MALAGÒ “BENE IL DIALOGO CON GIORGETTI SU RIFORMA”

Giovanni Malagò non ha ancora digerito la delusione. Del resto il suo sogno era e resta uno: “Prima di morire vorrei vedere la mia amata città ricandidata e vittoriosa per le Olimpiadi estive”. Lo svela in un’intervista rilasciata al Corriere dello Sport ed ecco perchè risponde così alla domanda sulla ferita di Roma olimpica. “Rimarginata? Onestamente no. È stata una clamorosa occasione perduta e la storia mi sta dando ragione. Siamo stati sfortunati in quel dato contesto. Son convinto che, con le condizioni di oggi, l’amministrazione avrebbe detto: andiamo avanti. Cosa non ha funzionato? Le elezioni da poco e la campagna ideologica fondata su elementi non oggettivi hanno portato quelle valutazioni. Parigi oggi si sarebbe candidata? Stessa cosa, penso a Londra 2012, oggi con la tematica Brexit. Nella vita è sempre così. Le circostanze decidono”. Adesso l’obiettivo si sposta sulle Olimpiadi invernali con la candidatura Milano-Cortina da portare avanti. “Oscillo tra rammarico e orgoglio. Mica me l’ha ordinato il dottore di sposare questa causa, potevo dire “arrivederci e grazie”, ma il senso di responsabilità mi impone di aderire. Sapendo bene che, se si vince bravi tutti, se si perde la colpa è di Malagò. Milano olimpica sarebbe la strepitosa chiusa di una storia dolorosa”.
In questo momento c’è un altro grande pensiero che occupa la mente del numero 1 del Coni e riguarda “un’importante riforma dello sport”. Malagò sente la responsabilità del suo ruolo, con il governo ha fatto sentire la sua voce, ma adesso si è aperta una strada incoraggiante: “Oggi – spiega – siamo in una fase di grandissimo dialogo. Era giusto allora esprimere le contrarietà, così come oggi è giusto parlare. Ho molto apprezzato Giorgetti quando ripete che non può esserci un governo che non dialoghi con il Coni e viceversa. Siamo in costante contatto, trovo riduttivo fare un discorso solo di soldi. Conta il perimetro del ruolo. Il resto consegue. Il problema è di chi fa cosa e di chi non lo fa. Su questo c’è sintonia. L’indipendenza dello sport la devono e la vogliono riconoscere”.

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