“Il mondo sta cambiando: i dati dei millenials ci dicono che tutti vogliono ‘sapere’, ‘saper essere’ e ‘saper fare’. Questo ci obbliga a chiederci: le scuole e le università sono in grado di accogliere i giovani in maniera trans-disciplinare per affrontare il Mondo del Lavoro?”. Lo ha detto Giuseppe Novelli, Rettore dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, parlando a margine del Salone della Giustizia presso l’Hotel Parco dei Principi di Roma.
“Il progetto di alternanza scuola-lavoro è interessante, naturalmente va gestito molto bene perché dobbiamo capire e dare delle informazioni corrette. Perché in Italia ci sono 30.000-20.000 aspiranti medici ogni anno quando i posti sono 9.000? C’è qualcosa che non va sull’orientamento”. Novelli, parlando delle «facoltà a numero programmato», ha ammesso che comportano un «problema di giustizia», poiché coinvolgono la «realizzazione di un giovane».
“Invece di fare spin-off, voglio fare degli spin-in. Le nostre piccole e medie imprese hanno dei problemi a fare ricerca e innovazione, perché le ditte con 10-15 dipendenti non possono permetterselo. Io le invito a entrare nei dipartimenti universitari per modificare i prodotti: noi li sviluppiamo e, se funzionano, ci sono delle royalties che entrano all’università”, ha proposto Novelli, partecipando alla tavola rotonda «Alternanza scuola lavoro tra cambiamento digitale e antiche conoscenze» presso il Salone della Giustizia di Roma.
“Mi accusano di essere un rettore aziendalista, forse perché ho voluto 42 aziende diverse nella mia università. Molti colleghi hanno ancora l’idea che l’università debba essere finanziata solo dallo Stato. Non so se con le lauree professionalizzanti miglioreremo la situazione, ma è un tentativo che si può fare. Le università si sono corrette sui corsi di laurea che non servivano al territorio, chiudendo i corsi di laurea inutili. Nella nostra Costituzione il rapporto fra formazione e lavoro è stretto, non possiamo non tenerne conto”, ha concluso Novelli.
