ROMA (ITALPRESS) – Quella dei bassi salari è una grande questione per l’Italia, per i lavoratori per le famiglie. L’Associazione Lavoro&Welfare ha promosso un confronto tra docenti, esperti del settore, sindacalisti, sul tema della povertà retributiva. “Bisogna agire su più fronti per alzare i salari – ha detto Cesare Damiano, presidente dell’associazione Lavoro&Welfare -. Il primo sicuramente è quello della diminuzione della pressione fiscale, ha iniziato il governo Draghi, ha continuato questo governo, è stato reso strutturale, bisogna quindi che questa strada rimanga. In secondo luogo, a mio avviso, si tratta di introdurre misure di salario minimo, come viene richiesto in parlamento, ma il governo non ascolta, in terzo luogo bisogna agire sul tema della fiscalizzazione degli aumenti retributivi, quando i contratti vengono rinnovati nei loro tempi naturali, perché ritardare il rinnovo dei contratti vuol dire diminuire il potere d’acquisto e poi non dimenticare il tema delle pensioni soprattutto per il ceto medio”.
L’ex ministro del Lavoro ha ricordato che con salari bassi “i problemi sono tanti, a partire dal fatto che abbiamo alcuni milioni di lavoratori che sono cosiddetti lavoratori poveri, questa è una novità del tempo moderno, la mia generazione era abituata a legare la parola lavoro alla parola dignità”.
Un italiano su quattro è a rischio povertà, le retribuzioni nette si sono svuotate del 12,6 % negli ultimi tre anni: questi i dati che forniscono una fotografia drammatica della questione retributiva e della sua urgenza del nostro Paese, la quale danneggia anche l’economia deprimendo la domanda interna. Il paese che si sta impoverendo sempre di più, a partire dai salari. A pagare il prezzo più alto sono i giovani e le donne. Per contrastare questo declino è indispensabile rimettere al centro dell’agenda politica l’emergenza salariale e la lotta alle diseguaglianze. Agostino Megale, già presidente Ires, ha spiegato che “è vero, come dice l’Ocse, che i salari perdono l’8,7% dal 2008 ma quel che non dice la Meloni è che la perdita salariale più pesante, degli ultimi 50 anni, si realizza nel periodo del suo governo, con un 17% di inflazione e un 4% di salari. Oggi parliamo di 5 mila euro persi dai lavoratori dipendenti nei due anni. Cosa fare? La questione salariale è una questione generale, nazionale e il presidente della Repubblica, nell’indicare il problema, indica a tutti noi, a partire da forze sociali, forze politiche, governo che bisogna fare la propria parte”.
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