UTILITALIA: “POSITIVA CONSAPEVOLEZZA SU GESTIONE INDUSTRIALE ACQUA”

“Nelle audizioni in commissione Ambiente della Camera tenute nelle scorse settimane, tutti hanno ribadito la necessità di una visione di lungo periodo, di una libertà di scelta nella forma di gestione del servizio che tenga conto dei livelli occupazionali e della capacità industriale dell’azienda.  Dalle imprese ai sindacati, dalle associazioni ambientaliste agli enti locali hanno mostrato maggior consapevolezza del passato verso la complessità del settore idrico”. Così Giovanni Valotti, presidente di Utilitalia, in chiusura del ciclo di audizioni che la commissione Ambiente della Camera sta effettuando sulla proposta di legge di riforma del settore idrico.

“È ormai chiaro a tutti che quando si parla di acqua, si deve ragionare nel concreto degli interventi necessari e delle conseguenze per i cittadini e i territori. Si devono considerare investimenti, progettazione delle reti, capacità di gestione amministrativa e di tutela delle risorse, governance del territorio e regolazione dei servizi. Una strategia idrica nazionale – ha aggiunto – non può non tener conto dei cambiamenti climatici, delle norme europee sugli affidamenti e dei circa quattro miliardi l’anno che il sistema idrico nazionale richiede per evitare di pagare le multe UE per i ritardi nella depurazione”.

Nelle audizioni di questi due mesi i diversi soggetti coinvolti (imprese, associazioni, autorità di regolazione e amministrazioni locali) hanno ribadito che gli enti locali devono essere liberi di decidere la forma societaria del gestore e le procedure di affidamento, che la copertura dei costi debba essere garantita dalla tariffa (perché i fondi pubblici sono troppo esposti ai cicli politici), che il cambiamento obbligato a livello nazionale verso il modello delle aziende speciali degli anni ’90 avrebbe dei costi e rischi eccessivi per le casse dello Stato e introdurrebbe vincoli alla gestione efficiente dei servizi, che le attuali forme di universalità del servizio siano già ora in grado di garantire le fasce più deboli della popolazione, che la regolazione autonoma e indipendente dell’Autorità ha portato in pochi anni a risultati che non erano stati raggiunti nei decenni precedenti dai quali derivano i ritardi accumulati dal sistema e che si stanno ora smaltendo, che la scala gestionale dell’acqua debba attestarsi almeno a 500.000 abitanti serviti, per evitare il proliferare di piccole e piccolissime società che metterebbero a rischio la continuità del servizio, la capacità di investire e l’efficentamento dei costi.

 

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