamo ipotizzato una breve proroga e nei prossimi giorni formalizzeremo tutto, ma auspico che non saranno tempi lunghissimi, anzi, abbiamo ipotizzato 2-3 mesi per poi fornire gli esiti tecnici, se parlo di tempi brevi questi non possono certamente durare 3 anni. I tavoli sono una mia iniziativa di tipo informale che vogliono essere un momento dove ognuno degli attori del sistema possa esprimere la sua opinione e contributo di idee insieme al Dipartimento. Il percorso che stiamo facendo – ha concluso – credo che sia il più possibile condiviso con tutti, ecco l’idea di questi incontri. È ovvio che tutto questo sforzo partono dal presupposto che nel momento in cui si deve esaurire il processo spot di sostegno, tutti gli strumenti che noi possiamo mettere a disposizione non possono che partire dalla tutela dell’occupazione. La mia speranza che non solo si possano tutelare ma consentire alle imprese di creare nuova occupazione”.
(ITALPRESS).
Moles “L’informazione un bene primario da sostenere”
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