“Pray and play”, al via la Clericus Cup edizione 2020

Sedici squadre in campo per l’Alleluja finale. Con l’arrivo della Quaresima sboccia per la 14^ volta all’ombra del Cupolone la Clericus Cup, il Mondiale calcistico della Chiesa, della Cei, del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita e del Pontificio Consiglio della Cultura del Vaticano, quest’anno sostenuto dai Cavalieri di Colombo. L’edizione 2020, presentata al Centro Sportivo Pio XI, vedrà al via 16 squadre divise in 4 gironi, con le migliori due formazioni di ciascun raggruppamento promosse alla fase successiva. I calciatori pronti a scendere in campo sono 330 e il Messico è lo Stato più rappresentato con 31 giocatori, seguito da Nigeria (20), Camerun (19), Argentina (18), Stati Uniti e Ucraina (17), mentre sono soltanto otto gli italiani. Confermata la novità introdotta lo scorso anno, ovvero l’inserimento di seminaristi e sacerdoti in gironi differenti nella prima fase della competizione: un modo per vivere le gare di qualificazione “inter pares” rispettando i distinti percorsi formativi e le tappe intermedie per arrivare ai ministeri. Sulle maglie dei 330 atleti del torneo campeggia quest’anno il motto “Pray and Play”, inno alla preghiera e al gioco.
“Il gioco di squadra è la caratteristica principale della Clericus Cup – ha dichiarato Don Alessio Albertini, consulente ecclesiastico nazionale del Csi – Sentire di appartenere a un mondo è uno dei messaggi più importanti che trasmette questa manifestazione”. Il torneo partirà sabato 7 marzo e vedrà subito in campo i campioni in carica del Pontificio Collegio Urbano. La seconda fase a eliminazione diretta comincerà invece sabato 9 maggio con i quarti di finale per proseguire con le semifinali del 23 maggio e le finali del 30 maggio. “La Clericus Cup è una delle iniziative più caratteristiche a livello sportivo che si svolgono all’ombra del Cupolone, su un campo sportivo che ha una vista impressionante – ha osservato monsignor Melchor Sánchez de Toca y Alameda, sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura – È un piccolo Mondiale dei seminaristi e dei giovani sacerdoti che in questi anni di formazione studiano a Roma e diventeranno poi nel mondo ambasciatori dello sport come strumento educativo e al servizio della pastorale. In fondo l’esperienza dell’oratorio è la grande intuizione dei grandi santi educatori”.
(ITALPRESS).

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