Rischi di allenamento, incidenza dell’inattività fisica nei livelli di mortalità, controllo delle malattie non trasmissibili sono alcuni punti della relazione tenuta dal presidente della Federazione Medico Sportiva Italiana, Maurizio Casasco. Intervenuto all’università degli studi di Palermo in occasione degli esami finali di conferimento del titolo di specialista in medicina dello sport. Una attenta analisi sul presente ed il futuro della medicina dello sport in Italia e in Europa, partendo proprio dal ruolo rivestito dello specialista. “Il riconoscimento dell’inattività fisica come patologia potrebbe essere la prima pietra affinché i sistemi istituzionali favoriscano la possibilità di fare attività fisica correttamente prescritta. – ha detto Maurizio Casasco, presidente FMSI – Solo uno specialista in medicina dello sport conosce la corretta prescrizione dell’attività fisica. La Federazione Medico Sportiva vuole portare a conoscenza di tutto il sistema sanitario nazionale, dei medici di base, dei pediatri e dei laureati in scienze motorie, la corretta prescrizione che deve essere fatta”.
Ad essere analizzati, inoltre, i dati diffusi dall’Istat nel recente report sull’obesità infantile. “I Paesi come l’Italia, la Grecia e Malta sono al primo posto per l’obesità infantile, questo è un dramma. Non riguarda solamente l’alimentazione ma è un problema di educazione e dei corretti stili di vita. – ha sottolineato Casasco – La lotta al fumo, all’abuso dell’alcol, all’utilizzo improprio dei farmaci. Una serie di corretti stili di vita dove l’integrazione tra l’attività fisica e l’alimentazione è la pietra miliare di ogni aspetto. Una corretta informazione che non deve partire solo dalla scuola e dalle famiglie. Lo sport, le federazioni, svolgono in questo un ruolo estremamente importante”. Per Vittorio Virzì, coordinatore formazione Sicilia FMSI, il futuro della medicina dello sport “non è solo quello della messa in sicurezza degli atleti. Ma occuparsi della salute di tutti. La medicina dello sport presuppone un controllo medico in età giovanile, quindi in soggetti sani, è un primo momento di prevenzione. Questo significa costruire delle informazioni che ci dicono se esistono delle patologie”.
Non solo prevenzione di patologie. Ad essere sottolineata l’incidenza che può avere un corretto stile di vita insieme allo sport sui livelli di mortalità. “L’inattività fisica è indice di cattivo vissuto, quindi anche di aumento di mortalità per incidenza di patologie. – ha precisato e concluso Virzì – L’attività fisica fatta in maniera uniforme corretta porta a beneficio verso patologie che possono sorgere, alla salute in genere”.
(ITALPRESS).