IL MUSEO DELLA RADIOLOGIA DI PALERMO

Il 25 ottobre di quest’anno avrà avuto luogo la cerimonia di inaugurazione del rinnovato, ampliato e ristrutturato “Museo della Radiologia” di Palermo, unica raccolta museale di tal genere esistente oggi in Italia.

“Solo attraverso il tempo si vince il tempo”, afferma un verso di Eliot. Nel 1995, centenario della scoperta dei raggi X da parte di Röntgen, la Scuola radiologica di Palermo, istituita dal Maestro Pietro Cignolini, decise di creare il “Museo della Radiologia”. La raccolta museale fu opera dell’ultimo allievo di Cignolini, Adelfio Elio Cardinale, con la collaborazione del continuatore e poi successore Roberto Lagalla oggi anche Assessore regionale dell’Istruzione e Formazione professionale. Questa esposizione di storia della scienza delle immagini è l’unica di tal genere esistente in Italia. Una guida per oggi e per lontani domani.

Quest’anno – nel quadro degli eventi e delle manifestazioni di “Palermo capitale italiana della cultura” – i fondatori, con l’attiva partecipazione del nuovo direttore Massimo Midiri e con gli eredi e prosecutori della Scuola, hanno deciso di ampliare, rimodulare e arricchire il Museo, avendo acquisiti nuovo materiale, documenti e cimeli ormai introvabili, senza trascurare di documentare tutto quanto di nuovo si è acquisito nella tumultuosa evoluzione della disciplina. Si sono infatti strutturati nuovi fondi, sezioni, archivi.

Il museo è una delle più alte istituzioni della cultura occidentale: concrezione multiforme di cose di varia natura, depositarie della vitalità di un passato continuamente riscritto, selezionate da scelte presenti in continua dinamica trasformazione, circondate da un’aura simbolica, con intima penetrazione di itinerari e linguaggi aggiunti. Per vero, collezionare, raccogliere, salvare oggetti dalla distruzione fa parte di un comportamento che l’uomo sembra aver tenuto nel tempo costantemente.

Muovendo da queste radici, da queste ancestrali abitudini, il museo può diventare specchio della società che lo esprime, sintesi di una delega collettiva nei confronti del passato, del presente e del futuro. Ambiente nel quale si esercita un magistero intellettuale, che non è solo di studio e di meditazione, nell’analisi di oggetti che ci circondano. Luogo centrale dell’immaginario comune, ove si istituisce un dialogo con gli antichi. Le strutture museali non assumono solo la funzione di documentare e conservare strumenti del passato e archivi di interesse scientifico, ma devono anche proporsi come luoghi di educazione permanente alla scienza e alla tecnologia, collegati al mondo della ricerca e attenti alle richieste della scuola sulla frontiera della conoscenza.

La “quiddità” – per usare un termine filosofico – di un museo è una maniera specificatamente occidentale di conservazione e trasmissione della memoria collettiva. Il museo come bene pubblico, dotato di un rapporto intenso con la società.

Non spazio espositivo passivo, ma luogo d’incontro partecipato e vissuto, con una triplice funzione: conservazione, studio scientifico, comunicazione. Una “agorà” sede dì dibattito, educazione, diletto, dove chiedere e ottenere risposte, in un incessante processo dialogico.

Il museo può divenire nucleo propulsore di produzione culturale, in quanto ciò rientra nella sua tradizione di centro di ricerca scientifica. È infatti un dato acquisito che le raccolte museali siano state luoghi di elaborazione di cultura, arte e scienza, collaborando alla costruzione del pensiero umano.

“Il museo – ha scritto André Malraux – è uno dei luoghi che danno la più alta idea dell’uomo”. Il museo scientifico si embrica con la biblioteca e l’archivio, i quali – in accordo con Giovanni Spadolini – hanno assolto la funzione istituzionale di luogo centrale della ricerca storico-scientifica e di laboratorio, ove l’alacrità nel conservare i documenti si sposa con il fervore degli studi sulle carte.

In questo contesto ideale e intellettuale nacque e si è sviluppato questo Museo, in quanto il legame col passato prepara e aiuta l’intelligenza storica, condizione di ogni avanzamento culturale e civile, In estrema sintesi il museo è un’istituzione che si incardina tra memoria e cultura.  Perdere il passato conduce a non comprendere il presente e non immaginare l’avvenire, Il museo come macchina culturale. Sono presenti nel Museo opere e documenti di gregari i quali, come massa silenziosa e operante e come singoli, hanno lavorato per la disciplina radiologica. Molti non sanno ed anche quelli che sapevano, molto hanno dimenticato. Molte cose furono vissute o, per lo meno, furono conservate solo nelle carte. Fu necessario riandare negli archivi, compulsare, selezionare; e poiché tutto non si sarebbe potuto pubblicare, senza comporre un gigantesco documentario, ogni rinuncia è costata un dolore. Si è anche scritto ed editato un volume sul “Museo della Radiologia”.

Gli spazi museali qualificano la vita di una città civile, rendendo un grande servizio di raccolta e testimonianza e mettendo in moto energie che ne attirino di nuove, attraverso anche collaborazioni e integrazioni.

Adelfio Elio Cardinale

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