IMPRESE, SOLO UNA DONNA SU QUATTRO AL VERTICE

Sempre più donne ricoprono ruoli di rilievo nelle imprese italiane, ma nelle «stanze dei bottoni» le quote rosa stentano ad affermarsi. A fine settembre erano oltre 2,5 milioni le cariche occupate da donne, lo 0,34 per cento in più rispetto al 2017. Ma secondo gli studi dell’Osservatorio dell’imprenditorialità femminile di Unioncamere-InfoCamere le donne rappresentano solo il 25 per cento dei quasi tre milioni e novecentomila amministratori d’impresa oggi esistenti in Italia. Sono alcuni dei dati emersi questa mattina in occasione del convegno «L’Italia che vogliamo è più donna», organizzato dalla Camera di Commercio Milano Monza Brianza e Lodi e che ha coinvolto anche 80 studenti milanesi in alternanza scuola-lavoro. Hanno partecipato all’incontro alcuni degli alunni della Scuola Germanica di Milano, quelli del Torricelli, della Fondazione Luigi Clerici, del Capac e dell’artistico Modigliani. «Il processo che si è innescato è positivo – ha commentato Elena Vasco, segretario generale della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza e Lodi – ma vediamo ancora un gender gap nelle posizioni di comando, quelle esecutive. Il tema importante è anche quello dell’aiuto alle donne che lavorano da parte di tutto il sistema, contiamo che le istituzioni si attivino per ridurre il divario sotto questo profilo».

Sul tema è intervenuta anche Roberta Cocco, assessore alla Trasformazione digitale e servizi civivi del Comune di Milanp. «Stiamo lavorando affinché attraverso la trasformazione digitale si possano creare nuovi servizi, ovviamente per dare un valore a tutti – ha detto – ma in particolare alle donne che ancora oggi ricoprono diversi ruoli all’interno della famiglia. Per cui la possibilità di scaricare un certificato, pagare un tributo, iscrivere i figli a scuola attraverso un semplice click, permette di gestire meglio i propri tempi rispetto a quelli della Pubblica amministrazione».
Sempre secondo l’Osservatorio, in Italia, a fronte di 185mila presidenti del consiglio di amministrazione, le donne sono 32mila (il 17,36 per cento) anche se sono aumentate del 7 per cento rispetto a settembre 2017. Numeri nettamente in calo se si prendono in considerazione le posizioni di direttore: su 4mila incarichi complessivi, le donne sono solo 600 (il 14 per cento). Gran parte di loro ha fondato o partecipato alla nascita di una delle imprese femminili, che oggi nel Bel Paese ammontano a un milione e 337mila (il 21,91 per cento del totale).

“La legge che prevede la presenza femminile nei board delle società pubbliche ha imposto il metodo inclusivo – ha detto Tiziana Pompei, vicesegretario Generale di Unioncamere nazionale – l’aspetto positivo è che ha portato un giovamento alle imprese che hanno visto crescere le loro performance perché la diversità porta arricchimento». In Lombardia la situazione non è molto differente. A fine settembre erano 423mila le cariche occupate da donne (109mila a Milano città), ma solo una su quattro ricopriva posizioni di vertice. Come mostra la fotografia scattata dalla Camera di Commercio del capoluogo lombardo, su 807mila amministratori d’impresa, le donne rappresentano il 24 per cento. Sempre nella città meneghina le imprenditrici sono 38mila (il 16 per cento), in crescita dell’1,5 per cento in un anno, con sport e arte come settori trainanti. Nel frattempo, cresce la voglia d’impresa tra le giovani donne dell’area metroplitana milanese: in cinque anni sono aumentate di oltre il 14 per cento le cariche in mano alle under 30.

“Le donne devono diventare ancora più protagoniste – ha dichiarato Marzia Maiorano, presidente del Comitato per l’imprenditoria femminile della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza e Lodi – come comitato promuoviamo l’imprenditorialità femminile nei contenuti strategici e nello sviluppo dell’Italia, per una più forte competitività economica. Se non verranno riequilibrati i team nelle aziende con alta spinta innovativa con la presenza femminile, le nostre aziende rischiano di essere limitate nella sfida internazionale e nell’accrescimento del Pil”.

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