MALAGO’ “BUU RAZZISTI? OK NAPOLI MA CON REGOLE”

Tutto quello che e’ successo dentro e fuori lo stadio in occasione di Inter-Napoli, dalla morte di Daniele Belardinelli ai cori razzisti a Koulibaly, ha riaperto il dibattito sulla gestione degli ultras e sulla sicurezza negli stadi. “Cinque anni fa, durante una riunione al Viminale con il capo della polizia Manganelli e la ministra Cancellieri, con una situazione piu’ o meno analoga. Sostenni la tesi che serviva una cura diversa dai provvedimenti del passato, visto che Daspo e tessera del tifoso non sono bastati – dice il presidente del Coni Giovanni Malago’ a Circo Massimo, su Radio Capital – Cosa bisogna fare? Cito sempre quello che hanno fatto gli inglesi: hanno fatto delle leggi speciali, processi per direttissima, sono stati duri sul profilo della pena, dopodiche’ la partita si e’ chiusa. Chiaro che per tutto questo c’e’ stata una congiuntura favorevole, perche’ si e’ andati in parallelo con la costruzione di nuovi impianti”.
Intanto il ministro dell’interno Salvini dice no alle curve chiuse e alla sospensione delle partite, quasi stia strizzando l’occhio agli ultras: “Gli ho sentito dire che ognuno deve fare il proprio mestiere, e io mi devo occupare di sport – commenta Malago’ – Non c’e’ dubbio che chi fa il ministro degli interni ha oneri e onori di prendersi la responsabilita’ di come gestire queste cose. Se ritiene che questa sia la cosa migliore…”. Il  Napoli e il suo allenatore Ancelotti hanno detto che si fermeranno se dovessero esserci nuovi cori razzisti: “Darei ragione al 100% al Napoli e ad Ancelotti, ma non si possono fare le regole loro – risponde il numero uno del Comitato Olimpico – Se le regole se le fa una squadra o un allenatore, e’ finita. Non si puo’ fare”. Le societa’ spesso conoscono gli ultras, a volte li tollerano: “La societa’ non deve avere nessun tipo di connivenza, complicita’ o tolleranza nei confronti di queste persone – chiarisce Malago’ – E se si scoprisse che questo avviene, le sanzioni devono essere altrettanto, se non piu’ pesanti, di quelle per i tesserati”.
“Questo e’ il contrappeso della legge che andrebbe fatta nei confronti del cittadino pseudotifoso o quello che sia e la societa’. Tenete presente che tutto questo va inserito in un contesto che rappresenta, a torto o a ragione, un caposaldo della giustizia sportiva, cioe’ la responsabilita’ oggettiva. All’atto pratico: di chi e’ la colpa? Se la colpa e’ di una singola persona  che fa una cosa da matto, si puo’ dire che la societa’ non c’entra; se lo fa tutta la curva – conclude Malago’ – e’ piu’ difficile sostenere che la societa’ non abbia responsabilita’
oggettiva”.
(ITALPRESS).

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